di Marco Montrone - foto Francesco De Leo

Bari, i magnifici portali della Basilica di San Nicola: vertice inarrivabile del romanico pugliese
BARI – Ospita dal 1087 le spoglie del Patrono e accoglie al suo interno soffitti decorati, cattedre pregiate, affreschi millenari, maestosi altari, sacre reliquie e mausolei nobiliari. Parliamo naturalmente della splendida Basilica di San Nicola, meta di pellegrinaggi e simbolo della città vecchia di Bari. Un monumento che, seppur maestoso, presenta però un esterno semplice e lineare, con una grande eccezione: due preziosi e decoratissimi portali, vertici innarrivabili dell'arte pugliese che affascinano da secoli i visitatori. (Vedi foto galleria)

La chiesa conta infatti sette ingressi: tre sul prospetto principale, due sul lato nord e due su quello sud. Due di essi sono però sicuramente più ricchi e pregiati degli altri, ovvero quello posto al centro della facciata principale e il “Portale dei Leoni”, incastonato nella parte sinistra del tempio. 

Si tratta di opere realizzate nella seconda metà del XII secolo, nella fioritura della nuova scultura romanico-pugliese, che risentono dello stile arabizzante siculo e delle forme lombardo-emiliane. Devono infatti la loro realizzazione alle maestranze baresi che nel 1156, per via della distruzione di Bari operata da Guglielmo Il Malo, dovettero abbandonare la città trovando rifugio in giro per l’Italia. Tornati in Puglia, nel 1166, gli artigiani innestarono nelle strutture tradizionali locali le esperienze acquisite altrove, con risultati stupefacenti. Nel loro lavoro, tra l’altro, furono probabilmente guidati da un caposcuola rimasto ignoto: il grande maestro di questo risveglio artistico locale.

Ma andiamo ad ammirare da vicino i due portali, partendo da quello della facciata principale che si affaccia su piazza San Nicola. Al centro del prospetto si trova un ingresso adornato alla base da due particolari e rari buoi stilofori: i mammiferi riproducono i tori aggiogati al carro che trasportò le spoglie di San Nicola al loro arrivo a Bari.

Tutto il portone è poi arricchito da fini decorazioni. Gli stipiti e i loro intradossi presentano raffigurazioni di calici, colombe, cavalieri, lepri, cervi, elefanti, pavoni e scimmie. Mentre nella sovrastante cornice sono rappresentati ovuli, dentelli, foglie di lauro e rosette sporgenti. Spiccano i due angeli posti negli angoli della riquadratura del portale, di una raffinata ieraticità bizantina.

Il pezzo pregiato è però il protiro, costituito da un timpano triangolare in cui è girato un fastoso archivolto, impostato sugli abachi dentellati sovrastanti i capitelli delle colonne ottagonali.


Se la cornice del timpano è adorna di teste leonine e di pomi traforati intervallati da fogliame di acanto, l’archivolto è un capolavoro straordinariamente rifinito. Decorato nell’intradosso da lacunari con rosette, accoglie cammelli cavalacati da scimmie, uomini nudi, grappoli d’uva, mostri marini, cavalieri, colombe e leoni con facce umane. Elementi che fungono da personificazione di vizi e virtù.

Nel centro dell’archivolto è raffigurata una quadriglia con cavalli, su cui sta ritto un uomo con in mano la palma della vittoria, mentre nella lunetta del portale vi è un bassorilievo di San Nicola del XIV secolo: la più antica immagine del Patrono presente in Basilica. Infine a fastigio della cuspide si delinea l’ultima gemma di questo portale: una monumentale sfinge alata poggiata su una mensola che domina dall’alto lo spazio, quasi ansiosa di prendere il volo. Una scultura di grande forza plastica che, simbolo dell’enigma, è lì a rappresentare il mistero della Trinità.

Ci spostiamo ora sul lato nord della Basilica, posto su largo Papa Urbano II e caratterizzato da arcate ampie e profonde sulle quali corre l’elegante loggiato. In una di esse si trova il “Portale dei leoni”, chiamato così perché le due colonne sono sostenute da due tozzi felini stilofori che serrano tra gli artigli rispettivamente un capro e un cinghiale.  

Un ingresso che è un magnifico esempio di armonia e simbolismo incentrato sul motivo eucaristico. L’ideazione essenziale sta nei due calici a doppia ansa, posti alle basi dei due stipiti, dai quali sorgono due lunghi tralci di vite che si sviluppano su fino all’apice, per continuare poi nel mezzo dell’architrave incontrandosi con un terzo calice. È la grazia divina che da Cristo parte e a Cristo ritorna.

Le decorazioni sono doviziosissime, soprattutto sugli stipiti sinistro e destro arricchiti da uccelli, cerbiatti, colombe, grifi, capri e tortore. Sui capitelli sono presenti due blocchi sui quali è impostato l’archivolto (ornato di palme, grappoli d’uva e colombe tra pini): raffigurano un mietitore a sinistra e un vendemmiatore a destra, con il chiaro significato eucaristico del pane e del vino.

Infine sul fregio semicircolare che circonda il timpano vuoto è riprodotta una scena dei cavalieri normanni. Contro una fortezza dall’aspetto di un torrione che si trova nella parte più alta della curva e sui cui merli si vedono un suonatore di corno e un guerriero, si scagliano con la lancia in resta quattro cavalieri per parte, contro i quali si fanno avanti numerosi soldati appiedati.

Un’immagine dalla grande potenza il cui modello è stato riconosciuto nell’architrave del portale nord del Duomo di Modena, ispirato a sua volta dalle scene cavalleresche scolpite sui fregi delle antiche chiese francesi.

(Vedi galleria fotografica)

Fonte principale: “Le chiese della diocesi di Bari” di Nicola Milano


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Marco Montrone
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Francesco De Leo
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  • Antonio Colavitti - 8ima descrizione, molto particolare, puntuale, precisa, dettagliata. Complimenti!


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