''Dignità autonome di prostituzione'': se il teatro si vende al cliente-spettatore
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martedì 15 novembre 2016
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di Katia Moro
Se il teatro è partecipazione e coinvolgimento interattivo dello spettatore, il format teatrale nato 9 anni fa da un’idea dei registi Luciano Melchionna e Betta Cianchini, è tutto questo e molto di più. Parliamo di "Dignità autonome di Prostituzione" (nella foto di Katia Moro), andato in scena anche a Bari dall’8 al 13 novembre nell’AncheCinema Royal e organizzato dal Teatro Pubblico Pugliese.
L’idea è geniale. Se è vero che il mondo dello spettacolo si è ormai commercializzato ed è in vendita al miglior offerente, a quel punto è meglio rendere esplicita questa “prostituzione”, rappresentando gli attori come vere e proprie “puttane” che recitano in cambio di pochi spiccioli versati loro dal pubblico.
L’ex Royal si è così trasformato per sei serate in una “casa chiusa dell’arte”, dove soffuse luci rosse hanno accolto gli spettatori muniti di “dollarini” in carta con cui poter pagare gli attori e ricevere così in cambio “pillole di piacere” da “consumare” in luoghi appartati e in intimità. Ecco come funziona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il pubblico, seduto per terra, circonda i circa venti artisti che dopo aver ballato, suonato e cantato si confondono tra la folla, dando il via alle “contrattazioni”. Una volta formato il proprio piccolo gruppo di “clienti”, l’attore mercenario lo trascina nelle salette esterne, nel bar, nei pullman parcheggiati all’interno e nell’autobus che si trova all’esterno. E qui, ottenuti i “soldi” concordati, l’attore si concede per un monologo della durata di 10/15 minuti recitato però ogni volta in maniera diversa, visto che prevede l’interazione del pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i vari brevi spettacoli (alcuni ispirati a Shakespeare in occasione dei 400 anni dalla sua morte),c’è l’”Anarchica” che con il suo testo tratto da un’opera di Giovanni Papini del 1914 (“Chiudiamo le scuole”) invita a distruggere tutti gli enti preposti all’educazione e istruzione perché ingabbiano e uccidono il talento e la libertà. Il “Militar Gay” che riadatta “Riccardo III” in un monologo sulle brutture subite da un omosessuale nel mondo della leva militare e il “Neomelodico” che denigra i vecchi che dominano indegnamente e squallidamente il mondo del teatro che non concede spazio ai volenterosi esordienti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo spettatore passa da un attore all’altro, ride, piange, si commuove e si diverte mentre le ore volano via (lo spettacolo dura ben 240 minuti). Ci si ritrova poi tutti nella sala principale dove si viene nuovamente immersi in un turbine di canzoni, danze e musiche che vanno dai classici napoletani agli standard jazz. Un “casino” insomma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto è curato nei minimi particolari: dalla semplice ma efficace scenografia che rimanda agli antichi luoghi di piacere, agli stravaganti ma ricercati costumi scenici lascivi. Su tutto spicca la sapienza della regia di Luciano Melchionna (il “papi pappone”) e la bravura degli attori, che riescono a creare una complice sintonia con lo spettatore sedotto e conquistato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Katia Moro
Katia Moro