di Marianna Colasanto

Incendi, sgomberi e tangenti: il mondo dei rom baresi è infuocato. Che cosa fare?
BARI – Qualche tempo fa facemmo il punto della situazione dei rom a Bari: parlammo di cinquecento persone che vivevano in vari campi situati all’estrema periferia della città. A distanza di cinque anni il loro numero è sicuramente cresciuto, anche se rimangono due le aree in cui la loro presenza è diventata stanziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima si trova alla fine di via Caldarola, vicino al depuratore e a un'alta antenna radio ed è il cosiddetto "campo a cinque stelle", chiamato così perché qui arriva acqua potabile e corrente elettrica. La seconda (servita di un cassonetto dell’Amiu) si trova invece nei pressi della chiesa rupestre di Santa Candida e dell’omonimo “parco”, a due passi da via Mitolo, lì dove da qualche tempo è spuntata una fontanella installata "a sorpresa" dal Comune dal Comune, quasi sicuramente messa lì per aiutare proprio i rom.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In queste due zone gli apolidi vivono in condizioni decenti e finora sono riusciti a convivere con i baresi in maniera abbastanza pacifica. Però, al di là delle sopracitate situazioni “organizzate”, il resto dei nomadi vive in condizioni al limite: in baracche o roulotte oppure in abitazioni pericolanti abbandonate da decenni. Naturalmente senza acqua e senza servizi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è soprattutto una zona di Bari che vede la presenza di numerosi “accampamenti” ed è quella grande area “terra di nessuno” appartenente al rione Japigia che si estende dal decadente lungomare a sud di Bari fino alla statale 16. Qui, tra terreni incolti, fabbricati in rovina e prostituzione, sono disseminati numerosi campi balzati agli onori della cronaca negli ultimi mesi per via di numerosi e continui incendi. 

Roghi probabilmente dovuti al fatto che i rom non dispongono di contenitori per l'immondizia e si liberano dei rifiuti bruciandoli. L'ultimo in ordine di tempo è stato quello del 12 luglio, appiccato in un terreno di strada Cannone, in prossimità del neonato complesso residenziale di Sant'Anna: la veemente protesta degli abitanti esasperati è sfociata ieri nello sgombero delle roulotte posizionate vicino a quei nuovi palazzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ha destato poi polemiche anche il rogo del 18 giugno scorso, quello scatenatosi a pochi passi dalla spiaggia di Torre Quetta. In quell'occasione sono finiti sotto accusa gli stranieri sistemati abusivamente in una villa adiacente l'ex supermercato Gs, anch'essa ora a rischio sgombero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di un fatiscente edificio a un piano che siamo riusciti a visitare dopo lo spegnimento delle fiamme (vedi foto galleria). E' raggiungibile attraverso un breve sentiero e affiancato da un vialetto coperto dalla vegetazione. Una delle camere, quella del 32enne Yonut, ha delle pareti dipinte di rosso e funge allo stesso tempo da soggiorno e sala da pranzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Gli occupanti hanno respinto ogni critica. «Vivo qui da 20 anni e non mi sposterò mai - ci ha detto Yonut -. E giuro che ad accendere il fuoco non siamo stati noi ma degli italiani: li ho visti con i miei occhi». «I baresi sono i primi a venire in questa zona per gettare l'immondizia nel terreno. Noi siamo persone pulite - gli ha fatto eco l'amico Giovanni - e per aiutarci basterebbe poco, per esempio un bidone per i rifiuti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma in questa porzione di territorio già di per sè degradata tira “una brutta aria”. Per fare il punto della situazione e capire se c'è una soluzione al crescente “nervosismo” abbiamo parlato con Lorenzo Leonetti, vicepresidente del I municipio di Bari, quello in cui è compresa la "zona calda".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Escludendo il “campo a cinque stelle”, qual è la geografia degli accampamenti di Japigia?

Ce ne sono diversi. I quattro principali comunque sono quello di strada Cannone appena sgomberato, la  villa che avete visitato vicino al lungomare Di Cagno Abbrescia e i due che si estendono alle spalle dell'hotel Majesty, a pochi passi dalla tangenziale e di fronte a Sant’Anna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo tutti questi incendi lo sgombero del terreno di strada Cannone sarà l'unico o ne arriveranno altri?

L'evacuazione forzata è stata resa veloce dal fatto che lì non c'erano minori. Un'ordinanza simile grava pure sulla villa del lungomare, dove però gli abitanti non se ne sono ancora andati. Stesso discorso per i rom che occupano abusivamente l’area dietro il Majesty, anche se a dire il vero non sappiamo dove spostarli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come mai non è possibile sistemare questi apolidi in campi organizzati come quello a “cinque stelle”?

Questo campo è pieno e non può accogliere altre persone. E poi comunque non è possibile mettere insieme i rom in un unico grande insediamento: loro sono infatti suddivisi in clan, ciascuno dei quali con propri capi e regole, non possono convivere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A proposito di clan, c’è chi sostiene che i nomadi desiderosi di entrare nel campo a cinque stelle possano farlo solo pagando una tangente al "capo" della baraccopoli. È proprio così?

Mi sono arrivate diverse voci relative all'esistenza di questo pizzo, ma non posso confermarvi nulla. Se fosse vero comunque ci sarebbero gli elementi per una denuncia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Intanto i rom della villa dicono di non c’entrare niente con i roghi e che la colpa è degli italiani. Quanto c'è di vero nelle loro parole?

Da quello che so hanno dichiarato di aver incendiato i rifiuti perchè non hanno cassonetti nelle vicinanze. Anzi capita che i rappresentanti di un clan cerchino di dare fuoco agli accampamenti rivali per farsi la guerra. C'è da dire però che molti incivili italiani gettano immondizia da quelle parti e le fiamme sono a volte appiccate dai contadini che bruciano le sterpaglie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma tra inferni di fuoco, degrado e attriti tra clan qual è il rimedio alla bollente atmosfera che si respira? Perché si possono anche sgomberare i campi, ma poi è certo che gli stessi rinasceranno subito dopo, magari cento metri più avanti.

Il fatto è che il Comune non può garantire servizi come il ritiro della spazzatura a chi vive abusivamente in un luogo senza pagare le tasse. L'unico rimedio sarebbe quello di creare un nuovo campo legale, ma oltre alle possibili faide tra famiglie nemiche ciò non sarebbe ben visto dai contribuenti baresi più poveri, che verrebbero così "scavalcati" da cittadini stranieri. I rom non sono affatto popolari e benvoluti. Non c’è una soluzione e come la fai e la fai, rischi di sbagliare. 

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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