di Giuseppe Dulcamare

La scrittrice Cinzia Cognetti: «I miei racconti parlano dell'amore e della sua assenza»
MODUGNO - «Con le mie storie voglio parlare di come la vita possa andare comunque avanti, nonostante tutte le “botte” che si è costretti a subire». La 29enne scrittrice modugnese Cinzia Cognetti (nella foto) riassume con queste parole il senso del suo libro d’esordio “Scatole Nere”, raccolta di sei racconti presentato anche all’ultimo Festival del Libro di Torino. L’abbiamo incontrata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando hai deciso di diventare una scrittrice?

Sin da bambina ho avuto una profonda passione per la scrittura e per la lettura: divoravo letteralmente libri dopo libri. Ma la decisione di far sul serio l’ho presa nel 2010, quando ho partecipato con uno pseudonimo al concorso di micro-letteratura “128 Battute”, organizzato da Feltrinelli Editore. In quell’occasione risultai una delle vincitrici, capendo finalmente che avrei potuto concretamente realizzare la mia aspirazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest’anno infatti hai pubblicato il tuo primo lavoro: “Scatole Nere”, una raccolta di sei diverse storie con trame e personaggi legati da un filo comune. Come mai questa scelta?

Pensavo che fosse il miglior modo per esprimere le varie sfaccettature del medesimo tema centrale, cioè l’amore e la sua assenza. I sei protagonisti vivono vite che tra loro non potrebbero essere più diverse, ma è simile il loro senso di abbandono e di smarrimento dopo aver perso qualcosa. Ad esempio Amanda scopre di essere tradita dal marito e sente il suo mondo andare in frantumi, mentre Said è andato via di casa e si trova a essere immigrato in una nazione straniera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nonostante si parli di storie drammatiche la tua opera può essere definita “positiva”…

Sì, tutti i personaggi hanno voglia di ritrovare l’amore, gli affetti: non si perdono d’animo. Il messaggio del libro è proprio che la vita continua sempre, nonostante tutte le insoddisfazioni e i traumi che si è costretti a subire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quanto c’è di te in ciò che scrivi?

Ho inserito qualche dettaglio legato a me in ogni storia, ma nessuno dei fatti del libro mi ha mai visto protagonista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non utilizzi molto la forma del dialogo all’interno dei racconti…

No, cerco di evitare il discorso diretto, preferisco che siano le vicende a “parlare”. Un po’ come avviene nelle opere dei miei scrittori preferiti: Tolstoj, Dostoevskij, Sartre e Camus. Penso anche che la scelta di usare molti personaggi maschili sia dovuto al fatto che ho da sempre preferito romanzi scritti da uomini. Cosa che però compenso regalando alle mie protagonista una forte voce femminile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché hai scelto come titolo “Scatole Nere”?

Perchè la “scatola nera” di un aereo è la metafora dei ricordi, che nel caso dei miei personaggi rappresenta un qualcosa di incombente, che amplifica le loro perdite. Ma d’altra parte la scatola nera è anche il punto da cui ripartire, ricostruendo una storia: registra il passato e trasmette le testimonianze della vita, senza disintegrarsi.


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  • Tina - Bravissima scrittrice, un libro che lascia il segno. Complimenti Cinzia


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