di Paola Setteducati

Sante Diomede: «Scrivo poesie in barese, per tener viva la memoria di questa importante lingua»
BARI - «Ci sono concetti, sensazioni, emozioni che spesso si riescono a esternare solo con termini dialettali: è questo il motivo che mi ha spinto a scrivere in lingua barese». Parole del 32enne Sante Diomede (nella foto), che quest'anno con il suo lavoro "U stùdie d'Andònie" ha vinto il concorso letterario "Premio Internazionale di poesia in tutte le lingue: Mastro Bruno cerca discepoli nel mondo". Lo abbiamo incontrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando è nata la tua passione per la poesia e per il dialetto?

La scintilla è scattata nel 2012, quando ho scoperto "U Corrìire de BBare", periodico dedicato alle tradizioni locali e diretto da Felice Giovine, presidente dell'Accademia della lingua barese "Alfredo Giovine". Un'istituzione questa di cui sono entrato a far parte  e grazie alla quale ho partecipato a diverse serate a tema, declamando poesie in vernacolo di grandi autori del passato. Il passo successivo è stato poi iniziare a comporre opere scritte da me.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Opere che però non sei ancora riuscito a pubblicare...

Non ancora. Fino ad ora ho composto per passione. Sono autodidatta e non mi reputo un esperto: anche per questo candido le mie opere a diversi concorsi, proprio per mettere alla prova i miei scritti e testarne la validità. In ogni caso ho in programma di proporre una raccolta di poesie per l'anno prossimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le tue poesie sono tutte scritte in lingua barese?

Dipende. Per le tematiche più a sfondo psicologico e introspettivo prediligo l'utilizzo dell'italiano. Per racconti di fantasia, filastrocche, favole uso invece esclusivamente il barese. Ad esempio ho composto "Ndra le chièche de l'Unevèrse" (Tra le pieghe dell'Universo), che ha come protagonista un gatto che dà vita alla Terra attraverso i colori dell'arcobaleno. Oppure in vernacolo ho scritto la poesia satirica incentrata sulla questione dei cinghiali al quartiere San Paolo di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Parliamo della tua vittoria al concorso.

Si tratta di una competizione organizzata in Calabria: la giuria, composta da scrittori e giornalisti, ha premiato la mia poesia "U studie d'Andonie". Parla della gratitudine che nutro nei confronti dei miei nonni. Andonie era infatti il padre della mia mamma, morto da tempo. A lui ho voluto dedicare quest'ultima composizione per restituirgli in parte ciò che lui mi ha trasmesso da piccolo: l'amore genuino per la terra di Bari e per la sua lingua. Sia lui che mio nonno paterno non hanno mai disdegnato di esprimersi in dialetto, utilizzando anche termini arcaici e in disuso, inculcandomi in questo modo l'importanza del legame con il proprio territorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo "studio" del titolo a che cosa si riferisce?

Era il laboratorio di pittura di mio nonno e nella poesia io lo ricordo come un insieme di tele bianche e dipinte, odori di colori e con una grande finestra da cui filtrava così tanta luce da illuminare il suo volto e cancellare tutti i problemi accumulati nel corso della vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Richiama un po' la nostalgia tipica dei grandi autori della letteratura italiana...

Molte delle mie opere infatti si ispirano al lavoro di Ungaretti, D'Annunzio, Foscolo, Pascoli, Carducci. Ma i miei più grandi modelli sono gli autori grazie al quale ho forgiato il mio dialetto. Oltre ad Alfredo e Felice Giovine, mi riferisco a Gigi De Santis,  al poeta folclorista Antonio Nitti di Vito, a Marcello Catinella, altro compositore vernacolare e al contemporaneo Manuele Zambetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perchè per te è così importante il dialetto?

Credo profondamente nella validità delle lingue locali e nel lavoro di chi ne tiene viva la memoria, soprattutto se legata al recupero e alla sopravvivenza di termini non più utilizzati. Ci sono concetti, sensazioni, emozioni che spesso si riescono a esternare solo con termini dialettali, per essere resi al meglio. E' questa è la ragione per cui non ritengo il barese una forma di volgarità, anzi, vorrei diventarne ambasciatore in tutta l'Italia.


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  • Gaetano Barreca - Complimenti, Sante! Non vedo l'ora di poter leggere i tuoi lavori presenti nel tuo libro. Il tuo "studio" è la vita vissuta tra tante tele.
  • Emanuele Zambetta - Santinho, compagno di mille avventure in ambito letterario! Onore al dialetto barese! W i dialetti d'Italia!


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