di Salvatore Schirone

Informatica, legge non applicata e il Comune spreca migliaia di euro
BARI -«Il Comune di Bari potrebbe risparmiare quasi un milione di euro all'anno, se solo applicasse la legge». Ne sono davvero convinti Marco Mangano e Giuseppe Colangelo, giovani attivisti del gruppo locale del Movimento 5 stelle. Si riferiscono alla disattesa legge 134 del 7 agosto 2012, articolo 68 comma 1, che sancendo i criteri di scelta del software da utilizzare nelle pubbliche amministrazioni dà priorità al software libero a codice aperto e gratuito, rispetto a quello proprietario a pagamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Attualmente il Comune spende in media ogni anno complessivamente 2,5 milioni di euro per la gestione dei servizi informatici e telematici della propria amministrazione, l'1,69 % della spesa fissa totale. Su di essa incide prevalentemente l'acquisto delle licenze d'uso dei programmi proprietari e il conseguente costo per manutenzione e il rinnovo parco hardware. L'adozione di programmi open source, cioè programmi con totale libertà di copia, modifica e distribuzione, consentirebbe l'abbattimento dei costi di almeno un terzo della somma complessiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Il miracolo sarebbe possibile, ovviamente, se si decidesse di migrare tutta la struttura informatica del Comune. Il solo passaggio immediato dai programmi da ufficio proprietari (ad esempio word o excel) a quelli equivalenti liberi abbatterebbe di molto il costo. Il successivo passaggio dai sistemi operativi chiusi a quelli aperti, comporterebbe poi un ulteriore risparmio sui costi di manutenzione relativi a interventi tecnici necessari per virus, errori e aggiornamenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Sono calcoli approssimativi certo, ma fondati sulla comparazione dei costi sostenuti da altri Comuni virtuosi, come Modena, eccellenza in questo innovativo processo di cambiamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Flavia Marzano, docente della Sapienza di Roma, professionista con oltre 20 anni di esperienza come consulente nella Pubblica amministrazione, conferma: «Certo bisognerebbe vedere quanti sono i computer usati a Bari. A Bologna ad esempio rigenerando 2mila computer con open office, c'è stato un risparmio di 160mila euro. In quattro anni si è passati da 565mila a 400mila euro. Ma poi ci sono anche i database, i sistemi operativi, i server. Qualche anno fa in una consulenza per l'osservatorio Netics, che ogni anno analizza i costi informatici nella pubblica amministrazione, calcolammo in 30 milioni di euro annui la spesa nazionale degli enti locali per il solo acquisto di software non liberi. Da allora i costi sono ulteriormente aumentati. Immagino quindi che a lungo termine la cifra di 1 milione di euro sia verosimile». 

 
Dei meravigliosi vantaggi del software libero, il Comune di Bari è ben consapevole da diversi anni. Risale infatti al 2006 il primo tentativo di valutare la convenienza dell'open source, come testimonia la partecipazione di un dirigente del Comune ad un corso tenutosi a Milano ( partecipazione costata tra l’altro 3.411 euro - vedi galleria fotografica). 
 
Ma da allora, solo piccoli cambiamenti in ambiti molti limitati. Lo dimostra la risposta data ad una richiesta di chiarimenti avanzata dal Movimento 5 stelle all'assessorato per l'innovazione tecnologia del Comune lo scorso 3 giugno. Si elencano solo tre interventi: l'adozione del portale open data, l'installazione di programmi liberi su alcune singole macchine e il progetto di sensibilizzazione “Brandgnu”. Poca roba.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Attualmente la manutenzione del solo portale web del Comune ha un costo triennale di 240mila euro. Il costo comprende anche implementazioni di servizi di cui ancora non si vede traccia. Come ad esempio lo sviluppo dell’applicazione che consentirebbe ai cittadini di segnalare direttamente anche con uno smartphone disservizi e problemi urbani. Applicazione che sarebbe già disponibile gratuitamente con la piattaforma Decoro Urbano, adottata già da diversi Comuni e inspiegabilmente rifiutata dal comune di Bari. 
 
Il piano di informatizzazione triennale è scaduto a marzo e ancora la giunta non si e riunita. Dal Municipio fanno sapere che: «I recenti adeguamenti normativi hanno necessitato sforzi specifici ed hanno reso necessaria una rivisitazione del Piano con conseguente slittamento dei tempi, allo stato in via di definizione». Insomma si prende ancora tempo, quando basterebbe solo applicare la legge per risparmiare soldi da investire in opere di pubblica utilità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Video: "I benefici del software libero nella pubblica amministrazione in 60 secondi":



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