di Giancarlo Liuzzi e Marco Montrone - foto Valentina Rosati

Bari, quella storica dimora celata da un magnificente giardino: è la raffinata Villa Anna
BARI – Una delle più grandi, magnificenti e ricche dimore di Bari, nascosta agli occhi dei passanti da un lussureggiante quanto fitto giardino e da una cinta muraria composta da eleganti balaustre bianche. È la descrizione di Villa Anna, edificio ottocentesco che domina il trafficato tratto di via Fanelli compreso tra viale Einaudi e le “Casermette”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di un’area della città caratterizzata da numerosi antichi fabbricati, ma Villa Anna fra tutti è quello più maestoso e meglio conservato. Lo si intuisce dal raffinato cancello d’ingresso, situato tra due alte colonne sovrastate da monumentali pigne decorative in pietra. E lo si capisce se si ha la fortuna di varcare quella soglia: ciò che siamo riusciti a fare noi in una mattina di ottobre. (Vedi foto galleria)

Ad accompagnarci in questo viaggio è la proprietaria della residenza: Rosaria Torraco, che vive qui dalla fine degli anni 80, periodo in cui lei e suo marito acquistarono la tenuta. «A quel tempo ereditammo una struttura che era stata disabitata per ben vent’anni – ci spiega la donna -. La vegetazione era cresciuta in maniera disordinata e il plesso principale aveva bisogno di serie ristrutturazioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I coniugi così si rimboccarono le maniche, riuscendo a restituire alla dimora quell’aspetto signorile che l’aveva contraddistinta sin dal 1893, anno della sua edificazione. Fu infatti il noto commerciante barese Pasquale di Cagno a erigerla, per poi venderla nel 1920 a un altro imprenditore: Nicola Scattarelli. Passata nel 1936 a Lucia Battista che le diede il suo nome di battesimo (“Villa Lucia” per l’appunto), fu acquistata nel 1938 dal signor Benedetto Salvemini e nel 1940 da Anna Magarelli, moglie dell’industriale barese Scianatico, che cambiò l’appellativo in “Villa Anna”. Nome che l’abitazione porta ancora oggi. 

Siamo quindi dentro. Una volta fatto il primo passo veniamo catapultati in un “mondo a parte”: una vera e propria oasi, di pace ma soprattutto di verde. Ci ritroviamo immersi in un rigoglioso parco di 4500 metri quadri, selvaggio ma allo stesso tempo curato, fatto di imponenti eucalipti e pini, ma anche palme, cycas, piante di yucca e strelitzia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Camminando sulle basole in pietra del pavimento ci perdiamo tra gazebo, raffinate voliere e soprattutto decine di statue raffiguranti animali, mascheroni apotropaici, bambini impertinenti e timide fanciulle.  E infine, una volta superata la grande fontana monumentale, ecco porsi dinanzi a noi la gloriosa villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci appare con il suo delicato rosso pompeiano che si unisce al bianco degli ornamenti e al verde delle persiane. Progettata in stile “eclettico pugliese”, combina la simmetria neoclassica della facciata tripartita al decorativismo del liberty. Ma non mancano accenni neomedievali, come le merlature sotto le balaustre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Disposta su due livelli, esibisce un piano terra in bugnato caratterizzato da un volume centrale sporgente tra le due scale laterali, ornate con motivi circolari. Gradini che portano alla terrazza cinta da una balaustra in pietra, da cui si accede agli ambienti del piano nobile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il livello superiore si contraddistingue soprattutto per le paraste, le doppie lesene e la ricchezza dei fregi, con forme di cigni, fiori e foglie. Al centro domina una conchiglia che riporta impresse delle iniziali scolpite su una sorta di scudo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine l’edificio termina con un timpano semicircolare: presenta un motivo floreale, l’anno di costruzione (1893) e la scritta incisa del vecchio nome dell’edificio, “Villa Lucia”. In cima fa poi capolino una simpatica statuina: un putto che guarda estasiato l’immenso giardino, il vero cuore pulsante di questa residenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora però è arrivato il momento di entrare. Torniamo al livello inferiore e attraverso una porta ad arco protetta da una persiana verde scendiamo alcuni scalini: ci portano in un’accogliente sala da pranzo contraddistinta da una volta a crociera ribassata. Le pareti, dipinte di un tenue color ocra, sono abbellite da affreschi raffiguranti vivaci cesti e festoni di frutta che si ripetono lungo tutto il perimetro della stanza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per terra, in parte celato dal tavolo ovale in legno, ammiriamo l’antico pavimento perfettamente conservato: riproduce diverse forme geometriche multicolori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso una vetrata liberty raggiungiamo il piano nobile superiore. E qua, con meraviglia, scopriamo il salone principale, dominato da un’alta volta decorata con vari motivi ornamentali “a grottesche”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le linee geometriche e le svariate figure fanno da contorno al notevole pannello centrale “en plein air”, tipico dei saloni da musica delle ville storiche: raffigura una scena dallo stile classico dipinto da Domenico Battista nel 1901. Dal soffitto cade poi un sontuoso lampadario dell’800 che regala luce ad ogni angolo della stanza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E con questa visione giungiamo alla fine del nostro viaggio in questa raffinata e “segreta” villa, rimasta quasi immutata nel tempo. Un luogo centenario che, nascosto tra i suoi alti alberi, ha osservato di soppiatto l’antica Bari trasformarsi per sempre.  

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Giancarlo Liuzzi
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Marco Montrone
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  • Fiorella - Aprire il vostro giornale è una bellissima avventura. Tutti gli argomenti, meravigliosamente "inediti" costituiscono vere scoperte. Grazie a tutti i bravissimi giornalisti e fotografi della redazione che, ogni giorni ci mostrano nuovi mondi della conoscenza con i quali conviviamo senza saperlo.
  • BARINEDITA - Grazie mille Fiorella!
  • Vania Prosperi - Bellissimo articolo e grazie per averci trasportato in un mondo architettonico lontano e ormai desueto ma dove emerge una grande capacità di lavorare gli edifici in sintonia con la natura.La strabiliante conoscenza delle forme degli antichi architetti e la grande maestria degli antichi scultori e pittori ci fanno sempre sognare e allietano e rilassano le nostre vite tanto frenetiche.Sarebbe bello poter visitare e apprezzare queste nobili costruzioni.
  • Tiziana Gallo - Ho letto il vostro articolo su Villa Anna. Vorrei sapere se la villa sia stata anche di proprietà della famiglia Gallo. So che la mia famiglia, primi del novecento fino forse agli anni '40, aveva una proprietà in via De David 245. La via Re David credo che oggi sia via Fanelli.
  • xnaxa - Dovreste fare un servizio sulle ville di via Fanelli abbattute per farci palazzi, ormai sono tantissime.
  • Chiara - Storia meravigliosa, scritta con eleganza, difficile da ritrovare negli articoli odierni!
  • Emanuele Zambetta - Che splendore quel periodo sotto i Savoia in cui sorsero tante ville raffinate che abbellirono Bari. E che pena sapere che non poche tra esse sotto la repubblica furono abbattute. Le ville e i loro giardini arricchiti dalle statue. Pura magia!


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