Benzo Diaz: «La mia trap diversa dalle altre, nei testi meno droga e più denuncia sociale»
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giovedì 20 giugno 2019
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di Gaia Caprini e Mattia Petrosino
Partiamo dal tuo pseudonimo: è molto curioso…
Deriva da una fase spiacevole della mia vita. Da piccolo a scuola sono stato vittima di bullismo e successivamente ho avuto altri problemi personali che mi hanno portato a condurre un’esistenza ansiosa. Ho dovuto anche seguire una terapia a base di psicofarmaci, che per fortuna ora ho interrotto. Tra questi medicinali c’era la benzodiazepine, da cui deriva appunto il mio nome d’arte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo?
Intorno ai 15 anni, quando con il nome di “Semm” iniziai a registrare i miei testi sulle basi strumentali di cantanti che ammiravo, come ad esempio Fabri Fibra. Poi però in seguito alla morte di mio nonno, a cui avevo dedicato un EP su Youtube, posi fine alla mia “carriera”: fui infatti oggetto di numerose critiche riguardo al fatto di aver “strumentalizzato” il tragico evento per riscuotere successo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che cosa ti ha portato a riavvicinarti alla musica?
Dopo cinque anni di malessere ho capito che la musica era parte di me e che solo grazie a lei avrei potuto davvero ricominciare a vivere. Così, grazie anche all’aiuto della mia famiglia e della mia fidanzata, a 28 anni ho ricominciato a cantare come Benzo Diaz.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In quale genere musicale ti riconosci?
Il mio genere musicale è trap con qualche sfumatura hip hop. E’ caratterizzato dall’uso dell’auto-tune, un software che permette di correggere l’intonazione e le imperfezioni della voce. Io però non scrivo la “musica”: alle basi ci pensano alcuni miei amici appassionati di musica digitale tra i quali Vito Ranieri, Studio 007, Anthony Calicchio, Nicolò Zaccaria e Agostino Campanello. Io mi occupo esclusivamente dei testi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di che parlano le tue canzoni?
Trattano temi di denuncia sociale. Inizialmente mi concentravo più sulla politica, ma ora sto focalizzando il mio lavoro sulle disparità di Bari, in particolare sulle differenze tra quartieri borghesi e rioni popolari. Mi discosto dalle solite cose di cui parla la trap italiana, ovvero droga e soldi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I tuoi modelli quali sono?
Sfera Ebbasta, Tupac, Notorius Big, Peppe Soks ed Enzo Dog. Anche se spesso scrivo in dialetto barese per avvicinarmi ai giovani della mia città. Due dei miei quattro pezzi che è possibile ascoltare su Youtube si intitolano infatti “Simme arremanute assule” e “Sande Neste”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ultimamente stai girando un video al San Paolo…
Sì, “Chico del Barrio”. Lo sto girando coinvolgendo i ragazzi di quel quartiere così periferico e bistrattato. Voglio far capire a tutti che lì ci sono persone “normali” come nel resto di Bari. Il mio auspicio è quello di portare chi mi ascolta a credere nei propri sogni e potenzialità al di là delle situazioni che si portano alle spalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il video “Sande Neste” di Benzo:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Gaia Caprini
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Mattia Petrosino
Mattia Petrosino