"Sculture in corso", una via artistica celebra la pregiata pietra di Apricena: il marmo
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lunedì 13 luglio 2020
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di Anna Pappalettera - foto Antonella Pia Merla
I piccoli capolavori sono stati realizzati da quattro artisti diversi: ciascuno di loro ha avuto a disposizione un blocco di pietra locale della medesima dimensione, avendo poi carta bianca su come esprimere il proprio talento. Il risultato? Un'arteria invasa dalla creatività, un luogo dove passeggiare tra la bellezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Cominciamo a percorrere la strada partendo dal piazzale Costa, muovendoci quindi in direzione ovest. Non ci sono auto, visto che l'area è stata resa pedonale l’anno scorso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla destra avvistiamo il primo manufatto: è stato approntato dal toscano Giuliano Vangi e si intitola "Donna che si gira". In effetti è composto da tre profili con altrettanti volti di una ragazza, scolpiti proprio per dare l'idea di una giovane che si sta voltando.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le teste sono unite da decorazioni che richiamano le forme di un albero di alloro. E non è un caso: Vangi si è ispirato infatti al poema "Le metamorfosi" di Ovidio, in cui il dio Apollo viene colpito da una freccia d'oro, (quella che fa innamorare), mentre la dea Dafne è trafitta da una di piombo, che invece fa rifuggire il desiderio di una relazione. Apollo comincia così a inseguire Dafne, che scappa via. Stremata dalla corsa, sfugge per un pelo alle grinfie dell'altra divinità trasformandosi, per l'appunto, in un albero di alloro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Più lineare è il significato della seconda opera, presente sul lato sinistro della via: "Dalle cave all'architettura", allestita dall'abruzzese Ugo La Pietra. È composta da sette cilindri, la cui osservazione dal basso verso l'alto rievoca proprio il ciclo della lavorazione della pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La base scalpellata simboleggia l'estrazione della roccia "grezza", mentre il corpo centrale levigato richiama la maestria degli artigiani. In cima a ciascun fusto si stagliano infine palazzi in miniatura di varia forma a righe orizzontali, a incarnare la capacità dell'uomo di costruirsi il proprio habitat partendo dalle risorse del territorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo il cammino e incrociamo sempre sulla sinistra la terza bellezza di corso Roma: la "Soffioscultura" di Francesco Granito, che ad Apricena ci è nato pur vivendo a Bari. Si tratta di una piuma gigante in posizione verticale, che sorprende per l'accuratezza con cui ne sono stati modellati i filamenti laterali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'opera fornisce sensazioni volutamente contrastanti. Razionalmente, essendo di pietra, non può spostarsi dalla sua ubicazione. Eppure si è davanti a un qualcosa che normalmente tende a muoversi al minimo soffio di vento, con la mente che tende a non escludere del tutto questa remota possibilità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La quaterna si chiude con "Chrysalys", frutto dell'ingegno di un altro toscano: Cristian Biasci. È per distacco la scultura più sensuale: si tratta di una figura umana che appare quasi in movimento pronta a fondersi con il resto del blocco in entrambi i suoi lati. Sembra in ogni istante che la roccia stia per perdere la sua proverbiale solidità, evolvendosi in qualcosa di "liquido".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E terminata la carrellata di statue, l'insolito tour può concludersi nel vicino Palazzo della Cultura, aperto dal lunedì al venerdì: uno spazio in cui oltre alle miniature e alle bozze delle quattro perle, sono raccolti reperti che vanno dalla preistoria al Medioevo. Un altro modo con cui le 13mila anime di Apricena omaggiano la loro storia, monopolizzata dalla bramata pietra del posto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Antonella Pia Merla)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Anna Pappalettera
Anna Pappalettera