di Katia Moro

Bari, un film sul primo bimbo disabile ucciso da Hitler: «Lo consegnarono i genitori»
BARI – Che cosa hanno in comune l’eugenetica nazista e la città di Bari? Apparentemente nulla. Ma se due giovani registi, il 34enne barese Roberto de Feo e il 41enne salernitano Vito Palumbo, sostenuti da società di produzione e distribuzione baresi, decidono di dedicare a un inedito episodio dello sterminio hitleriano un corto cinematografico girato in Puglia, può anche accadere di essere proposti per rappresentare l'Italia nella preselezione agli Oscar nella sezione “Best Live Action Short Film”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il lavoro di cui stiamo parlando è “Child K”, nome in codice che intitola un film su un drammatico episodio poco conosciuto e che ha dato origine alla orrenda “soluzione finale” hitleriana. Si tratta del primo bambino disabile fatto uccidere dal cancelliere del Terzo Reich, su richiesta però dei genitori dell’infante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia. Verso la fine del 1938 la Cancelleria del Führer riceve da parte della famiglia di un bambino di nome Knauer, affetto da gravi malformazioni fisiche e definito “idiota”, una richiesta affinché Hitler desse il suo assenso per un'uccisione pietosa. È l’occasione che il sostenitore della razza ariana aspettava. A questa morte ne seguirono altre 200mila e a questa dimenticata pagina del programma nazista di eutanasia venne affibbiato il nome in codice “Aktion T4”.   

“T” sta per Tiergartenstrasse, la strada del giardino zoologico di Berlino, situata al centro di Charlottenburg, uno dei più eleganti quartieri della città, e il numero 4 corrisponde al villino in cui Karl Brant, medico e Viktor Brack, il suo assistente, avevano avuto un incarico importante dal capo del loro governo: mettere su un’organizzazione capace di eliminare tutti i malati di mente, i portatori di malattie inguaribili e tutti i bambini nati con malformazioni e tare ereditarie. Hitler fa emettere l'ordine il 1° settembre del 1939. L’obiettivo è di rendere sempre più pura la razza ariana e di impedire “contaminazioni”. 

«Tutti conoscono la storia dell’Olocausto ma quanti sanno che prima ancora della nascita dei ben noti campi di sterminio degli ebrei si è praticata l’uccisione sistematica di alcuni cittadini tedeschi? – si domanda Roberto De Feo –. Io e Vito Palumbo l’abbiamo scoperto per puro caso, assistendo a uno spettacolo teatrale dedicato all’argomento e da cui è stato tratto anche un libro. Ci siamo chiesti del perché si parli così raramente di questa vicenda: si ritiene forse che questo sacrificio non sia degno di essere ricordato perché il popolo tedesco è considerato solo carnefice e non vittima? Abbiamo così voluto vederci più chiaro – continua il regista - siamo andati a fare ricerche direttamente nell’archivio di Stato berlinese e poi al museo dell’Olocausto di Washington e a dire il vero abbiamo incontrato molte resistenze e reticenze. Ma nonostante tutto siamo riusciti a ritrovare documenti e fotografie. E così abbiamo deciso di girare il corto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La piccola casa di campagna della giovane coppia di contadini, Richard e Lina Kretschkopf, è stata riprodotta presso il lago di Occhito, il grande invaso artificiale sul Fortore che segna il confine tra Puglia e Molise, mentre per il palazzo della cancelleria hitleriana si è scelto il palazzo della Provincia di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il corto dura 23 minuti e inizialmente sembra raccontare una comune storia di una giovane coppia che tenta disperatamente di avere figli non riuscendoci. I due contadini hanno soprattutto bisogno di due braccia da lavoro e quando, dopo un primo figlio morto, generano un figlio privo di un braccio e di una gamba, si abbandonano alla più nera disperazione. Una disperazione che nel caso del padre si trasforma in follia, tanto da indurlo al gesto sconsiderato della lettera di richiesta di uccisione del bambino indirizzata direttamente al Führer.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Hitler la utilizza come strumento di propaganda delle sue teorie sull’”igiene razziale”, giustificandosi con la necessità, in tempi di guerra, di risparmiare il più possibile e quindi di non sprecare risorse economiche con individui inabili al lavoro e alla vita militare. Si premura anche di redigere volta per volta un elenco di tutti i beni primari e del denaro che si risparmia ogni qualvolta si uccide una “vita indegna di essere vissuta”, come lui stesso le definisce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ovviamente all’epoca non tutti i genitori si dissero d’accordo, per cui venivano convinti spiegando loro che i loro figli sarebbero stati portati in “sezioni speciali” di centri pediatrici dove avrebbero potuto ricevere migliori e innovative cure. In realtà i bambini venivano tenuti “in osservazione” per alcune settimane e poi uccisi con iniezioni letali o lasciati morire di fame. Il tutto avveniva a opera di medici e infermieri addetti a quest’attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La nostra grande fortuna è stata quella di ottenere subito i finanziamenti di case produttrici come la Colorado e soprattutto delle baresi Dinamo e Eido Lab, ma anche il sostegno del  ministero dei Beni e delle Attività culturali e di Apulia Film Commission – sottolinea Roberto -. Fondamentale è stata poi la distribuzione operata dalla pugliese Prem1ere che ci ha fatti conoscere anche a Los Angeles dove siamo stati notati da Branko Lustig, il produttore del film “Schindler’s List” e fondatore del museo dell’Olocausto, che ha caldeggiato la nostra candidatura agli Oscar. In una città come Bari è davvero raro che un corto possa avere tanta risonanza e appoggio, per cui ottenere questi riconoscimenti ha per noi un valore speciale e ci auguriamo che serva a riportare in luce anche le storie che si tenta di nascondere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il trailer del film "Child K":



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