I market indiani, punti di ritrovo tra couscous e strani pezzi di carne
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mercoledì 20 marzo 2013
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di Alessandra Anaclerio
Dall’esterno, confonderli con attività commerciali italiane è impossibile. Le insegne riportano il nome del Paese di provenienza del titolare dell'esercizio commerciale e le vetrine sono ricoperte di locandine che invitano a provare le kebabberie sparse in tutta la città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Laddove l'insegna manca, vi è la scritta "macelleria" a sovrastare l'ingresso del negozio: nulla di strano, se non fosse che in esposizione spuntano pentole di acciaio, porta cd e tanti altri oggetti pronti a sfatare in un attimo le aspettative dei passanti alla ricerca di un petto di pollo (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno regnano sovrani scaffali pieni zeppi di prodotti alimentari dai nomi “esotici”, sacchi in corda contenenti decine di qualità di riso e pesci "rui" di acqua dolce surgelati da 15 chili venduti a 3,70 euro al chilogrammo (vedi foto galleria).
«Abbiamo riso di ogni tipo, oltre a diverse qualità di tè e di legumi, come le lenticchie rosse o i fagioli neri - afferma con fierezza Abbas, collaboratore indiano del supermercato asiatico presente in via Quintino Sella-. Poi c'è il reparto macelleria con pezzi di carne che voi italiani non avete l’abitudine di consumare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In effetti, basta direzionare lo sguardo su ciò che offre il bancone della macelleria per notare quanto i gusti della clientela di questi mini market siano molto diversi da quelli occidentali. «Per i nostri clienti, che sono perlopiù africani – spiega Abbas - non possiamo farci mancare due parti del capretto considerate ottime: i testicoli e l’esofago».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I prodotti di questi market (che non chiudono all’ora di pranzo) arrivano da ingrossi presenti al nord, soprattutto nel bresciano. Una particolarità che li contraddistingue è quella di avere al proprio interno delle postazioni multimediali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sì perché questi negozi rappresentano un punto di riferimento per le comunità di stranieri presenti a Bari. Come dice Addishis, 25enne indiano: «Io vengo qui perchè trovo tutti i miei amici e posso usare il computer per comunicare con la mia famiglia. Un pc non me lo posso comprare, ma in questo market con un euro posso stare collegato un ora». «Noi siamo lontani da casa - continua il suo amico Zurases- e qui incontriamo tanti ragazzi e ci facciamo compagnia a vicenda».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma cosa pensano i cittadini che abitano nelle vicinanze di questi supermercati, che si trasformano in veri e propri punti di ritrovo per immigrati?
Affidiamo il pensiero dei baresi alla 65enne Maria, residente in via Nicolai. «Sono ragazzi, come lo sono i miei nipoti – ci risponde -. Non danno fastidio a nessuno e non fanno niente di male. A volte si mettono a ballare e accendono lo stereo, ma non ad alto volume: anche loro hanno il diritto di divertirsi e avere una vita sociale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché si sa, “a Bari nessuno è straniero” .
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Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio