di Mimma Guagnano

In mare con un'auto imbottita di polistirolo: la scommessa di un 39enne ligure
SARZANA - «In mare tutto è possibile, persino andare in macchina: prendete una vecchia automobile, colmatela di poliuretano espanso e partite verso l’avventura». Parola di Marco Amoretti, “autonauta” 39enne di Sarzana, in provincia di La Spezia, che nel prossimo giugno assieme ad alcuni amici salperà dalla sua Liguria e tenterà di circumnavigare l'Italia a bordo di un'"automare", cioè una normale vettura opportunamente attrezzata per spostarsi nell'acqua anzichè sulle strade.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Alla base di questo affascinante viaggio c'è innanzitutto un particolare materiale, il poliuretano espanso appunto, con il quale si imbottisce il mezzo per garantirne il galleggiamento. E poi ovviamente una buona dose di coraggio: «Il giro d’Italia lo fanno in tanti, ma chi ha mai utilizzato il mare come un’autostrada?», spiega Marco, che ha fissato come meta finale la Laguna di Venezia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Un itinerario che per il navigatore spezzino assume tratti filosofici. «Mi piace andare incontro alla libertà che l'anarchico mare offre - prosegue l'avventuriero - contrapposta alla caotica e costrittiva società degli uomini sulla terraferma, dalla quale ho sempre cercato di fuggire. Manterrò i contatti con chi volesse seguire in diretta il tragitto attraverso la nostra pagina Facebook. Insomma sono pronto per ripartire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Già, ripartire. Perchè Marco non è la prima volta che intraprende un’iniziativa del genere, si tratta anzi di un "vizio di famiglia". Il primo a provarci fu infatti suo padre Giorgio, fotoreporter, che nel 1978 tentò la traversata dell'Oceano Atlantico a bordo di quella che lui stesso battezzò “automare”, un maggiolino Wolkswagen giallo pieno di polistirolo, ma fu subito fermato dalle autorità spagnole. Spirito libero, provocatore e amante delle imprese estreme, mantenne comunque vivo negli anni il suo progetto con la collaborazione dei suoi figli, Mauro e Fabio e lo stesso Marco, oltre che di un loro conoscente, Marco De Candia, un genovese di origini baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
E' l'alba del 4 maggio 1999 quando i quattro ragazzi salpano da Las Palmas, città spagnola delle isole Canarie, con destinazione Tartane, piccolo porto della Martinica (vedi foto galleria). Le loro “imbarcazioni” sono una Ford Taunus dell’81 e una Passat Wolkswagen dell’87. Partono, ma senza il vecchio Giorgio Amoretti, che per un crudele scherzo del destino si era ammalato gravemente pochi mesi prima. L’ideatore di questa avventura è costretto così a rimanere a casa e scompare proprio durante quell'estate, senza aver visto portare a termine il sogno dai suoi figli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
E a bordo le difficoltà non mancano. Due settimane dopo aver mollato gli ormeggi Mauro e Fabio Amoretti decidono a malincuore di tornare a casa, messi a dura prova da un uragano. Proseguono però sulla loro automare ancora in ottime condizioni Marco e Marcolino (così come si fa chiamare l’amico dei tre fratelli), poco più che 20enni, con pochi soldi e senza sponsor, motivati dal desiderio di realizzare il progetto di un uomo malato che di fatto aveva passato loro il testimone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Del resto la vettura è ben equipaggiata: ci sono un canotto di salvataggio posto sul tetto delle auto a fare da cuccetta, viveri, acqua e pannelli solari montati sul parabrezza che garantiscono il funzionamento di radio e telefono satellitare. Dopo la spinta iniziale per raggiungere il largo, ottenuta grazie ad un motore fuori bordo, navigano solo grazie alle vele montate alla meglio dagli occupanti dell’auto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
I due superstiti sembrano trovarsi a loro agio in alto mare, lontano dal “materialismo” della terra ferma, da una società con cui hanno difficoltà a rapportarsi. A cuor leggero meditano, pescano, cantano, suonano la chitarra, filmano il quotidiano di giornate spesso monotone ma anche di momenti divertenti, come il riuscire a tenersi in equilibrio mentre si tenta di ballare in piedi sul cofano sulle note di “Cucurrucucù paloma” di Battiato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Certo, affrontano i pericoli delle tempeste, della radio che smette di funzionare per un po’, degli squali che ogni tanto fanno visita, ma insomma, le difficoltà non piegano i due amici che si trovano in perfetta sintonia fra di loro e col mare e se la cavano alla grande. Il 31 agosto, dopo 119 giorni di navigazione, approdano finalmente in Martinica, nel cuore dei Caraibi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Una sfida lunga tre mesi e mezzo che però non affascina i giornalisti, i quali preferiscono concentrarsi su protagonisti del mare ben più famosi: gli uomini di Luna Rossa, l’imbarcazione a vela che proprio in quel periodo gareggia con il Team New Zealand per la conquista della Coppa America, e Giovanni Soldini, che si aggiudica l’Around Alone, il giro del mondo a vela per navigatori solitari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ma a Amoretti e De Candia non importa farsi notare. Rieccoli così in acqua nel 2009 con un nuovo itinerario: da La Spezia a Venezia su una Maserati color fucsia. Con la Guardia Costiera stavolta a far da “guastafeste”: ai due vengono contestate una serie di mancanze in materia di sicurezza e il viaggio si chiude anzitempo a Tropea, in Calabria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ma di desistere non se ne parla, il “giro d’Italia in automare 2015” è già in cantiere con lo stesso programma di sei anni fa. «Fino a ora la stampa non ci ha presi sul serio nonostante le due traversate – sottolinea Marco Amoretti – ma oggi con l’avvento del web e dei social network le cose sono cambiate, vedremo se stavolta sarà diverso. Ci sono inoltre più possibilità di trovare sponsor e sovvenzioni anche grazie al crowdfunding, un sistema nato da poco nel web che grazie ai social consente di divulgare un’idea e consentire a chi ne fosse interessato di contribuire con soldi e mezzi a realizzarla. In questo modo non potranno più criticarci (cosa che per assurdo è stata fatta in passato) per non aver ben pianificato la diffusione della notizia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«Chi volesse liberarsi della vecchia macchina da rottamare può farlo pensando a noi», conclude. Insomma, per Marco non c’è tecnologia o fibra di carbonio che tenga, se ci si vuole ispirare a Cristoforo Colombo basta una carcassa di un’auto e un bel po’ di poliuretano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui la pagina facebook del "Giro d'Italia in Automare 2015"

Nel video il diario di bordo dell'automare salpata nel 1999 da Las Palmas:






  


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