di Marco Montrone

Arrivano le ruspe a Carbonara e Ceglie: nuovi appartamenti al posto dei palazzi dell'800
BARI – Ormai sta diventando una triste “abitudine”: a Bari periodicamente vengono abbattuti edifici d’epoca per far posto a nuovi e più grandi immobili adatti ad ospitare uffici e abitazioni. Nel settembre scorso è toccato a un ottocentesco palazzo di via Calefati e a ottobre all’antica fabbrica della Peroni in via Amendola. Strutture che non sono state ritenute degne di tutela né dal Comune né dalla Soprintendenza, forse anche “a ragione”, visto lo stato di abbandono e degrado in cui versavano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Motivazioni che però non reggono per due edifici ubicati al confine tra i rioni Carbonara e Ceglie del Campo. In questa zona della città infatti in questi giorni si sta assistendo alla demolizione di due palazzotti ottocenteschi in buono stato di conservazione e soprattutto di notevole pregio, dotate di portali in legno, balconi finemente scolpiti e mascheroni apotropaici. (Vedi foto galleria)

Del primo in realtà non si può che parlare al passato, visto che il 27 dicembre scorso è stato semidistrutto nel giro di poche ore e privato di tutti gli elementi architettonici di maggior valore. Il secondo è ancora in piedi, ma su di esso pende la spada di Damocle della prossima realizzazione di appartamenti e box auto, annunciata da un evidente manifesto posto accanto al portone d’ingresso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Se n’é andato un pezzo di storia di Ceglie del Campo – denuncia Nuccino Di Monte, esperto di storia locale -. L’immobile demolito ha infatti rappresentato per più di un secolo uno dei luoghi dove venivano lavorate e vendute le mandorle, fiore all’occhiello del territorio cegliese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al di là del valore storico il fabbricato neoclassico ubicato in via Roppo 95, seppur dotato solo di un piano terra, conservava alcune gemme. Tra questi un portale centrale con arco a tutto sesto dotato di un imponente portone in legno e di una lunetta in ferro battuto. Ogni ingresso (in tutto ce n’erano tre) era poi impreziosito da mascheroni apotropaici, sul quali si stagliavano delle mensole finemente scolpite. Proprio questi elementi sono stati i primi a essere smantellati durante i lavori, che hanno svelato anche un interno dipinto di rosso con volte a vela


La seconda struttura si trova (ancora) sul proseguimento di via Roppo, strada che una volta entrata in territorio di Carbonara prende il nome di via Vittorio Veneto. Qui, al civico 188, si erge questo grazioso palazzo in stile liberty di color rosa pastello con le persiane verdi.

Il piano terra presenta un ingresso ad arco a tutto sesto con accessi laterali con arco ribassato, sul livello  superiore invece la facciata è divisa da paraste con capitelli decorati con motivi vegetali. Sono presenti tre portefinestre che danno sui rispettivi balconi: quella centrale è molto particolare perché è caratterizzata da un’insolita cornice mistilinea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma un bell’edificio che però molto probabilmente scomparirà di qui a poco. D’altronde non c’è alcuna norma che tutela gli immobili d’epoca privati (a differenza di quelli pubblici regolamentati con la legge 2004/42) e quindi i proprietari possono disporne come vogliono. Solo la Soprintendenza potrebbe frapporsi apponendo un vincolo, ma il suo intervento non è obbligatorio e può avvenire solo previa segnalazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È per questo motivo che il 27 dicembre ho inoltrato una richiesta agli uffici della Soprintendenza chiedendo chiarimenti in merito alla vicenda», dichiara lo studente barese Giacomo Panunzio, colui che ci ha avvertito della messa in atto degli abbattimenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È però passata già una settimana e Giacomo non ha ancora ricevuto risposta. La speranza è che ancora una volta le ruspe non siano più veloci delle istituzioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Marco Montrone
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  • Francesco Quarto - Gravissimo insulto alla storia della nostra città palazzine libertì che sarebbe il vanto di altre comunità oltraggiate. Un solo appunto: forse lo studente avrebbe fatto meglio ad inviare la sua petizione non a due, per quanto in gamba, semplici geometri, bensì alla soprintendenza "belle arti" o, meglio ancora al Segretariato Regionale dei beni culturali, organi che sono preposti più direttamente all'esame di tali vicende!
  • xnaxa - Il primo palazzo era bellissimo, ci sono passato davanti. Purtroppo ogni popolo ha la città che merita. E i baresi non meritano davvero nulla-


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