Il duo Lorenzo Anelli & Francesco Borrelli: «La nostra musica contro la vita moderna»
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venerdì 12 giugno 2020
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di Gianmarco Di Carlo
Partiamo dalle origini. Com'è nata la vostra passione per la musica?
(Risponde Lorenzo, chitarrista) Ho iniziato a suonare a 6 anni, grazie agli insegnamenti di mio padre, anche lui chitarrista. Ho poi frequentato per 7 anni il Conservatorio, appassionandomi all’armonia classica e alle musiche per colonne sonore.
(Risponde Francesco, cantante) Canto dall'età di 14 anni. Sono partito frequentando una scuola per poi esibirmi sia come solista che in coverband. Negli anni ho anche studiato progettazione del suono, riuscendo a crearmi a casa un piccolo studio di registrazione.
Come vi siete conosciuti?
Siamo entrambi capi scout della Cngei, un'associazione laica. Quando capitava di essere in missione con le rispettive squadriglie, ci riunivamo di sera intorno al fuoco e passavamo tutto il tempo a cantare e suonare insieme. Finchè un paio d’anni fa abbiamo deciso di fare le cose sul serio. Entrambi avevamo del nostro materiale: abbiamo unito le forze, iniziando a lavorare.
Che genere proponete ?
Prediligiamo senza dubbio il pop, per ritmo e melodia. Ma non quello “mainstream” di cui il mercato è saturo: noi invece uniamo e adattiamo tecniche provenienti anche da musica classica e jazz. Ad esempio nel brano “Scream” contenuto in “Daydream”, il pianoforte è arrangiato con un espediente proveniente dal jazz che sovrappone linee di accordi. Ecco perchè possiamo definirci “alternative pop”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parliamo di “Daydream”.
L'EP è composto da 4 brani. “Scream” e “What will become of us” hanno una impostazione pop, sulla scia di quello lineare dei Coldplay. Mentre “Motion of love” e soprattutto “Overcoming” sono molto simili al genere delle soundtrack di Hans Zimmer, famoso per le colonne sonore di film come “Il Gladiatore”, “Pirati dei Caraibi”, “Batman Begins”. Queste ultime sono generalmente caratterizzate da volumi alti e un uso massiccio di sintetizzatori e archi.
Il titolo da dove nasce?
Una volta registrato abbiamo fatto ascoltare i brani a persone di fiducia, anche a coloro che ci avevano aiutato con le parti strumentali durante l’incisione. Hanno definito l’esperienza “rilassante”. Da qui il nome Daydream: “sogno ad occhi aperti”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché avete scelto di utilizzare la lingua inglese?
(Risponde Francesco) Tutti i testi sono scritti da me. Prediligo l’inglese perché sono cresciuto con la musica d’oltremanica e poi si sa che questa lingua è più “rock” e sicuramente più in grado di essere diffusa. Essendomi tra l'altro laureato in lingue straniere mi è stato facile tradurre i miei pensieri in parole diverse dall’italiano.
Le canzoni di che parlano?
L'EP si propone come un urlo di ribellione contro la vita moderna, sempre più influenzata e condizionata negativamente dalla tecnologia. Per carità, non è un discorso “sovversivo”, perchè internet e smartphone aiutano tantissimo. Dovremmo semplicemente utilizzarli in maniera responsabile, senza farli incidere sul reale che ci circonda: su quello che c’è “lì fuori”, lontano dagli schermi che ci fanno “scomparire”.
"Scream" di Lorenzo Anelli & Francesco Borrelli:
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Gianmarco Di Carlo
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