Guerre, alleanze, tradimenti: l'Italia delle "Sette dinastie" è come il "Trono di Spade"
Letto: 4048 volte
lunedì 28 ottobre 2019
Letto: 4048 volte
di Laura Villani
Una manciata di famiglie in lotta per il potere tra guerre, alleanze, matrimoni, esecuzioni, tradimenti, grandi amori e ostilità feroci. Sembra il canovaccio del Trono di Spade, invece è l’Italia del Quattrocento così come la racconta la Storia. E ora Matteo Strukul, fresco del successo di una saga sui Medici e di un libro su Michelangelo, la traduce in un corposo romanzo che conta sulla sua esperienza ormai navigata con le fonti rinascimentali.
La scommessa di Le sette dinastie sta nel fatto che non è “trainato” da fenomeni mediatici. Se i libri sui Medici uscivano insieme alla serie tv sugli stessi personaggi, l’ultima fatica di Strukul è incentrata su figure storiche che, con l’eccezione magari di un Carmagnola reso famoso da Manzoni, sono tutt’altro che celebri per il grande pubblico e praticamente mai battute da narratori precedenti.
Strano, perché si tratta di uomini (e donne) chiave per il quel momento straordinario che fu il XV secolo. La storia si dipana dal 1418 al 1476 tra i centri nevralgici dell’epoca: Milano, Venezia, Ferrara, Roma e Napoli. Distribuite tra questi, le dinastie menzionate nel titolo Visconti-Sforza, Condulmer, Este, Colonna, Borgia (capitanati da papa Callisto III, zio del più famoso e famigerato Rodrigo) e Aragona sono impegnate a mantenere un precario equilibrio politico che rischia di essere sconquassato da politiche espansionistiche, spericolati passaggi di potere e successioni inattese nel cuore del Vaticano.
Strukul è bravo a ricamare sul dietro le quinte di questi accadimenti, marciando soprattutto sulle dinamiche private che vi si annidano e che si prestano maggiormente alla fantasia di uno scrittore. Così assistiamo alle passioni violente che agitano il ducato di Milano, alla salda fedeltà reciproca dei veneziani Condulmer, alle corruzioni che consumano Roma con l’avvicendarsi dei papi e alla tensione di un pugno di uomini alla conquista di un trono, quello di Napoli, sempre instabile.
I molti protagonisti hanno il merito di essere moralmente contraddittori piuttosto che solo buoni o cattivi: una caratteristica che non solo è utile a renderli credibili, ma aiuta anche a non dimenticarseli nella rapida successione di punti di vista diversi (ce n’è uno per capitolo). Il più incisivo del “cast” è probabilmente Filippo Maria Visconti, che apre il romanzo con un’azione piuttosto cruenta e tuttavia riesce a richiamare una certa simpatia.
L’interesse dell’autore per il materiale è evidente e spesso dispiace che il libro sia solo uno, anche se corposo, perché la linea del tempo è molto estesa e i personaggi, oltre che numerosi, si dimostrano non di rado complessi. È il caso ad esempio del del sicario Gabor Szilagyi, della vedova Sveva Orsini, del papa sui generis Callisto e del principe Giannantonio Orsini del Balzo, ciascuno a suo modo meritevole di più pagine.
Qualche parola va spesa anche per le donne, di solito più defilate nel genere, che qui ricoprono ruoli significativi e talvolta molto attivi. L’esempio più eclatante è quello di Bianca Maria Visconti, che arriva a indossare l’armatura e scendere in battaglia, ma meritano una menzione anche sua madre Agnese del Maino e la veneziana Polissena.
Strukul si muove agevolmente in questa epopea che attraversa più generazioni, destreggiandosi tra decine di personaggi, colpi di scena, stravolgimenti sui quali si è evidentemente documentato a lungo. La storia termina con un fatto di sangue, l’assassinio del duca di Milano nel 1476, che promette nuovi sviluppi.
Le 544 pagine si lasciano leggere scorrevolmente, alternando fatti che sembrano romanzati ma sono veri a confronti personali tra coniugi, amanti o parenti che potrebbero non essere veri ma risultano verosimili. Un indice incluso nella premessa aiuta il lettore a ritrovare il filo tra le figure storiche coinvolte e i loro legami, rinfrescando la memoria anche al lettore più distratto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Marco Spagnolo - Pregevole commento della Signorina Laura Villani.