di Giancarlo Liuzzi - foto Antonio Caradonna

Bari, quel solenne edificio anni 30 nascosto dalla ferrovia: è il "barocco" Palazzo Noli
BARI – Un edificio sontuoso e completamente differente dagli altri fabbricati nati negli anni 30, ma situato in una posizione “scomoda” che lo nasconde alla vista dei baresi. Parliamo di Palazzo Noli, imponente struttura residenziale del quartiere Madonnella che si staglia su via Dieta di Bari, strada costretta a convivere con i binari prospicenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stretto com’è dall’alto muro che protegge la rete ferroviaria, questo palazzo di color giallo-ocra risulta così difficile da ammirare per intero, un po’ come avviene per i dirimpettai stabili di via Tunisi. Una visione completa è possibile solo percorrendo la parallela via Capruzzi, ma comunque disturbata dalla lontananza e soprattutto dai numerosi tralicci dell’elettricità che accompagnano il percorso dei treni

Eppure il Noli è uno dei più interessanti edifici di Bari. Seppur nato in epoca Fascista, non segue quella geometria rigorosa e lineare tipica del Razionalismo di quegli anni, ma si arricchisce di numerose decorazioni ed elementi architettonici che lo rendono decisamente elegante. Un aspetto rafforzato grazie a una recente ristrutturazione che ha riportato al loro originale fascino gli accesi colori della facciata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo averlo fotografato da un giardinetto di proprietà delle ferrovie presente sull’extramurale, siamo quindi andati a visitarlo. (Vedi foto galleria)

Il fabbricato si innalza ad angolo tra via Dieta di Bari e via Michelangelo Signorile, in una zona di Madonnella ricca di dimore ben restaurate. Fu progettato nel 1932 dall’ingegner Mario Noli (così come riportato su una targa accanto a uno dei due ingressi), la cui omonima ditta di costruzioni aveva sede a Roma e Napoli. Perchè è proprio dagli edifici della Capitale (soprattutto del quartiere Garbatella) che il palazzo ha “preso spunto” per le sue linee particolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È evidente l’ispirazione al cosiddetto “barocchetto romano” – sottolinea l’esperto Simone De Bartolo nel suo libro “L'architettura del ventennio fascista a Bari” -. Parliamo di uno stile diffusosi a partire dagli anni 20 che si manifesta per la profusione di pinnacoli tesi ad adornare la facciata. Per il Noli non mancano però anche motivi del Manierismo (i timpani segmentati) e dell’arte Romanica (le strombature). L’adattamento di un ordine classico a dimore comprendenti un elevato numero di piani è comunque un tema tipico della Scuola Romana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Notiamo come il prospetto di entrambe le facciate sia perfettamente simmetrico, con la struttura che si sviluppa su cinque livelli più un attico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La parte più in basso, di colore bianco, presenta elementi barocchi dall’andamento a spirale e una serie di lesene a differenti geometrie, separate da numerose finestre e balconi con ringhiere in ferro di diverse fantasie. Nel livello superiore domina invece il color ocra, circoscritto dalla bianca balaustra su cui svetta il piano attico. Quest’ultimo è scandito da piccole colonnine decorate che si vanno a inserire tra finestroni ad arco e timpani che chiudono in alto lo stabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che visitare l’interno grazie alla disponibilità di uno dei condomìni, il signor Silvano Dragonieri, che ci accoglie in via Signorile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entriamo così dal grande ingresso che si apre su una scala illuminata da due lampade verticali: conduce a un’elegante porta in legno e vetro con ai lati le originali cassette per la posta. Un androne che per il suo art déco ricorda quello del coevo Palazzo dell’Acquedotto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’alta tromba del vano scala è illuminata da finestroni colorati che regalano luce anche alle porte degli appartamenti, quest’ultime finemente lavorate con motivi ottagonali e dorati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Utilizzando i gradini saliamo fino al quarto piano, lì dove Silvano dopo averci fatto accomodare in casa propria ci mostra il soffitto del soggiorno. È contraddistinto da riquadri circoscritti da una spirale con al centro fiori, uccelli, uva e pannocchie di mais. Da uno dei balconi abbiamo inoltre modo di ammirare più da vicino la sinuosa serie di elementi in pietra bianca che compongono la facciata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso altre due rampe di scale saliamo infine sul terrazzo. Da qui, oltre a godere della vista dei timpani e delle colonnine che caratterizzano l’attico, possiamo contemplare dall’alto tutto il quartiere circostante. Rimaniamo incantati da una inedita visuale della torre del Palazzo della Provincia con alle spalle il mare, oltre a notare la cupola e il campanile della chiesa di Sant’Antonio e gli onnipresenti binari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I binari della ferrovia appunto, quelli che nascondono agli occhi dei baresi questo solenne edificio che ha visto, nella sua centenaria vita, migliaia di treni passare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • lorenzo grillo - Che piacere leggere particolari di una storia antica e bellissima... e bellissimi sono anche gli scatti d'artista pubblicati. Complimenti ai due autori!
  • arkydesign - restauro troppo "carico" ha lasciato i segni della Storia x strada pur avendone bisogno. ricordo anche le "donnine" lungo la stradina...tempus fugit!
  • Giovanni - Ho fatto le scuole elementari con un compagno il suo cognome era Pezzuto classe 1931 i suoi genitori avevano un negozio di Mobili in via Sparano
  • Enzo Mansueto - Sono nato e ho abitato nell'attico (terrazzino angolare). Anni '60... Ci sto scrivendo su.
  • Giuseppe C. - In questo articolo xhe partendo dall'edificio allarga il suo sguardo sul peasaggio urbano che si può ammirare dal suo interno, mi chiedo se non si possano collegare i caratteri architettonici (razionalismo, romanico, ecc.) a quelli propri dei residenti della città.


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