di Elena Lisco

Sabrina Monno: «Le mie poesie una cura per chi abusa della propria immagine»
BARI - «Scrivo per risvegliare tutti coloro che abusano della propria immagine sui social network». Parole della 21enne barese Sabrina Monno (nella foto di Vito Signorile), studentessa del Dams di Bologna che, dopo due cortometraggi e una prima raccolta di poesie dal titolo “Inferno”, ha pubblicato lo scorso giugno la sua seconda raccolta: “La bulimia dell’immagine”. L’abbiamo incontrata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

“La bulimia dell’immagine”: ci spieghi il significato del titolo?

Riassumerei il concetto così: l’abuso di una certa immagine che diamo di noi stessi. Mi spiego meglio: oggi tendiamo a identificarci esclusivamente come “immagini”, cioè maschere che riversiamo sui social network, nostre rappresentazioni abbellite che derivano da continui stimoli esterni come pubblicità, riviste e cinema. Convivendo con questa situazione però, non ricordiamo più chi siamo davvero al di fuori di Internet.  Ciò crea un grande disagio di fondo: si tenta quindi di risolvere il conflitto interiore che si crea “ingurgitando” con voracità sempre più “figure” di se stessi fino al punto di star male, e diventare, appunto, “bulimici”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché hai scelto di scrivere su questo tema?

Perché anch'io in passato ho sofferto di questa “malattia”. Oggi la mia volontà è quella di denunciarla, risvegliando e curando tutti i “bulimici”, per farli tornare, come direbbe il regista svedese Ingmar Bergman, “a essere” e non semplicemente a “sembrare di essere”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come si articola la tua raccolta?

Può essere suddivisa in due momenti: prima e dopo Bologna. La parte iniziale riguarda molto i primi amori e le esperienze adolescenziali. La seconda è incentrata sulla vita da fuorisede e sulla gente incontrata in contesti variegati. In questi anni, nella città emiliana, ho conosciuto persone fantastiche, così uniche che mi è sembrato quasi un gesto naturale scrivere di loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sembri molto legata a Bologna…

Lo sono infatti, tanto che le ho dedicato una poesia presente nell’opera: “Città rossa”, ispirandomi tra l’altro alla canzone “Bologna” di Francesco Guccini. Camminando sotto i portici, di notte, pensi davvero di poter incontrare Baudelaire mentre beve dell'assenzio. Bologna è una città decadente, come potrebbe non stimolare? Lì non si è più incompresi, proprio perché "l'unicità" è ricercata e incoraggiata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Bari invece ti ha ispirato in qualche modo?

Non proprio: Bari mi è sempre stata stretta. In Puglia la maggior parte di coloro che conoscevo trovava ridicolo il mio sogno: mi dicevano che sarebbe stato meglio scegliere un altro lavoro e che scrivere o fare cinema non mi avrebbe portata da nessuna parte. Ero (e sono) una sognatrice e purtroppo questi “consigli” non li ho mai accettati. Ancora oggi non so se sarei capace di dedicare qualche verso alla mia città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A chi si rivolgono le tue poesie?

Parlo di un universo composto da giovani, quindi loro potrebbero ritrovarcisi maggiormente. Tuttavia a dicembre ero tra i finalisti del "Premio Wilde" per la poesia e ho ricevuto complimenti anche (anzi soprattutto) da persone adulte: hanno affermato di essere state travolte dai miei versi. Riflettendoci, la “bulimia dell'immagine” è una realtà che viviamo tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre alla scrittura ti sei dedicata alla regia…

Il cinema in verità è il mio primo amore, infatti studio al Dams per diventare regista. Nel 2011 il mio cortometraggio "L'irrealtà reale" fu selezionato a "L'altro corto film festival" di Roma. Recentemente ho girato un documentario dal titolo "Ti amo...neanche io" che ho potuto presentare anche a Bari, nella Mediateca regionale. Ora sto lavorando al mio ultimo progetto, un cortometraggio che si intitola "Il puro e l'impuro".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?

Per quanto riguarda la letteratura il mio idolo è Elfriede Jelinek. Ha una padronanza del linguaggio straordinaria e non ha paura di colpire e far “star male” il lettore. Questa è una qualità che apprezzo molto. Dal punto di vista cinematografico invece il mio punto di riferimento è il già citato Ingmar Bergman: a lui ho dedicato anche una poesia della raccolta ("Figli"). Il cinema, il teatro e la saggistica di Bergman sono da sempre una guida per me: lui riusciva a creare immagini distruggendole allo stesso tempo.


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