di Giulia Mele - foto Sonia Carrassi

Crocifissi, cancellate e fontane: tra le strade di Bari si nasconde l'arte dei fratelli Spizzico
BARI Le loro opere sono disseminate tra le strade di Bari, all’interno di archi della città vecchia, sulle pareti dei quartieri periferici, ma anche negli androni di palazzi pubblici e privati. Parliamo dei capolavori firmati dai fratelli baresi Francesco e Raffaele Spizzico, una coppia di pittori, ceramisti, mosaicisti e decoratori che ha contrassegnato il Novecento artistico del capoluogo pugliese. (Vedi foto galleria)

Loro infatti, assieme ai membri della “Libera associazione fra gli artisti pugliesi” (tra i quali Roberto De Robertis e Vito Stifano), posero le basi per la creazione di un nuovo e innovativo modo di fare arte, che si affrancava dal realismo del “vedutismo napoletano”, abbracciando uno stile tendente più all’impressionismo e all’espressionismo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le loro opere si contraddistinguono infatti per l’uso di figure arcaiche e primordiali, paesaggi dai colori aggressivi e audaci, decorazioni raffinate e suggestive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nati rispettivamente nel 1910 e 1912, i fratelli furono introdotti al mondo della pittura e della ceramica in giovanissima età, quando iniziarono a muovere i primi passi presso la bottega del maestro Nicola Rega. Da lì cominciò la loro carriera, che subì un punto di svolta nel 1939, anno in cui aprirono un laboratorio denominato “Spizzico Ceramiche” al numero 18 di Piazza del Ferrarese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è proprio in questo luogo che prese forma il loro patrimonio artistico, oggi conservato in collezioni private o in musei pubblici quali la Pinacoteca “Corrado Giaquinto”. Anche se molti dei loro lavori, come detto, sono sparsi tra le vie della città, passando spesso inosservati agli occhi dei baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad esempio quanti hanno notato che in vico de’Gironda, nei pressi di piazza Mercantile, si trova un prezioso crocifisso in ceramica? È stato posto sotto quell’arco soprannominato “del piscio” per via del suo abbandono e degrado.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Realizzato da entrambi i fratelli e donato da Raffaele alla città vecchia nel 1995, è da allora conservato in un’edicola votiva di colore azzurro protetta da un vetro. Accanto al Gesù, circondato da anime purganti, vi è trascritta la “preghiera del viandante”, le cui parole invitano coloro che passano a raccogliersi in un momento di riflessione e a trovare conforto nella preghiera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’inizio della Muraglia invece, a proteggere l’entrata del discusso Palazzo Andidero, vi è la magnifica cancellata creata da Raffaele nel 1991, dieci anni dopo la morte di Francesco, avvenuta nel 1981.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Strutturata in piccole formelle di bronzo ingabbiate in una griglia geometrica e modulare, conta su un gioco di spazi pieni e vuoti, di luci e di ombre, rivelando una dinamicità sorprendente. L’opera riflette appieno lo stile degli Spizzico: su alcune lastre spicca infatti il viso di una pomona, dea romana dei frutti e simbolo di abbondanza e fertilità, figura ricorrente all’interno della loro produzione.


Ci spostiamo ora in corso Vittorio Emanuele, lì dove dal 1961 si staglia Palazzo Borea, degli architetti Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano. Ad occupare una parete dell’atrio d’ingresso dell’edificio, vi è una fontana a parete in ceramica, realizzata dai due artisti durante i lavori di costruzione dell’edificio. Richiama figure selvagge e primitive, strumenti percussivi e lance, con colori intensi che vanno dal viola al grigio cenere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche nel Palazzo della Presidenza della Giunta Regionale, sul lungomare Nazario Sauro, sono presenti opere dei fratelli: due pannelli dei primi anni 70 donati dagli eredi alla Regione il 10 settembre scorso. Si tratta dei progetti di due mosaici, realizzati su carta applicata su legno di faggio. Nel primo sono ritratte le personificazioni femminili dei sette diversi rami del diritto, mentre il secondo raffigura una Giustizia, rappresentata come una donna dal lungo collo e dotata di grandissime ali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sempre sul lungomare, ma dalla parte opposta della città, troviamo un altro lavoro degli Spizzico. Siamo ad angolo tra corso Vittorio Veneto e viale Emanuele Orlando, lo stradone che porta all’Arena della Vittoria. Qui si erge la sede dell’Acquedotto Pugliese, che già all’esterno rivela, lungo il frontone di una pensilina, una serie di formelle in terracotta finemente intagliate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è una volta entrati nell’atrio d’ingresso che si rivela la bellezza, con un adrone arricchito da una collezione di bassorilievi in bronzo patinati. Furono creati nel 1991 dal solo Raffaele tramite la tecnica di fusione a cera persa. Anche quest’opera, come la cancellata di Palazzo Andidero, è strutturata come una griglia tra spazi pieni e vuoti, creando una dinamica alternanza tra luce ed ombra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ultima tappa del nostro viaggio è la Fiera del Levante. Nella Sala del Consiglio Generale è infatti custodito un suggestivo olio su tela creato da entrambi i fratelli nel 1956 per l’allora Padiglione del Mezzogiorno, avente come tema “L’industrializzazione del Mezzogiorno”. Il medesimo tema è stato ripreso nei tre pannelli di graffiti realizzati nello stesso periodo, ora conservati nel Museo del Cinema.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È questo l’ennesimo esempio di un patrimonio di grande valore che meriterebbe una maggiore valorizzazione. «Anche per questo motivo - afferma l’architetto Gianvito Spizzico, figlio di Francesco e nipote di Raffaele –, nel 2016 ho lanciato un appello al Comune e alla Regione per intitolare il nuovo Polo delle Arti Contemporanee ai due fratelli. Un appello per ora purtroppo caduto nel nulla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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  • Antonio Colavitti arkydesign - ma gli Spizzico nn erano di Gravina? ...il Francesco insegnava all'Istituto d'Arte, allora Renato Moro, con annessa scuola media inferiore, oggi Pini Pascali. gli Spizzico, perlopiù "neofigurativi", o postimpressionisti ma postissimi, si può dire? nn hanno mai sopportato gente come Pascali, nè tantomeno nell'ambito dell'Istituto il Francesco avrebbe sostenuto nuove forme pittoriche. Ricordo una mostra in una "loro" galleria in Piazza Massari sul tema "piccolo formato" quando una "new entry" veneta, Sergio Da Molin, allora ci fu una x così dire un' influenza veneta in Puglia di insegnanti nelle Scuole d'Arte e Licei Artistici visto il Vuoto dei locals, provocatoriamente produsse e presentò una scatola di carne Simmenthal: scandalo e censura. Questa era la Bari di quegli anni e ci volle una scossa del Da Molin, purtroppo finita nel nulla al momento se non grazie a Biagio Cardarelli, fautore di una nuova forma e interpretazione della pittura e che il Fato ci ha portato via prematuramente. Oggi solo mestieranti legati alla pseudocultura artistica vigente, al servizio della critica, ma quale Critica?
  • Gianvito Spizzico - @antoniocolavitti no. i fratelli spizzico erano baresissimi, figli di Vito e nipoti di Nicola Rega, allora uno dei più rinomati "decoratori di chiese" nella cui bottega da ragazini impararono l'uso degli strumenti. mia madre (moglie di francesco insomma, nacque a gravina e aveva parenti in quel comune. I suoi ricordi sono alquanto confusi: la "loro" galleria era la famosa "La Vernice", aperta con tutti gli altri artisti dell'epoca, perchè all'epoca gli artisti baresi facevano causa comune e non si dilaniavano in invidie o peggio come poi. Non devo fare la storia artistica del 900 barese ma smentisco anche l'affermazione "non hanno mai sopportato gente come pascali" che, oggi, sembrerebbe l'unico artista degno di nome secondo alcuni. Citerei un episodio durante la mostra "L'informale" che Francesco andò a visitare in silenzio curioso come era di tutti i moti artistici che si presentavano sulla scena. Gli Spizzico, checchè se ne dica sono stati i maestri e fondatori della pittura pugliese del '900, affrancandola dalla scuola napoletana che imperversava allora (metà '900). raffaele fu il primo direttore dell'accademia di Lecce e per le sue idee innovative di studio fu colpito dalla invidia dei colleghi leccesi che inondarono il ministero di esposti anonimi e offensivi da cui fu totalmente scagionato. Conservo la lettera di scuse del ministro di allora. Francesco è scomparso nell'81 ma raffaele nel 2003 e basta vedere i suoi lavori, pittorici e scultorei, bronzi e ceramiche, per incastonarlo nella modernità assoluta. Il "presepe arcaico" sua ultima fatica sarebbe di esempio. 76 pezzi in terracotta di proprietà comunale che ahimè giace in casse da anni.
  • Francesco Specchio - I fratelli Spizzico discendevano da Michele Spizzico, scultore ed ebanista? Nella Cattedrale di Canosa è presente un pulpito in legno realizzato da Michele Spizzico nel 1876
  • Raffaele - Ho frequentato x anni la bottega di spizzico in piazza del Ferrarese, accanto alla farmacia dopo aver parcheggiato l'auto in piazza mercantile. Una cosa mi è rimasta impressa. Voleva donare tutta la sua bottega al comune di Bari a condizione che fosse destinata a scuola di arte, ceramica e pittura. Ma i politici di allora non ne vollero sapere. Non so che fine hanno fatto il patrimonio artistico delle sue opere e dei suoi calchi che aveva disseminato in tutta labottega. In fondo il forno che riempiva per le cotture. Non sono un esperto e capisco poco di arte ma i suoi lavori mi affascinavano . Ho avuto modo anche di ...


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