di Stefania Buono

Mariana Virginia Scavo: «Nel mio libro reinterpreto con leggerezza l'Inferno di Dante»
BARI – Da Pasolini a Fellini, passando per Walt Disney, sono in tanti gli artisti che hanno cercato di attualizzare e riscrivere in chiave moderna il massimo capolavoro della letteratura di ogni tempo: La Divina Commedia di Dante Alighieri. Nel suo piccolo anche una 27enne studentessa barese ha ripercorso la discesa verso gli inferi compiuta dal Sommo poeta e con grande sorpresa il suo scritto dal nome “Teresa all’inferno” pubblicato nell’aprile scorso sta riscuotendo un discreto successo. Lei si chiama Mariana Virginia Scavo (nella foto). Abbiamo parlato con lei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da dove nasce l’idea per “Teresa all’inferno”?

Coltivo la passione per Dante da tantissimi anni, l'ho sempre considerato un modello e ho iniziato l’Università sperando di dedicarmi soprattutto ai suoi testi. In questo senso quattro anni fa ho preparato un esame, “sociologia della letteratura", che si concentrava su tutti coloro che avevano provato a imitare lo stile del poeta. Mentre mi trovavo un giorno in biblioteca per studiare questa materia ho provato a stendere qualche verso in stile dantesco. Ho fatto poi leggere le righe al mio professore e lui mi ha incoraggiato a continuare: da un semplice esperimento era venuta fuori la prima terzina del mio libro. Da lì in poi è iniziata la composizione di "Teresa all'inferno", e ci sono voluti circa tre anni per concludere il testo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di che cosa tratta il tuo libro e come si compone?
 
Nella forma è un prosimetro, perché alterna un capitolo in prosa a un canto in terzine incatenate con versi endecasillabi. Nella parte lirica la protagonista Teresa affronta il viaggio in un inferno nuovo, dove vengono puniti personaggi illustri che agli occhi della gente comune si sono macchiati dei cosiddetti vizi capitali. E’ chiaramente una rivisitazione della Divina Commedia in chiave decisamente più moderna e semplice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facci qualche esempio di personaggio famoso che hai deciso di sbattere negli inferi.
 
Nel canto dei "lussuriosi" cito Maria De Filippi, Maurizio Costanzo e Simona Ventura, simboli di una categoria che ha fatto del trash televisivo “pornografico” la sua professione (composto da emozioni a basso costo,  sessualità in svendita e dibattiti non costruttivi a suon di urla). Nel cerchio degli avidi invece ho inserito papa Benedetto XVI perché non ho condiviso il tipo di immagine ostentata che dava di se stesso: molto spesso tendeva a mettere al primo posto i gioielli e la ricchezza e non la sua azione pastorale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il testo come detto comprende anche una parte in prosa…
 
Si. Qui viene raccontato l'inferno terreno vissuto dal fratello di Teresa, Ernesto, anche lui protagonista del mio libro, che tenterà il suicidio dopo aver vissuto un’esperienza amorosa traumatica. Le due parti del racconto sono però intrecciate tra loro e i due finali si spiegano a vicenda.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dante aveva una guida, Virgilio. Anche Teresa ne ha una?
 
Certamente. Si chiama Daniel M. Cimavadio, un nome non casuale che ha contemporaneamente tre significati: primo tra tutti è l'anagramma di "la Divina Commedia", in più Daniele M. è il professore universitario che mi ha incoraggiato a proseguire nella scrittura e infine il termine Cimavadio significa "andare verso la cima", obiettivo del viaggio di Teresa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
C’è una chiave di lettura nel tuo libro, un messaggio che vuoi trasmettere?

Nella parte in prosa del libro Ernesto vive tre diverse tipologie d’amore: l’amicizia con Davide, la passione amorosa per Vanessa e il legame affettivo con sua sorella Teresa. Le prime due forme d’amore si rivelano però essere molto egoiste e non fanno altro che nuocere il protagonista, mentre l’ultimo rapporto citato è al contrario puro e veritiero. Il messaggio che ho voluto trasmettere dunque, è che a prescindere di quale sia la nostra fede o le nostra credenza religiosa, alcune esperienze che viviamo possono condurci pian piano verso il peccato e, di conseguenza, verso gli inferi e perciò per poterci salvare dobbiamo essere capaci di riconoscere le forme di amore e di affetto più semplici e genuine, che salvano e non condannano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In definitiva, a parte la tua passione per Dante, perché hai voluto riproporre l’Inferno in chiave contemporanea?
 
L’ho fatto per una mia esigenza di ordinare il mondo attuale da un punto di vista, il mio, che sia chiaro non è assoluto. L’epoca in cui ha vissuto il poeta è diversa dalla nostra, oggi c’è molto più egoismo e materialismo e il modus operandi cristiano non occupa più una posizione centrale come un tempo e quindi anche l'inferno assume sfaccettature diverse. Ovviamente so che ho assunto un compito molto pretenzioso, del resto chi sono io per giudicare: perciò ho cercato di rivedere l’opera dantesca in maniera leggera, senza presunzione.


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