di Nicola De Mola

La compagnia teatrale
CONVERSANO - Dare la possibilità a chiunque abbia la passione per il teatro e lo spettacolo di provare l’ebbrezza del palco, senza necessariamente partecipare a un corso o superare un casting. È questo l’obiettivo di “Vissi d’Arte”, associazione di promozione culturale nata quasi casualmente a Conversano poco più di due anni fa dalla necessità di mettere in scena uno spettacolo teatrale, per iniziativa di quattro giovani con la passione per il teatro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per farci raccontare l’esperienza di questo gruppo di artisti con all’attivo già tre spettacoli originali (vedi foto galleria) e con un altro in arrivo, abbiamo intervistato uno dei suoi fondatori, il 34enne Biagio Resta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Come è nata l’idea di dar vita alla vostra associazione?

Più che dalla voglia di mettere su una compagnia teatrale, “Vissi d’arte” è nata per la “necessità burocratica” di mettere in scena uno spettacolo. Detta così sembra una forzatura, ma in realtà non lo è.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Spiegaci meglio…

Per più di 10 anni ho lavorato come scenografo e aiuto regista in diversi spettacoli, ma quando ho deciso di studiarne uno tutto mio (“Amore e Psiche”), era necessario che creassi un’associazione per portarlo in scena, perché da privato cittadino non avrei potuto farlo. Così, il 12 dicembre 2011 io e gli altri tre soci fondatori (mio fratello Giuseppe, Francesco Paolo Pipoli e Pamela Giotta) abbiamo deciso di “metterla al mondo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Il vostro nome prende spunto dalla lirica, dalla Tosca in particolare, e non dal mondo del teatro: come mai?

Era il periodo in cui dovevamo sceglierci un nome quando, dopo tante ipotesi che non ci convincevano molto, fummo folgorati dall’opera di Giacomo Puccini e dal concetto di “vivere d’arte e per l’arte”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quanti siete in tutto?

Non siamo una compagnia o una scuola con un numero di persone prestabilito. Ovviamente c’è un nucleo di “fedelissimi”, ma la filosofia dell’associazione è quella di raccogliere passioni: chiunque voglia partecipare ai nostri spettacoli può farlo, senza necessariamente avere un curriculum da attore o ballerino professionista. L’importante è che abbia una caratteristica fondamentale: la voglia di fare spettacolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Quindi le vostre rappresentazioni hanno interpreti sempre diversi?

È così, per esigenze di copione o per altri motivi si ha sempre un ricambio. Una stima abbastanza attendibile di tutti coloro che hanno collaborato con noi dal primo spettacolo a oggi è di circa 100 persone (tra attori, ballerini, performer, truccatori e fotografi) di età compresa tra i 5 e i 60 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Come riuscite a realizzare i vostri spettacoli, avete degli sponsor?

No, ci autofinanziamo: scenografie, oggetti di scena, costumi, maschere, trucchi, vengono interamente realizzati da noi. In questo modo siamo riusciti a portare in scena, con inaspettati e piacevoli riscontri da parte del pubblico, già tre spettacoli originali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
Raccontaceli un po’…
 
Il primo è stato “Amore e Psiche”, tratto da “Le metamorfosi” di Lucio Apuleio con adattamenti miei e di Francesco Paolo Pipoli, che è stato sicuramente il più emozionante. Ricordo ancora la prima nell’Anfiteatro Belvedere di Conversano, quando a vederci c’erano più di mille persone. Poi c’è “Lui, il brutto anatroccolo”, il più introspettivo, nel quale affrontiamo il delicato tema del “diverso” a 360 gradi (un diverso, fisico, sociale, religioso e sessuale), adattando la fiaba di Hans Christian Andersen a un contesto teatrale. L’ultimo è “Il sangue di Bacco”, presentato per la prima volta lo scorso novembre tra le mura megalitiche del monastero di San Benedetto, sempre a Conversano, con cui portiamo in scena gli antichi rituali dei Baccanali, coinvolgendo il pubblico tra allegria e tanta musica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ultimamente, però, avete deciso di proporre anche qualcosa che si discosta un po’ dal teatro…

Sì, è la cerimonia del tè che organizziamo almeno una volta al mese nella sede della nostra associazione. L’idea è nata all’inizio di quest’anno grazie a Mery Curci, una ragazza che si è affacciata da poco in associazione. Si tratta di un modo alternativo e disimpegnato, aperto a chiunque voglia prendervi parte, per conoscerci più da vicino partecipando a una piccola rappresentazione di un rito antichissimo, tutt'oggi praticato in Giappone, dietro al quale si nasconde una vera e propria filosofia di vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Dove vi esibite di solito?

I nostri spettacoli, che spesso sono connessi anche a concorsi fotografici che ne richiamano il tema, vengono messi in scena in teatri o all’aperto, in location anche non convenzionali che magari risaltano il patrimonio artistico e culturale di Conversano. Ci siamo limitati sinora al nostro paese, ma vogliamo esibirci anche fuori, magari proponendo alcune repliche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Dopo “Il sangue di Bacco” che cosa state preparando?

Stiamo per partire con un nuovo grosso lavoro che dovrebbe andare in scena in estate. Il suo nome è ancora top secret, ma il cast è quasi al completo e da febbraio cominceremo con le prove. Come un bambino che muove i primi passi, abbiamo ancora tanto da imparare, ma anche tanta voglia di fare e di esplorare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Qual è il messaggio che “Vissi d’arte” intende trasmettere al pubblico?

Se ci sono voglia e passione, tutto si può realizzare superando anche le difficoltà. Oggi è difficile trovare sponsor o qualcuno che ti supporti economicamente, ma questo non ci ferma perché vogliamo regalare bei momenti, spensieratezza e la nostra arte. Perché l’arte va condivisa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il trailer dello spettacolo "Il sangue di Bacco":



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