Alla scoperta della chiesa di San Gregorio: antico gioiello bizantino restituito ai baresi
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venerdì 6 dicembre 2019
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di Federica Calabrese - foto Antonio Caradonna
Oggi è la volta di San Gregorio, un tempio da poco restituito ai baresi: ha infatti riaperto le sue porte lo scorso 30 novembre, dopo un importante restauro durato quasi quattro anni. (Vedi foto galleria)
Parliamo della chiesa più antica del centro storico assieme a San Marco dei Veneziani: fu costruita infatti tra il X e l’inizio dell’XI secolo. Costituisce quindi una delle poche tracce rimaste della dominazione bizantina (875-1071), periodo nel quale Bari fu elevata a Catapanato, massima espressione di rappresentanza politica dell’Impero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma andiamo con ordine. La chiesa fu realizzata da un certo Adralisto, per poi essere venduta nel 1089 all’abate Elia che probabilmente ne curò l’ampliamento. Conosciuta come “San Gregorio de Mercatello” per la presenza nel 200 di un piccolo mercato ittico nelle vicinanze, venne gestita da privati fino al 1308, anno in cui fu ceduta su richiesta di Carlo II d’Angiò al Capitolo di San Nicola.
Nei secoli successivi fu purtroppo lasciata all’incuria e al degrado, tanto che nell’800 si decise di chiuderla al culto a causa delle precarie condizioni in cui versava. Seguì però un restauro, prima nel 1928 a spese del Comune e poi nel 1937 finanziato dalla signora Straziota-Ranieri, una facoltosa della città vecchia. L’edificio venne così riportato all’antica bellezza, anche grazie allo sgombero di arredi barocchi posticci che si trovavano al suo interno.
Il resto è storia dei giorni nostri, con la chiusura avvenuta all’inizio del 2016 per mettere in atto doverosi lavori di ristrutturazione guidati dall’architetto Tommaso Maria Massarelli. «Tra i tanti interventi – ci spiega il professionista – sono state risanate e consolidate le coperture sulla navata centrale e sulle capriate, puliti e protetti i paramenti lapidei dei fronti interni, delle colonne e dei pilastri e reintegrato e lucidato il piano pavimentale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi andati a visitare San Gregorio, partendo da piazza San Nicola, dove si estende il retro della chiesa, situato accanto alla ben più “nuova” Basilica, la cui costruzione iniziò solo nel 1087.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Osserviamo così il candido prospetto absidato del piccolo tempio, con la sua copertura a doppio spiovente. Il profilo delle fiancate a doppio ordine, interrotte solo dalle sette finestrelle, si staglia silenzioso al fianco della bronzea statua del santo patrono di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superiamo ora l’Arco Angioino per girare a destra, arrivando dopo pochi passi su Piazzetta dei 62 marinai, lì dove si erge la facciata “nascosta” di San Gregorio, quasi inglobata dalle abitazioni che la circondano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il bianco prospetto dai chiari connotati romanici è in tufo, cuspidato al centro e spiovente ai lati. Tripartito da colonne alte e sottili, è caratterizzato dalla presenza di diverse monofore e da un portale in legno inquadrato in una cornice ad arco sormontato da un'apertura a semiluna che doveva conservare un affresco liturgico. Avvicinandosi è possibile ancora scorgere macchie di colore rosse e blu su uno sfondo ormai consunto dal tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sollevando lo sguardo, al di sopra delle tre finestrelle abbellite tutt’intorno da grani di rosario, la nostra attenzione è catturata dal timpano triangolare. Racchiuso da un grande arco che include due coppie di piccole bifore, stupisce per le grottesche figure di animali che lo incorniciano. La facciata è conclusa lateralmente da due aperture rettangolari ormai murate e sormontate anch’esse da due monofore transennate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una curiosità. Su tutto il prospetto sono incisi dei nomi: sono quelli di alcuni defunti, devoti in vita a San Gregorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non resta ora che entrare. Varchiamo l'accesso, ritrovandoci in un ambiente a tre navate, divise da due file di otto colonne per lato. Tutto lo spazio, immerso in una calda luce soffusa, è dominato da arcate e capitelli di reimpiego magistralmente scolpiti: riportano indietro al dominio bizantino della città. All’interno l’odore di pittura fresca misto ad incenso pervade le nostre narici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Camminando sul pavimento in pietra di Trani, ci avviciniamo all’altare maggiore. La sua decorazione appare essenziale, caratterizzata da una bianca ara in pietra poggiata su un basso gradino in marmo e “colorata” solo da fiori e candele rosa e viola alla sua sinistra. Il grande pezzo di pregio è però il crocifisso ligneo del XVII secolo interamente dipinto a mano. Cristo inchiodato alla croce con le braccia tese nel dolore ed avvolto in un panno bianco malconcio, reclina il suo capo sofferente coronato di spine sulla spalla destra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Spostandoci nella navata destra, a dominare la scena è una statua di San Nicola con le braccia spalancate, la veste vescovile indosso e le tre palle d’oro che poggiano sulla Bibbia nella mano sinistra. Specularmente al santo di Myra, alla fine del corridoio laterale, un affresco di San Gregorio del 1983 tinge con i suoi accesi toni rosso e oro la spenta muratura di fondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella parte sinistra protagonisti sono invece una statua di Sant’Antonio e un suo dipinto collocato nell’opposta parete. Quest’opera del XVI secolo fu scoperta per caso durante i lavori del 1937.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da questo lato riusciamo ad osservare anche i capitelli più pregiati, finalmente riconoscibili dopo la pulitura: figure umane stilizzate sembrano correre tra grappoli d’uva, con fregi di foglie d’acanto che si alternano a fronde di palme, mentre qua e là minute volute emergono da fitti cespugli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Immersi in quest’atmosfera amena, veniamo avvicinati dall’architetto autore del restyling, che ci svela un “segreto”. «Durante i lavori per il ripristino degli impianti elettrici - racconta - al di sotto delle lastre pavimentali abbiamo trovato tracce di alcune strutture che non conoscevamo: forse sono la testimonianza di una chiesa ancora più antica che sorgeva in questo punto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se fosse confermato, sarebbe l’ennesimo tesoro celato da questa piccola e antica chiesa racchiusa nel centro storico di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Federica Calabrese
Federica Calabrese
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Luigi - io capisco che si usi chiamarla cosi'...ma voi siete un giornale di professionisti...la cattedrale è di santa maria dell'assunta (dedicata al culto di san sabino).. ..grazie http://www.around.bari.it/cattedrale-san-sabino/?lang_set=ITA