Ugento, mezzelune in pietra che catturano l'acqua: è l'Orto dei Tu'rat
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giovedì 23 ottobre 2014
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di Eva Signorile
«Le mezzelune sono costruite con la tecnica dei muretti a secco e rappresentano dei veri e propri "condensatori di umidità" - ci spiega Specolizzi -. In pratica sono in grado di catturare le cosiddette "piogge occulte", cioè tutta quella umidità presente nell'aria sotto forma di rugiada, per esempio, o di nebbia, oppure l'umidità portata dallo scirocco. Una volta “acchiappate” dalle mezzelune, queste goccioline microscopiche si raffreddano a contatto con la pietra e diventano acqua utile per la terra. Le mezzelune – continua Mino - sono realizzate in pietra di Alessano: un particolare tipo di roccia locale, calcarea e molto dura, che permette all'acqua di scivolare via, nel terreno sottostante. Ogni mezzaluna produce annualmente la quantità d'acqua portata da una pioggia primaverile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'Orto dei Tu'rat, esistente dal 2008, è il sogno portato avanti da 20 anni da questo eclettico signore, muratore, laureato al Dams e ossessionato dalla ricerca dell'acqua. «Pensiamo alle oasi del deserto - ci dice -. Lì l'uomo è riuscito con fatica e pazienza, nei secoli, a preservare l'acqua, e quindi la vita, in condizioni estreme e proibitive. Anche i nostri antenati del resto sono sempre stati impegnati nel recupero delle acque. L'arrivo dell'acquedotto ci ha abituati ad avere tutto pronto, ma la desertificazione che avanza in Salento, i processi di salificazione e l'inquinamento delle falde acquifere stanno rimettendo in discussione le nostre abitudini più recenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così, Specolizzi ha guardato al passato e lo ha modellato sul presente: i muretti a secco dei nostri nonni sono diventati strutture in forma di luna, quasi installazioni artistiche da cui si origina la vita sotto forma di alberi da frutto e macchia mediterranea. «Fondamentale - sottolinea - è l'utilizzo di piante locali adatte ai climi caldi e che si accontentano della poca acqua che hanno a disposizione: le radici degli alberi vanno da sole in cerca dell'acqua e la trovano sotto le pietre delle mezzelune. La macchia mediterranea, poi, svolge un ruolo fondamentale perché produce ombra che rallenta l'evaporazione dell'acqua, ma essendo perlopiù caratterizzata da arbusti, quindi da piante non troppo alte, non impedisce agli alberi da frutto di prendere i raggi del sole necessari allo sviluppo dei frutti. Una volta portato a termine, l'Orto dei Tu'rat dovrebbe formare un vero ecosistema in grado quasi di vivere da sé».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La scommessa dell’orto è quella di riuscire a dimostrare che si può fare agricoltura in Puglia senza intaccare le acque di falda, grazie a un lavoro di recupero idrico. Il progetto ha ricevuto il premio "Innovazioni intelligenti" di Legambiente ed è meta spesso di esperti e studiosi anche stranieri, ma la scommessa è riuscita solo a metà perché il progetto è stato realizzato parzialmente a causa delle difficoltà economiche riscontrate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sono venute diverse autorità - si lamenta Specolizzi - ho ricevuto molti complimenti e pacche sulle spalle, ma nessun incentivo economico a continuare nella sperimentazione. Attualmente non esiste nessun tipo di bando, regionale o europeo, mirato a incentivare la progettualità e la sperimentazione nel recupero delle acque per l'agricoltura. In pratica ora l'Orto dei Tu'rat è una bellissima creatura che non ha la possibilità di vivere in piena autonomia».
Malgrado le difficoltà, Specolizzi non abbandona il suo progetto e guarda avanti, mentre gli alberi continuano a crescere tra gli spicchi di luna in pietra di Alessano. Prima o poi, l'Orto dei Tu'rat darà i suoi frutti.
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