di Simone Lastilla

Palese, a due passi dal mare un colosso abbandonato da decenni: è l'hotel Poseidon
BARI - Un vero e proprio "gigante" di cemento che giace abbandonato da due decenni a una manciata di metri dal mare. Parliamo dell'imponente quanto desolante hotel Poseidon di Palese, quartiere a nord di Bari: il complesso, situato sul tratto di lungomare che prende il nome di via Noviello, fu innalzato nel 1990 e chiuso soltanto pochi anni dopo. (Vedi foto galleria)

Difficile però capire il motivo della sua breve vita: gli stessi abitanti (e storici) del rione forniscono versioni diverse a riguardo. Per alcuni fu eretto da un clan criminale del San Paolo e poi dismesso in seguito a un sequestro giudiziario, per altri venne costruito abusivamente su un villaggio neolitico preesistente e cadde in disuso dopo l'intervento della magistratura. C'è infine chi dà una spiegazione più semplice: la struttura ricettiva avrebbe praticato prezzi troppo alti che non attiravano clientela e impedivano ai gestori la copertura delle spese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'unica certezza è che questo colosso "dormiente" è rimasto lì, in balìa degli agenti atmosferici e dei vandali che lo hanno distrutto e depredato di qualsiasi cosa, trasformandolo in una discarica. Siamo andati a visitarlo (vedi video).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per raggiungerlo è sufficiente percorrere il lungomare palesino in direzione nord. Via Noviello comincia dopo l'incrocio con via Vittorio Veneto, punto caratterizzato da un semaforo e un'elegante villa dalle pareti rosse sulla sinistra. Di lì in poi basta camminare per altri 200 metri prima di giungere a destinazione: siamo nel tratto di costa noto tra i residenti del posto come la "punta", non lontani da Santo Spirito. La sagoma dell'ex albergo si staglia sul lato sinistro della strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il varco principale è costituito da un cancello arruginito che però è chiuso: per fortuna accediamo all'interno attraversando un buco presente in un'inferriata a esso adiacente. Ora davanti a noi c'è un piccolo terreno incolto, mentre in lontananza svettano lo scheletro del tetto spiovente dell'hotel, senza muri e sorretto dalle sole colonne e il campanile della vicina parrocchia Stella Maris.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di scarpinare sul prato invaso dalla vegetazione spontanea notiamo alla nostra sinistra, distante qualche decina di metri, un ampio spiazzo caratterizzato da un palco: qui forse un tempo si esibivano degli artisti chiamati per allietare gli ospiti dell'albergo. Lo raggiungiamo e subito osserviamo la presenza di diverse colonne, alcune delle quali letteralmente segate a metà da ignoti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sui muri che delimitano quest'area resistono a fatica dei disegni che richiamano le onde del mare, mentre qua e là scorgiamo i supporti in ferro di quelle che potevano essere delle coperture per ripararsi dal sole. Torniamo sui nostri passi per oltrepassare le alte sterpaglie che avevamo incontrato all'inizio. Introdotto da un porticato ci ritroviamo quindi dinanzi all'edificio che accoglieva le camere, una spettrale costruzione a un piano della quale si sono "salvate" solo le piastrelle bianche e celesti che abbellivano le pareti esterne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entriamo. Ci imbattiamo subito nei bagni, o meglio di ciò che resta: in una delle toilette permane però un grande specchio sul quale qualcuno ha scritto con uno spray rosso la parola “morte”. Siamo ora nell'ambiente in cui era probabilmente attiva la reception: qui è rimasto il tavolo celeste fissato al pavimento dove presumibilmente venivano accolti i clienti, circondato da una serie di vetrate imbrattate da alcune scritte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dietro questo spazio troviamo una scalinata che conduce al piano interrato, anch'essa invasa dalla sporcizia: decidiamo però di non percorrela in quanto pericolante. Tra muri praticamente "mangiati" dall'incuria e tantissimi vetri rotti proseguiamo dritto sbucando sul retro dell'immobile. In questa zona ci imbattiamo in una montagna di materiali da costruzione e in un'altra rampa arruginita e inagibile che un tempo portava al primo piano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Costeggiamo dunque il lato sinistro dello stabile, dove rimaniamo colpiti da una grande piscina vuota: anche se qualcuno deve essersi calato nella capiente vasca azzurra, visto che le pareti sono segnate da diversi scarabocchi. Tra i rottami gettati al suo interno c'è addirittura un ingombrante frigorifero per gelati. Il che non è un caso: nelle immediate vicinanze è ben evidente il vecchio bar all'aperto, con il suo bancone bianco e una graziosa tettoia in legno scuro a proteggerlo dai fenomeni atmosferici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci fermiamo pensando a quanto potesse essere "paradisiaco" questo angolo: l'acqua calda della piscina, il giardino rigoglioso che la circondava e a due passi il lungomare puntellato da ristoranti e lidi storici. Tutto però ormai si perde nei ricordi: il litorale settentrionale di Bari è ormai in una fase di declino che sembra inarrestabile. Un crepuscolo simboleggiato dal massiccio e malinconico fantasma del Poseidon. 

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) il nostro viaggio all’interno del Poseidon:


 


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  • Pasquale - Ottimo servizio complimenti a chi l'ha scritto👏🏻👏🏻👏🏻
  • rebecca morisco - Articolo molto interessante e molto esauriente, grazie al quale ho appreso cose a me sconosciute su un'importante struttura quale il Poseidon.
  • Giovanni - Ho lavorato per una stagione in quella struttura ed era effettivamente un paradiso.Peccato che il proprietario dell'epoca oltre che a pagare tutti in nero non avesse nessun tipo di autorizzazione e licenza quindi non e' difficile immaginare perche' sia stata chiusa !!
  • Antonio - Bellissimo e interessante articolo, complimenti ragazzi! state documentando molto bene il nostro territorio.
  • BARINEDITA - grazie a tutti!
  • Lorenzo Pastore - Confermo chi mi ha preceduto nei commenti. Ho lavorato anche io mezza stagione lì e infatti il proprietario arrogante che nulla capiva di alberghi prima pretendeva il certificato del casellario giudiziale del Tribunale di Bari per assumerci ma poi non ci assicurava neppure noi in cucina a contatto con fuochi e lame e pagava (quando pagava) in nero! L'ex proprietario si è fatto sfuggire fior fiore di professionisti nel campo alberghiero e questo assommato al fatto che non avesse le dovute autorizzazioni per costruire su un villaggio neolitico esistente ha finito per fargli chiudere i battenti visto che negli ultimi tempi accoglieva solo la feccia della clientela. Tra l'altro all'interno ricordo che ci sono dei manufatti di amianto, una tromba del montacarichi completamente svuotata causa cabina asportata, vetri rotti, tubi arrugginiti, scale pericolanti. Gran parte del materiale, però, non fu subito asportato dai ladri, sia ben chiaro...
  • Gianluca Diamond - io ci farei un centro pluriculturale ricreativo artistico musicale. scuola di musica sala concerti Sala feste per tutti gli associati


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