di Paola Setteducati

La Basilica di Siponto: millenario crocevia per cavalieri, pellegrini e ''graffitari''
MANFREDONIA - È stata per secoli crocevia per cavalieri e pellegrini che venivano a renderle omaggio prima di riprendere il loro viaggio verso Oriente. E’ il suggestivo sito della Basilica Santa Maria Maggiore di Siponto, che rivela ancora oggi tracce del suo millenario passato e i segni dei tanti che l’hanno visitata nel corso del tempo. (Vedi foto galleria)

Siamo a Siponto, ora frazione della vicina Manfredonia, ma un tempo colonia romana e importante sede vescovile durante il Medioevo. Il santuario si trova poco fuori il centro abitato, circondato da un’inferriata che delimita l’area in cui è situato. Basta però superare l’ingresso per ritrovarsi davanti alle candide mura della chiesa, accanto alla quale è presente una curiosa installazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta dell’opera dello scultore Edoardo Tresoldi, dal nome "Dove l'arte ricostruisce il tempo": è stata posta in quel punto due anni fa, per “ridare vita” alla prima e più antica cattedrale paleocristiana ormai scomparsa. Una fittissima rete di fili metallici ha permesso infatti di disegnare nell’aria i lineamenti della chiesa, riproducendola con un effetto “etereo” e molto suggestivo.  

«L’abbazia di Santa Maria Maggiore era risalente al V secolo dopo Cristo – ci avverte il 74enne Aldo Caroleo, presidente dell'Archeoclub locale che per oltre 25 anni si è preso cura del sito -. Nacque nel punto in cui si ergeva un edificio augusteo risalente al I Sec. a. C. Poi, cento anni dopo, Lorenzo Maiorano, vescovo divenuto poi Santo patrono di Manfredonia, la ristrutturò, ampliandone le navate, ricoprendo il pavimento con mosaici policromi ed costruendo un grande battistero dinanzi all'ingresso della chiesa. In questo modo le conferì lo splendore che la rese tappa imperdibile per tutti i pellegrini che da Santiago de Compostela e Roma facevano sosta qui, prima di proseguire verso i santuari del Gargano e imbarcarsi dai porti pugliesi verso Gerusalemme».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Purtroppo del santuario oggi non sono rimaste che le fondamenta, oltre ad alcune colonne e ai mosaici alla base dell'antico abside. Sono però state salvate le due icone della Vergine oggetto della venerazione dei fedeli. La prima (quella di Maria Santissima di Siponto), risale all'VIII secolo ed è attualmente conservata nella Cattedrale di Manfredonia. La seconda (la “Madonna dagli occhi sbarrati”), è una statua lignea policroma risalente al VI secolo oggi conservata nella cripta della chiesa “moderna”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ arrivato ora il momento di andare a visitare proprio l’adiacente chiesa più “nuova”. Usiamo le virgolette perché parliamo di una struttura del 1117,  affascinante esempio di romanico pugliese con visibili contaminazioni in stile armeno e islamico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L'edificio, di fatto un cubo, è costituito da due ambienti sovrapposti: la cripta inferiore attualmente chiusa e la chiesa superiore. Quest’ultima è costruita in pietra bianca locale e conta della presenza di un portale sovrastato da un baldacchino e di quattro arcate cieche "sorrette" da colonne tra le quali sono contenuti rombi con elementi decorativi floreali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Queste decorazioni, pregne di significati religiosi, un tempo erano rivestite di pasta vitrea che rifletteva il sole, rendendo visibile il luccichio della facciata anche a notevole distanza - ci spiega Aldo -. Si trattava di un modo per attirare tutti i pellegrini di passaggio, che nei secoli hanno lasciato qui tracce evidenti della loro sosta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo che scorgiamo si trova fra i petali dei fiori in rilievo, all'interno dei rombi suddetti. Si tratta di una data: 1744. Seguono segni di mani, nomi, croci di varia origine e significato, da quella ortodossa a quella patente. «Non sono atti di vandalismo, come potremmo interpretarli oggi - specifica Caroleo - ma è la firma dei viandanti, che non sapendo scrivere lasciavano ai posteri un disegno: un po’ come accadeva con i graffiti della preistoria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entrando nella chiesa ne scorgiamo altri: un nodo di Salomone, il rarissimo Tau templare e poi scudi di cavalieri e segni di imbarcazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ogni angolo di questa Basilica del resto trasuda storia e rappresenta un perfetto connubio tra Occidente e Oriente. Ad esempio l’altare proviene da paesi lontani: lo intuiamo dal colore della pietra diverso da quella locale e dalla croce greca intagliata nella parte posteriore. Anche le finestre che segnano le pareti in corrispondenza delle facciate sono strutturate secondo il percorso della luce tipico della tradizione orientale siriana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché Santa Maria di Siponto si trovava idealmente su un ponte: quello che univa due culture diverse e che per secoli e secoli è stato attraversato da fedeli e “graffitari”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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