di Mina Barcone - foto Adriano Di Florio

Antiche palestre e vecchi maestri: tra judo e karate la storia delle arti marziali a Bari
BARI – Oggi in città ce ne sono una ventina, impegnate nell’istruzione di discipline quali judo, karate, kung fu, taekwondo, jujutsu, aikido, krav magamma e muay thai. Parliamo delle palestre di arti marziali di Bari, luoghi in cui si imparano pratiche secolari derivanti dall’Estremo Oriente che uniscono la meditazione alla difesa personale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel capoluogo pugliese ci sono però quattro scuole che possono definirsi “pioniere” di questa tipologia di sport. Si tratta di posti nati negli anni 70  che continuano a essere portati avanti da vecchi maestri di judo e karate. Loro sono Franco Quarto, Vito Simmi, Francesco Mele e Carmelo Malleo: signori che gestiscono rispettivamente lo Judo Club Franco Quarto (1972), la Simmi (1972), l’Ippon (1974) e la Kanku Dai (1976). Tutte palestre in cui si sono allenati atleti distintisi a livello nazionale e internazionale. Siamo andati a trovarle. (Vedi foto galleria)

Iniziamo il nostro tour in via Capruzzi, dove poco prima dell’incrocio con viale Ennio spicca l’insegna gialla del Judo Club Franco Quarto, che a dispetto del nome si occupa di svariate arti marziali. Varchiamo l’ingresso ritrovando proprio il 75enne proprietario nella sala attrezzi, le cui mura sono gremite di coppe, premi e fotografie dei baresi formatisi qui. Tra questi l’insegnante 55enne Pietro, figlio del titolare, con all’attivo quattro medaglie vinte in diversi tornei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il maestro si imbatté nel judo per caso da adolescente, negli anni 60. «Passeggiavo in città – racconta – quando vidi all’interno di una palestra chiamata Club Atletico alcuni ragazzi che combattevano in uniforme bianca. Decisi così di cimentarmi in questo sport».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel giro di poco tempo Quarto fece passi da gigante nell’arte, tanto da decidere di aprire una sua sala di allenamento in corso Mazzini, assieme al “pioniere del karate barese” Vito Simmi. Un’avventura che durò però qualche anno: i due infatti presero strade diverse, inaugurando nel 1972 le palestre che gestiscono ancora oggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Era quella l’epoca dei film di Bruce Lee, attore e artista marziale che fece letteralmente esplodere la passione verso questo genere di discipline. Un interesse che però è ancora molto vivo. Basta guardarci intorno per notare bambine e bambini provare posizioni, spostamenti e salti. «Il segreto del judo è che si tratta di uno sport di contatto ma non è violento: anzi insegna a difendersi senza il bisogno di attaccare. Per questo è adatto a persone di qualsiasi età», sottolinea il maestro 7 dan.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Man mano che si prende confidenza con la pratica si sostengono degli esami di passaggio al grado successivo, identificato con il colore della cintura – prosegue Vito –: bianca, gialla, arancione, verde, blu marrone. Una volta guadagnata l’ultima, la “nera” si passa all’acquisizione dei dan, livelli di competenza che sono in tutto dieci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci congediamo da Quarto per dirigerci in via Madonna della Rena, dove in uno dei locali dell’Arena della Vittoria si trova la Asd Kyohan Simmi del già citato 81enne Vito Simmi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’interno della palestra ad ambiente unico notiamo poi per terra il tatami sul quale si allenano ragazzi e ragazze vestiti di bianco con cinture colorate. Ad aiutare l’istruttore nella sua scuola ci sono i figli Giuseppe, Nicola e Daniele e anche la moglie, che insegna un’altra arte marziale diventata popolare in Puglia negli ultimi vent’anni: l’aikido.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Tutto cominciò negli anni 60 in una palestra di judo, la Corallo in via Podgora, all’epoca l’unica a insegnarlo a Bari assieme all’Angiulli – ci racconta il signore . Un giorno però si presentò lì un maestro di karate torinese che aveva bisogno di un posto dove praticare la sua disciplina. Fu lui a farmi innamorare di questo sport che mi ha dato tante soddisfazioni, sino a farmi diventare tecnico della nazionale italiana tra il 1998 e il 2013».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Vito cominciò così la sua carriera prima con Franco Quarto, poi aprendo una scuola tutta sua che ebbe sede inizialmente in via De Bernardis, poi in via Brigata Bari e infine nell’ex stadio del Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Negli anni c’è stata un’evoluzione del karate – ci spiega –. La federazione ha ad esempio vietato il contatto diretto per evitare che ci si possa fare male. Anche gli allenamenti sono cambiati: quando ho iniziato io ancora si spaccavano le tavolette con le mani nude».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

“Mani nude” del resto è proprio il significato della parola karate: un combattimento senza armi. Con l’evoluzione in sport agonistico, l’arte marziale è oggi si è divisa in due “forme” di allenamento. Il kumite è una lotta che segue regole ben precise, tra le quali il divieto di toccare in viso l’avversario, mentre il kata vede l’atleta impegnato a simulare colpi, prese e parate in assenza di oppositori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche nel karate ci sono i passaggi di grado identificati dal colore della cintura: bianca, gialla, arancione, verde, blu, marrone e poi nera: ottenuta quest’ultima si continua con l’acquisizione dei dan sino al numero di dieci.

Simmi nel corso degli anni ha preparato molti campioni, tra cui anche il il 66enne Francesco Mele, fondatore nel 1974 dell’AS Ippon, situata in via Fiume, a Santo Spirito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho iniziato a praticare karate a 17 anni proprio con Vito – conferma il signore accogliendoci nella sua palestra –. Poi con tre amici, Garofalo, Magno e Leccese, decisi di aprire questa sala avviata ormai da 47 anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche qui sulle mensole sono esposte decine di coppe mentre a una parete è appesa una grande bacheca con foto e ritagli di giornale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre parliamo una ventina di ragazzi cercano di colpire il proprio avversario di fronte controllando ogni movimento. Uno con una gamba piegata verso di sé si prepara a sferrare l’attacco e una ragazza effettua un ushiro geri, un calcio tirato indietro. «Le arti marziali insegnano ai giovani l’impegno e il rispetto delle regole – osserva il 6 dan –. Attraverso il karate abbiamo spesso “strappato alla strada” soggetti problematici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che dirigerci in via Napoli 240, nei pressi del Palamartino. Qua, accedendo in un cortile interno a un condominio, è attiva la Kanku Dai, aperta nel 1976 dall’oggi 74enne Malleo Carmelo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo troviamo tra i suoi allievi sul tatami: con le gambe è in posizione zenkutsu dachi, ovvero con il peso su quella anteriore piegata e l’arto posteriore dritto, mentre le braccia sono in gedan barai (parata bassa).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Iniziai nel 1965 a Torino, lì dove vivevo – ci dice il maestro 8 dan venendoci incontro -. Trasferitomi a Bari per amore, decisi di fondare questa scuola. All’epoca si trattava di una piccola struttura dove insegnavo karate. Solo con gli anni ci siamo estesi a judo, aikido, taekwondo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Osserviamo insieme l’allenamento di una delle classi: ci impressiona un piccolo atleta che si esercita colpendo un sacco con un oi zuki (un pugno avanzato) e un mawashi geri (calcio circolare).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Negli anni però la parte più spirituale e filosofica delle discipline è andata un po’ perdendosi – conclude Carmelo –. Ma le arti marziali continuano a rappresentare uno sport importante, non solo dal punto di vista fisico: aumentano infatti la fiducia in sé stessi e il rispetto per gli altri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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  • Francesco Quarto - non posso evitare un commento. non nego di aver sfruttato la omonimia con il titolare della storica palestra Franco Quarto, per vantare abilità marziali sia con amici che con amichette. ma niente di oltraggioso! un rammarico non averla frequentata per davvero chissà magari sarei diventato più baldanzoso e sicura di me!!! un saluto a Franco Quarto che è un cugino o procugino di mio padre. non abbiamo frequentazioni dirette (solo sporadici incontri in occasione di ... funerali di congiunti ahimè) ciao alla redazione
  • Domenico - Il maestro Franco Quarto cominciò la sua esperienza di istruttore di judo ancora prima di corso Mazzini e cioè in via trevisani nel 1970. I suoi insegnamenti sono stati importati nella disciplina dello judo ma molto di più nella vita di ogni singolo atleta, è stato e lo è ancora un maestro presente nella vita di ognuno di noi. Grazie maestro e un ringraziamento ancora più grande ai pionieri dello judo di Bari che ci guardano da lassù.
  • fiorella - tanti auguri perchè questo articolo faccia da effetto moltiplicatore per nuove palestre di vita attraverso le discipline sportive in generale, ma di queste in particolare.


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