di Giuseppina De Nicolo - foto Christian Lisco

Mascheroni, telamoni, belve e portali: alla ricerca della Cattedrale perduta di Terlizzi
TERLIZZI – Mascheroni, lastre sepolcrali, belve, telamoni e persino uno splendido e ricco portale. Sono gli elementi scultorei medievali disseminati per tutto il centro storico di Terlizzi: quelli che secoli fa appartenevano alla leggendaria Cattedrale di San Michele Arcangelo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di una chiesa romanica del XIII secolo a tre navate e alto campanile che venne distrutta nel 1782, quando il paese a nord-ovest di Bari decise di dotarsi di un nuovo duomo neoclassico più in linea con il gusto del tempo ma anche con le esigenze di una comunità in forte crescita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’antica Cattedrale fu così smembrata. Le ricostruzioni storiche ci raccontano di un vero e proprio assalto da parte della popolazione per accaparrarsi i pezzi più pregiati, che furono poi utilizzati per abbellire le case in costruzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Elementi che oggi sono ancora visibili passeggiando tra i vicoli di Terlizzi Vecchia. Li si può notare al di sotto dei balconi, incastonati nelle facciate, posti tra gli stipiti e in alcuni casi inseriti come corredo di chiese moderne. Siamo quindi andati alla ricerca di questo tesoro. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio parte da via Don Tonino Bello, il luogo dove sorge l’odierno tempio settecentesco intitolato anch’esso a San Michele Arcangelo. Ci dirigiamo subito verso la facciata sud, sulla quale sono inseriti gli stemmi di personalità rilevanti nella storia cittadina: sono databili tra il XIV e il XVIII secolo e rappresentano uno dei pochi “lasciti” del vecchio duomo. Sul prospetto est invece troviamo due lastre sepolcrali raffiguranti altrettanti prelati risalenti rispettivamente al 1488 e al 1695.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è spostandoci nel fitto reticolo di stradine del centro storico che possiamo scovare veri e propri tesori medievali. L’area che perlustriamo è quella corrispondente all’espansione avvenuta a partire dal XVI secolo e ultimata nel XVIII.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tour si sviluppa fra costruzioni in pietra viva, come quella posta all’incrocio tra via Nino Bixio e via Giusti. Qui la nostra attenzione si sofferma su un mascherone risalente al XIII secolo, facente quindi parte della struttura originaria della Cattedrale perduta. Posto tra due moderni cartelli stradali, appare ormai sfigurato dal tempo e dalle intemperie: difficile comprendere dove fosse collocato un tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci in largo Volpe, sullo stipite di un edificio ecco un telamone stiloforo appartenuto probabilmente a una bifora del duomo. È letteralmente incastonato in una delle grosse pietre che compongono una parete dell’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Proseguiamo in via Mameli dove, alzando gli occhi, si può ammirare un vero e proprio frate a grandezza naturale posto in una nicchia nella parte superiore di un palazzo. Il monacello proviene da un antico convento distrutto assieme alla chiesa di San Michele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In via Poerio poi due palazzi posti uno di fronte all’altro presentano, al di sotto dei rispettivi balconi, una bellissima leonessa. Entrambe le belve reggono tra le zampe quello che pare il volto di uomo. La prima però, meglio conservata, presenta la testa girata verso destra. La seconda, molto più scurita e rovinata, ha invece il capo rivolto a sinistra. Secondo lo storico locale Gaetano Valente facevano parte del portale della Cattedrale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proprio la visita all’antico portone rappresenta l’ultima tappa del nostro viaggio. Costituisce l’ingresso della chiesa del Rosario, piccolo tempio costruito negli anni 30 in via Giuseppe Millico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Realizzato nella seconda metà del XIII secolo in pietra da Anseramo da Trani, noto scultore pugliese, presenta due ordini di archi decorati da motivi naturali come foglie e fiori di acanto, simbolo della Resurrezione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partendo dal basso, sullo stipite destro si riconoscono due figure umane e su quello sinistro due leoni. Nella parte alta possiamo ammirare l’architrave sulla quale sono riprodotte alcune delle scene della vita di Gesù: l’Annunciazione, l’arrivo dei Magi, l’Adorazione del Bambino e la Crocifissione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su una pietra monolitica è invece impressa l’ultima Cena. Oltre ai dettagli come gli abiti e i capelli degli Apostoli, colpisce la ricchezza di particolari della raffigurazione: la presenza di alcuni bicchieri e coltelli, tre pesci e degli ortaggi consumati durante il banchetto. Il “quadro” è completato da un’epigrafe in rima con cui Anseramo dichiara al mondo di aver realizzato lui l’opera grazie alla sua abilità di scultore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E qui, davanti a questo prezioso portale, si conclude la nostra “caccia al tesoro”: un viaggio alla scoperta della Terlizzi più antica, protetta e conservata tra le stradine della “città dei fiori”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Roberto - Bellissimo iter turistico online.


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