di Eva Signorile

Viaggio a Caposele, lì dove ebbe origine la grande storia dell'Acquedotto Pugliese
CAPOSELE – Bari, 24 aprile 1915. Dopo tre colpi di cannone sparati a salve dalla Muraglia, la fontana di piazza Umberto posta di fronte all’Ateneo zampilla il primo getto d’acqua proveniente dall’Acquedotto Pugliese. È un momento storico, visto che da quel momento in poi quest’opera consentirà di dissetare una delle più aride regioni d’Italia, grazie ai suoi 21mila chilometri di condutture che ne fanno oggi la rete idrica più lunga d’Europa. 

L'idea di costruire l’Acquedotto fu di Camillo Rosalba, ingegnere foggiano che già nel 1868 elaborò un suo progetto: si trattava però di idee talmente avveniristiche che per molti decenni furono ritenute irrealizzabili. Fu solo verso la fine dell'800 che si arrivò al progetto esecutivo a firma del capo del Genio Civile di Bari, Gian Battista Bruno. Così nel 1906 iniziarono i primi lavori per la sua realizzazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma dove? Tutto ebbe origine da Caposele, piccolo paese dell’Irpinia in cui furono posti gli impianti per lo sfruttamento del fiume Sele, la prima fonte di approvvigionamento della monumentale infrastruttura. Solo dopo si aggiunsero collegamenti con altri corsi d’acqua quali il Calore, il Fortore, l'Ofanto, il Locone e l'invaso del Pertusillo. Ma la storia partì da questo agglomerato urbano in provincia di Avellino rannicchiato ai piedi del monte Paflagone. Un luogo che siamo andati a visitare (vedi foto galleria).

La parte più antica dell'Acquedotto si trova ancora oggi nel centro del borgo, su piazza Sanità. Qui si affaccia una cancellata verde scuro oltre la quale si stende un sentiero lastricato a pietre. Una volta varcato l’ingresso, alla nostra destra si affaccia una palazzina in stile liberty, quella in cui lavorarono i primi funzionari dell'ente. A testimoniarlo c'è ancora la piastra in ferro bianco che riporta la sigla Eaap (Ente autonomo per l'acquedotto pugliese). Ora però nel piccolo stabile c'è la caserma dei carabinieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte a noi si staglia la sagoma del monte Paflagone, preceduta da un "terrazzamento" sotto cui fluisce irruente il Sele, il cui percorso, intervallato da piccole cascate, è captato dall'Acquedotto tramite un sistema di chiuse regolate manualmente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'impianto originario e ancora funzionante si trova in un basso edificio rettangolare in pietra, che troviamo qualche metro più avanti. Entriamo attraverso una stretta porta in legno e subito veniamo sorpresi dal fragore delle acque: qui è talmente forte che fatichiamo a comunicare con chi ci è vicino. L'ambiente è formato da un'unica stanza, occupata esclusivamente dalle valvole che regolano le chiuse: riportano, a rilievo, la dicitura "Acquedotto pugliese" e l'anno in cui furono create: 1909.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nella parete di fronte a noi si apre un "balconcino" murato da un vetro che serve a proteggere da eventuali cadute. Sotto di noi scorre infatti il fiume cristallino. Attraverso il canale, l'acqua è convogliata a sinistra: questa strategica deviazione le permette di acquistare improvvisamente velocità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entrando poi nella "Galleria Pavoncelli" inizia il suo lungo viaggio che, a forza di "salti" e sfruttando la sola energia meccanica, la porta fino in Puglia. Percorre in totale 250 chilometri alla velocità di 4 km orari, dissetando oggi, assieme agli impianti più recenti dell'infrastruttura, circa 4 milioni di cittadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta usciti ci togliamo lo sfizio di abbeverarci da una cape de fiirre, fontana in ferro posta accanto all’edificio. Questo è l'unico punto in cui si possa bere l'acqua pura così come sgorga, prima che venga trattata per non farle perdere la sua salubrità durante il percorso nelle tubazioni. L'esperienza è quasi mistica. «L'acqua ha un sapore di acqua», esclama un bambino venuto a visitare il sito, sorpreso come noi da "quel certo non so che" di questa sorsata primordiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Caposele è presente anche un museo che è possibile scoprire attraversando piazza Sanità ed entrando in "Casa Houston", un basso stabile bianco. Al centro della sala interna si trova una piccola vasca ottagonale da cui si alza una colonna. Ricorda nel disegno quella presente nel cortile interno della splendida sede dell'Acquedotto pugliese di Bari.

Nel museo, chiamato non a caso “dell’Acqua”, sono raccolte le foto che riportano alcuni momenti legati alla storia della grande opera, tra cui il primo zampillo venuto fuori in piazza Umberto. Anche se le immagini più toccanti sono quelle che immortalano la gente in fila alle prime fontane pubbliche, con grossi barili per l'approvvigionamento, o quelle dei bambini vestiti con gli abiti buoni in posa accanto a una cape de fiirre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È la testimonianza di quanto fosse importante l'arrivo di un bene che oggi diamo forse per scontato, ma che fino a quel 24 aprile 1915 in Puglia era bramato più dell'oro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Eva Signorile
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