di Francesco Sblendorio

Patrimonio artistico: «Lecce non è più bella di Bari», ma nel capoluogo vince la speculazione
BARI –“Abbiamo un grande patrimonio ma non lo sappiamo sfruttare”. È una delle frasi più ricorrenti quando si parla dei beni culturali a Bari e provincia, una terra che secondo molti potrebbe vivere soprattutto di turismo, ma ancora incapace di valorizzare appieno i propri tesori artistici. Una visione condivisa anche dalla professoressa Domenica Pasculli Ferrara, docente di Storia dell’arte regionale all’Università di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Professoressa Pasculli, come giudica lo stato di conservazione dei beni culturali a Bari e provincia?

Troppo legato alle esigenze della speculazione, soprattutto edilizia. Prendiamo il centro di Bari. La planimetria a scacchiera del quartiere murattiano rientra a pieno diritto nel patrimonio artistico della città. Basti pensare che presenta la stessa struttura del quartiere storico di Barcellona. Eppure dagli anni ’70 i palazzi storici vengono puntualmente lasciati in stato di abbandono, fino al momento in cui si decide di abbatterli. È tutto un progetto orientato alle esigenze dell’edilizia di massa. In questo modo si procura uno sfregio non solo al singolo palazzo, ma al valore corale della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Cosa si è fatto per rimediare?

Il ministero per i Beni culturali, attraverso la Soprintendenza ai beni architettonici e del paesaggio, ha previsto il vincolo paesaggistico sui rioni più importanti di Bari: la città vecchia, il quartiere murattiano, Libertà e Madonnella. Si tratta di un provvedimento teso a salvaguardare ogni edificio ritenuto storico e con almeno 70 anni di età.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi il problema della scarsa attenzione per gli edifici storici è in via di risoluzione?

Purtroppo no, perché recentemente il vincolo paesaggistico è stato ancora oggetto di un duro confronto tra i suoi promotori e i suoi detrattori. In sua difesa erano schierati molti professori universitari di Storia dell’arte e di Storia dell’architettura e alcune associazioni come Italia Nostra, Fai (Fondo ambiente italiano), Associazione in difesa del verde e dei giardini storici. Contrari al vincolo sono invece l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e alcuni esponenti dell’Ordine degli Architetti che lo giudicano troppo restrittivo per le esigenze dell’edilizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Risultato del dibattito?

Diciamo che ci si è venuti incontro. La Regione per esempio ha concesso l’utilizzo di alcune tipologie “moderne” di infissi nelle opere di restauro, ma è stata respinta la richiesta dell’Anci di revocare completamente il vincolo, trattandosi di un’emanazione del Ministero. Per fortuna il vincolo ha avuto validi sostenitori come l’architetto Salvatore Buonuomo, l’ingegner Francesca Pace dell’Ufficio tutela del territorio della Regione Puglia e l’assessore regionale al territorio Angela Barbanente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tutto questo conferma che la Puglia è più indietro delle altre regioni nella valorizzazione del proprio patrimonio?

Sicuramente ciò che accade a Bari è simbolico di un certo degrado. Però non bisogna generalizzare. Come ci sono regioni che stanno meglio della nostra, penso a Toscana e Umbria, ce ne sono anche altre che stanno peggio, come la Campania. In alcuni centri della provincia di Bari sono tenute molto bene le zone extra-moenia, fuori dalle mura storiche. Credo che i vincoli paesaggistici vadano estesi a tutta la regione. Invece in Capitanata e sul Gargano, per esempio, le pale eoliche distruggono un paesaggio che non avrebbe nulla da invidiare a quello umbro o toscano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I centri storici pugliesi in particolare potrebbero essere una calamita per i turisti, ma spesso sono completamente abbandonati. Qual è il problema?

Più che altro sono maltrattati. Polignano ha un centro storico eccezionale, a picco sulla scogliera, ma è vittima di una moda degli ultimi anni. Si pensa che riportare a vista le pietre degli edifici storici ne aumenti il pregio e quindi si continuano a scorticare i palazzi del ‘600 e del ‘700. Dimenticando che l’intonaco ha una funzione protettiva oltre che estetica. È il fenomeno della “ruderizzazione” che sta trasformando Polignano da città bianca a città color pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci sono invece esempi positivi?

Trani. Pur essendo un grosso centro, si riesce a tenerlo molto bene. E poi Lecce che salvaguarda il suo barocco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ecco, il Salento, dove ogni piccolo comune sembra impegnarsi al massimo nella cura delle proprie opere d’arte. C’è più attenzione alle salvaguardia del patrimonio artistico in quella zona piuttosto che nel barese?

Lecce di per sé non è più bella di Bari. Ma i salentini hanno più sensibilità per il loro patrimonio, considerano i palazzi e le chiese parte della loro cultura. A Bari invece si fa fatica a fare accettare un vincolo che difenda le opere d’arte. Sul desiderio di fare della città un centro turistico, prevalgono ancora gli interessi e la speculazione.


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