di Pia Colucci

"Acoustic Guitarist of the Year", un musicista barese arriva sino alla finale: è Danny Trent
BARI – Pur non avendo vinto può vantarsi di essere stato uno dei cinque finalisti dell’importante concorso internazionale “Acoustic Guitarist of the Year 2020”, dedicato ai migliori chitarristi acustici esordienti. Lui è Danny Trent (nella foto), nome d’arte di Daniele Trentadue, 36enne musicista barese. Lo abbiamo intervistato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo dal contest: deluso per non aver vinto?

Per me arrivare in finale è stato già un grande traguardo: sono stato selezionato tra centinaia di chitarristi provenienti da tutto il mondo. Mi sono venute le “vertigini” a stare lì su tra i cinque prescelti. Alla fine si è imposto l’australiano Alan Gogoll, che è stato proclamato vincitore il 20 dicembre scorso, ma posso comunque dire di essere soddisfatto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parlaci dell’Acoustic Guitarist of the Year.
 
Si tratta di un concorso organizzato da due delle riviste più prestigiose del settore: le inglesi “Guitar World” e “Guitar Player Magazine”. È suddiviso in cinque categorie diverse, tra cui quella di miglior chitarrista acustico emergente dell’anno. I partecipanti hanno caricato su Youtube un proprio video citando nel titolo il nome del contest e la richiesta di iscrizione. A quel punto sono intervenuti i giornali, che hanno votato i migliori cinque musicisti per ogni sezione. Infine questi ultimi sono stati valutati da una giuria di eccellenza, nel mio caso composta da chitarriste di successo quali Molly Tuttle, Kaki King e Christie Lenée. Loro, unitamente ai lettori, hanno decretato il vincitore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nessun rammarico?

Sì, uno. Nelle edizioni precedenti i finalisti si recavano a Londra per esibirsi dal vivo davanti ai giurati, ma quest’anno per via del Covid l’ultimo entusiasmante step è stato abolito. Peccato. 

Tu hai partecipato con il brano “E.T.”, tratto dall’album di inediti “Two Homes” pubblicato nel 2018. Quest’ultimo è un disco esclusivamente strumentale?

Sì, ci sono solo io e la mia chitarra acustica. I pezzi si rifanno al rock-blues e sono stati tutti scritti da me, tranne “Tu vuò fa l’americano” di Renato Carosone: una canzone napoletana riarrangiata che rispecchia l’ideale americano pur mantenendo la propria italianità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali sono le “due case” citate nel titolo?

Bari e il Canada, dove vive la mia famiglia. É come se fossero due “patrie” per me. Tra l’altro alcune tracce sono stati composte proprio oltreoceano, nella loro dimensione ideale, visto che lo stile che utilizzo (il fingerpicking) è nato proprio in Nord America.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Questa tecnica è un po’ il tuo marchio di fabbrica…

L’ho cominciata ad approfondire all’età di 12 anni, quando mi iscrissi a una scuola di musica. Letteralmente vuol dire “pizzicare con le dita” ed è maggiormente utilizzata nel blues, nel country e nei vari sottogeneri della musica nordamericana. Il suono prodotto è polifonico e virtuoso, in quanto frutto di una commistione di ritmo e melodia. Rappresenta un po’ il lato “ribelle” della mia anima, visto che ha fatto in modo che uscissi dall’impostazione rigorosa della chitarra classica, che ho imparato a suonare al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, dove mi sono diplomato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sei stato anche un membro dell’orchestra di chitarre (classiche) “De Falla”…

Dal dal 2005 al 2013 ho suonato in questo importante ensemble di chitarristi provenienti dal Conservatorio. Ma come ho detto la “classica” mi è andata sempre stretta e così a un certo punto ho deciso di buttarmi sulla “profana” acustica e persino sull’elettrica. Questo mi ha permesso di esibirmi ovunque e con chiunque, persino come supporto a gruppi metal e a cover band di Michael Jackson. Perché è così che io vivo la “mia” chitarra: a “360 gradi”, senza schemi prefissati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video "E.T.", la composizione di Danny Trent inviata al concorso “Acoustic Guitarist of the Year 2020”:



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  • Fiorella - L'articolo è molto bello perché ci ha fatto conoscere un nostro artista, che a quanto leggo, è già noto ed è ad un passo dalla notorietà che merita. Auguri perché tu possa coronare i tuoi sogni più belli.
  • antonio arky - Hi Denny, let's we listen something...thanks.
  • Francesco Capasso - Ascoltando il pizzicare le corde della sua chitarra e trasformando il suo nome in Trent D'anny, per un attimo l'ho immaginato in coppia con Terence Trent D'Arby, mentre insieme giocano suonando e cantando, in un ritmo dolce e poco aggressivo, intorno ad un tavolino e con un bicchiere di rhum, da vecchi amici, sperando che un maledetto virus un giorno abbandoni il pianeta, dando loro la possibilità di tornare a vivere e sorridere di meritata gloria.


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