Bari, il Palazzo dell'Aeronautica: tempio del volo che fu "fatale" a Marlene Dietrich
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giovedì 18 aprile 2019
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di Gabriella Mola - foto Antonio Caradonna
Nonostante il rigore e la semplicità delle forme, questo "tempio del volo" merita una visita, perché nasconde al suo interno eleganti stanze che rimandano tutte agli aerei e al cielo. Tra l’altro una di queste permette l’accesso a un terrazzino che fu “fatale” alla celebre attrice Marlene Dietrich.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma andiamo con ordine. Lo stabile fu creato per ospitare il Comando della IV Zona Aerea territoriale (Zat), ma dopo qualche anno, durante la Guerra, venne occupato dagli Alleati che ne fecero la sede della 15ª Army Air Force. Alla fine del conflitto il palazzo tornò allo Stato Italiano per diventare sede del Comando della Terza Regione Aerea, nome che porta ancora oggi e a cui dal 2008 si è affiancato quello di Comando Scuole AM. Bari ha infatti il privilegio di guidare tutte le scuole militari italiane di addestramento al volo.
Dal punto di vista architettonico il palazzo, in pietra calcarea bianca e tufo mazzaro giallo, si presenta con quello stile retorico monumentale definito “littorio”, tipico degli anni 30. Presenta tre ingressi, due situati alla base delle due torri angolari e uno centrale caratterizzato da quattro paraste di ordine “gigante”, dette così perché occupano in altezza tutti i piani dell’edificio. Le finestre sono allineate su fasce verticali: scandiscono tutta la facciata, che presenta al centro un livello in più, formando una sorta di loggia.
Entriamo dall’ingresso laterale sud, introdotto da un portico: ci conduce in un piccolo ambiente che dà accesso al cortile dell’edificio, caratterizzato da una grande rosa dei venti posta al centro dell’area verde. Da qui passiamo all’interno di un’ala della struttura, per ritrovarci in un grande atrio con il pavimento in marmo grigio sul quale campeggia una riproduzione del caccia Amx International, noto anche come “Ghibli”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da questo momento in poi infatti tutto ciò che vedremo sarà all’insegna del volo. Percorriamo una scalinata che ci porta al primo piano: siamo in un’anticamera sulle cui pareti sono appesi quadri futuristi e dove le porte sono contraddistinte da particolari maniglie in ottone a forma di ala. Ne apriamo una per accedere nell’ambiente più rappresentativo del palazzo: la stanza del comandante, quella che durante la Guerra fu la sede della 15ª Army Air Force, alla cui testa c’era il generale americano Nathan Twinning.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo dunque nella grande camera rotonda, lì dove troviamo seduto alla scrivania in rovere il 57enne abruzzese Aurelio Colagrande, generale di Divisione Aerea, arrivato a marzo a Bari per reggere il comando. «È un onore per me dirigere questa gloriosa caserma – ci dice l’alto ufficiale – è qui che gestiamo tutti i reparti di addestramento e formazione al volo d'Italia: da quello di Pozzuoli a Guidonia, da Firenze a Viterbo, fino ad arrivare alle scuole nazionali presenti all'estero, quali Avord in Francia e San Javier in Spagna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci guardiamo intorno, il colore blu è onnipresente e non c’è un angolo lasciato libero. Le pareti sono riempite da disegni raffiguranti antiche mappe geografiche, sulle colonne campeggiano le foto di tutti i generali che si sono susseguiti nel tempo e ovunque sono appoggiati telescopi, modellini di aerei e stemmi dell’Aeronautica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra questi uno raffigura il distintivo della Terza Regione Aerea: un uomo nudo con mantello e fiaccola, con la mano tesa in avanti a indicare la retta via a un ippogrifo rampante, animale mitologico per metà aquila e per metà cavallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una finestra permette poi l’accesso a un balconcino esterno, lì dove all’ombra di una sventolante bandiera italiana possiamo ammirare il mare e all’orizzonte il centro storico di Bari. E qui veniamo a conoscenza di una curiosa storia riguardante la grande Marlene Dietrich: ce la racconta il 48enne maggiore Carmelo Frattaruolo, colui che ci ha fatto da guida all’interno del palazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Durante la Guerra – ci dice il nostro cicerone – il generale americano, per intrattenere i soldati, chiamò l'attrice affinchè si esibisse in uno show al Teatro Petruzzelli. Prima di entrare in scena Marlene fece visita a Twinning e il comandante la portò su questo balcone, per mostrarle lo splendido panorama del mare Adriatico. Ma "l'angelo azzurro", a causa del forte vento che ogni giorno spira sul terrazzo, si prese una bronchite e saltò così l’atteso spettacolo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il maggiore ci mostra una foto che ritrae la Dietrich assieme agli Alleati e all’ufficiale americano. Si trova proprio nel punto in cui ci troviamo noi ora, lì dove il cielo azzurro si confonde quasi con il mare, lì dove viene voglia di volare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Emanuele Zambetta - Una delle più belle creazioni del ventennio fascista a Bari! Gioiello degno di una grande città. Onore all'Aeronautica!
- Nicola - Meraviglioso. Il mio papà lavorava in aereonautica e qualche volta mi portava con sé. Bellissimi ricordi e bellissimo edificio