Canova e l'antico: a Napoli una grande mostra celebra il "Novello Fidia"
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giovedì 11 aprile 2019
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di Laura Villani
“Novello Fidia”: così i contemporanei descrivevano Antonio Canova, scultore veneto vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo e autore di celebri capolavori oggi distribuiti tra le maggiori gallerie del mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dallo scorso 29 marzo fino al 30 giugno il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) gli dedica la mostra Canova e l’Antico, che raccoglie 110 pezzi tra statue, bassorilievi, modellini, disegni, bozzetti e dipinti e si consacra proprio al rapporto tra le sue opere e quelle autenticamente classiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questo dialogo costituisce il cuore della rassegna, che d’altronde è allestita in una delle più ricche raccolte di antichità in Italia, in molti casi conosciute e ammirate da Canova stesso. Il maestro sposò la filosofia di Johann Winckelmann, padre del neoclassicismo: imitare gli antichi senza copiarli, creando una modernità innestata sulla semplicità e imperturbabilità dei modelli greci e “ricreando” in questo modo la loro grandezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’esposizione si articola su due piani. Si inizia nel grande Atrio, sede di alcune opere giovanili raffrontate con sculture antiche e di due installazioni a tema. Ma di grande impatto è soprattutto l’ingresso nel Salone della Meridiana, al piano superiore, nella cui luce calda spicca il candore delle più note “silhouette” scolpite da Canova esibite assieme a pezzi classici come l’Atlante Farnese e l’Ermafrodito dormiente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Forse il più grande vanto della mostra sono i prestiti internazionali. Dall’Ermitage di San Pietroburgo, che custodisce la più ampia collezione canoviana al mondo, vengono ben sei marmi: l’Ebe, la Danzatrice con le mani sui fianchi, il gruppo di Amore e Psiche stanti, l’Amorino Alato, la testa del Genio della Morte e soprattutto le Tre Grazie, vere “star” dell’esibizione che non tornavano nel Belpaese da vent’anni. La Pace, alta quasi tre metri, arriva da Kiev, mentre l’Apollo che s’incorona è giunto dal Getty Museum di Los Angeles. Questo insieme di “visite” eccezionali basterebbe da solo a rendere “Canova e l’Antico” un’occasione praticamente irripetibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma degne di nota sono anche le “cessioni” italiane come la Maddalena penitente, il Paride, la Stele Mellerio e i delicati gessi come il gruppo di Adone e Venere, il Teseo vincitore del Minotauro, l’Endimione dormiente, la Paolina Borghese (il cui celebre “corrispettivo” in marmo si trova a Roma), l’Amorino Campbell e il Perseo Trionfante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
“Canova e l’Antico” dà inoltre la possibilità di ammirare le 34 tempere su carta a fondo nero ispirate alle pitture pompeiane e conservate nella casa natale dell’artista.
L’audioguida conta sulla narrazione dell’attore Adriano Giannini e su una colonna sonora affidata al violoncellista Giovanni Sollima, ma il visitatore può orientarsi anche affidandosi alle descrizioni messe a disposizione dal museo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’esposizione è curata dallo studioso Giuseppe Pavanello con un comitato scientifico internazionale e organizzata da Villaggio Globale International.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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I commenti
- Pietro Galli - Molto interessante! Anche se fa sempre un po' male apprendere che la più grande collezione di marmi canoviani è così lontana dall'Italia...