Le edicole votive, in città ce ne sono 240: «Patrimonio del popolo di Bari Vecchia»
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lunedì 5 ottobre 2015
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di Alessia Schiavone
«In tutta Bari ne abbiamo contate circa 240- afferma Michele Fanelli, presidente del circolo Acli "E. Dalfino", che si è occupato della ricognizione delle edicole -. Ci sono bassorilievi risalenti al 1500, affreschi del XVII secolo ma anche dipinti con la tecnica dell'olio su rame e statuette. A prevalere è il culto legato alla Crocifissione e alla Madonna Addolorata, non può mancare poi San Nicola e a seguire tutti gli altri santi. C'è chi le chiama "madonnelle", chi "nicchie", chi "capitelli", ma in realtà le prime edicole non erano altro che immagini pagane che poi hanno cambiato veste con il subentrare del cristianesimo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I bassorilievi sono stati i primi a decorare Bari, come segno distintivo delle diverse tappe del pellegrinaggio nicolaiano (il bassorilievo del XIV secolo che padroneggia sul portale maggiore della Basilica di San Nicola ne è un esempio). Poi, nel XVII secolo, è stata la volta degli spagnoli che con i misteri hanno contribuito non poco a trasmettere il culto e la valorizzazione delle edicole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I piccoli tempi ebbero però modo di diffondersi ancor di più nella città tra il XIX e XX secolo con l'arte di tre giovani pittori baresi: il maestro Michele Montrone e gli allievi Dentamaro e Lanave. Proprio di Montrone è il dipinto di strada Tancredi, raffigurante Cristo Crocifisso con ai piedi la Madonna, la Maddalena e San Giovanni Evangelista. Di Dentamaro invece è il ritratto di San Nicola collocato in Vico II San Francesco della Scarpa, dai toni espressivi e i colori ambrati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma le edicole non sono tutte a bella vista, ci sono anche quelle nascoste. Il 77enne signor Ferdinando, custode della chiesa San Marco dei Veneziani, ci porta alla scoperta di un’immagine custodita in un androne di un palazzo in strada San Marco. «Ecco la Madonna delle Grazie, carica di luci e addobbi - dichiara con entusiasmo -. Cinquant'anni fa in questo cortile, la gente si riuniva nel pomeriggio per recitare le preghiere o semplicemente per dire due chiacchiere assieme. Ora questa tradizione sta pian piano scomparendo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A confermarcelo c'è anche la 55enne Anna: «Prima le feste in onore dei santi erano all'ordine del giorno a Bari Vecchia. Ora che non ci sono più le signore anziane particolarmente devote e che organizzavano il tutto, questi eventi sono sempre meno frequenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante ciò, ad esempio il 15 settembre c'è una vera e propria festa che vede ogni edicola dedicata alla Madonna Addolorata (a cui i cittadini baresi sembrano particolarmente legati) rinascere e cambiare letteralmente aspetto. Per citarne qualcuna, la Madonna Addolorata di Piazza Odegitria, al riparo dell'arco della Neve o ancora il bassorilievo in strada San Marco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«All'Addolorata è legato anche un aneddoto curioso- ci confessa Fanelli-. Se vi recate sotto l'arco Santo Spirito, noterete una madonna fra i santi Giuseppe e Nicola con indosso un abito azzurro e viola. Ecco, c’è chi dice che questo abito in alcune circostanze diventa nero come a presagire una disgrazia: quando la Madonna sta "gnore", c'è sempre qualcosa che potrebbe succedere entro la fine della giornata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed è proprio ai piedi della “Madonna nera” che incontriamo Grazia, 55enne che attualmente si occupa di innalzare un vero e proprio altare per la vergine protettrice. «Sono io a curare ogni giorno l'edicola con l'aiuto dei vicini, che quando possono danno una piccola offerta – ci dice -. Spesso utilizziamo le composizioni floreali avanzate dai matrimoni, anziché buttarle le ricicliamo per conferire un minimo di dignità alla madonna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eh sì perché sono proprio loro, i residenti di Bari Vecchia, a occuparsi di questo patrimonio. «Dovrebbe essere la Soprintendenza a valorizzarlo e tutelarlo – avverte il presidente Acli – ma praticamente non fa nulla. Per fortuna c'è il popolo barese. È merito suo se queste edicole ancora oggi resistono, facendo sì che rimanga intatto il loro culto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Basta infatti farsi un giro per il centro storico, per ritrovarsi circondati da nicchie abbellite con fiori e lumini, cappelle in miniatura con ai piedi dei veri e propri altarini e quadri solenni impreziositi da tovaglie ricamate che si muovono al vento (Vedi video) Segno che c’è qualcuno che cura queste immagini. Sono i “barivecchiani” a pagare i fiori e soprattutto la luce che serve a illuminare questi tempietti sacri. Si creano delle vere e proprie confraternite, ognuna devota a un santo specifico, e c'è chi addirittura istituisce una sorta di fondo cassa per supportare le spese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché oggi, così come nel passato, l'edicola religiosa rappresenta comunque una forma di protezione della propria abitazione e del territorio, incarnata appunto dalla figura del santo di appartenenza. C'è chi ci parla, chi ci prega e chi chiede miracoli. Emblema di questa forte religiosità popolare, ancora radicata nella città, è la statuetta in gesso in strada Tresca. Si racconta che sia stato un membro di una ricca famiglia barese a volerla, dopo aver chiesto una grazia alla Madonna. Tanto che sul capo della vergine è presente una ciocca di capelli della devota.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Peccato però che parte di questo patrimonio con il tempo sia andato perduto o perché rovinato o perché spesso vittima di furti (risale per esempio a qualche anno fa la scomparsa di un olio su rame del 1600). Ad esempio in strada Tancredi c'è ancora un bassorilievo dai colori accesi raffigurante una vergine con bambino. L'opera però appare fortemente ritoccata, tanto che risulta molto difficile riconoscere l'aspetto originario. D'altronde, i cittadini fanno ciò che possono. «Una volta, in Corte Carducci, la Madonna di Costantinopoli è rimasta parecchi giorni al buio – ci racconta Fanelli -. E lo sapete perché? Era morta la signora che pagava la bolletta della luce».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi ampia galleria fotografica)
Nel video (di Gianni De Bartolo) il nostro viaggio a Bari Vecchia alla scoperta delle edicole votive:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Alessia Schiavone
Alessia Schiavone
I commenti
- Gianvito Spizzico - vedo che non è citata la vetrinetta con il crocifisso in ceramica e la preghiera del viandante dono dei Fratelli Francesco e Raffaele Spizzico alla città vecchia. Eppure è un'opera di due Maestri dell'Arte pugliese del 900
- Oronzo - ma chi sono gli effettivi proprietari di queste opere_comune_chiesa_privati?
- antonio arky - i fratelli Spizzico...Raffaele pare insegnasse all'Istituto d'Arte, ricordo una mostra "sul piccolo formato" in una galleria in Piazza Massari, subirono una "provocazione" che li fece imbestialire un po' x poi rientrare: un loro giovane collega veneto, appena giunto a bari dove appunto insegnava, presentò un'opera, piccola, quasi 1:1 raffigurante la scatoletta Simmenthal, un esempio di contaminazione Pop che non fu molto gradita! Questi era Sergio Da Molin. Non c'entra granchè con le vetrinette ma è il ricordo degli Spizzico, bravissimi interpreti di un figurativo pugliese, presenti a Roma come a Milano...