di Barinedita

I primi soci, la sede di via Bovio, le coraggiose battaglie: la storia trentennale dell'Arcigay Bari
BARI – È la più importante associazione di promozione sociale e difesa dei diritti LGBTQI, fondata a Palermo nel 1980 e da allora attiva con numerosi circoli in tutta Italia. Parliamo di Arcigay, realtà che dal 1991 è in prima linea per la tutela della comunità anche a Bari, con una lunga storia fatta di coraggio, assistenza e impegno. Oggi il circolo del capoluogo pugliese, chiamato “L'arcobaleno del Levante”, si riunisce negli ambienti della “Casa delle donne del Mediterraneo”, in piazzetta Sant’Antonio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma quali sono le sue origini?

Il comitato barese nacque nel 1991, intitolato inizialmente a Giovanni Forti, giornalista morto di Aids. Si trovava inizialmente a Poggiofranco e contava pochissimi iscritti. In quell’epoca il coming out del resto era una parola ancora sconosciuta: erano pochissimi coloro che dichiaravano la propria omosessualità. Tra questi Lorenzo De Santis, detto “Varichina”: il primo gay che cercò di affermare la sua identità tra gli insulti dei concittadini.   

A segnare la svolta per l’Arcigay barese fu Richard Lee che, trasferitosi in città da qualche anno, si avvicinò all’associazione con l’intento di portare la sua esperienza. «Sapevo di poter aiutare – ci racconta Richard –. Avendo fatto attivismo fin da ragazzo prima in Australia e poi a Londra, conoscevo la linea politica da seguire e i modi per attirare le persone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il 1992 segnò anche l’ingresso nel circolo di Carla Dedola, prima presidente di sesso femminile del circolo. «Quando arrivai – ricorda - io e la mia compagna eravamo le prime due donne che vi si fossero mai viste in associazione. Anzi, all’inizio ci guardavano pure un po’ male».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alla fine dell’anno la federazione barese di Rifondazione Comunista offrì ad Arcigay la sede in via Bovio 12. Disponendo di spazi più ampi e nuove risorse, il sodalizio si ingrandì accogliendo progressivamente altri soci e simpatizzanti. Aderì anche alle iniziative di Arcigay Donna, compagine interna alla rete nazionale nata allo scopo di ottenere riconoscimento sociale e politico per la comunità lesbica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per trovare soci il comitato puntò sulla visibilità. Negli anni 90 come detto erano ancora pochi coloro che avevano il coraggio di esporsi pubblicamente, temendo ripercussioni sociali e famigliari a causa dei pregiudizi e del clima ostile verso la comunità gay. Richard e Carla erano tra i pochi attivisti a vivere apertamente la propria omosessualità al di fuori delle attività di Arcigay.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Far conoscere l’associazione non era sufficiente – riferisce Dedola –: era necessario mostrare alle persone chi c’era all’interno, informarle che esisteva un luogo sicuro dove ritrovarsi e sentirsi accolte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A tale scopo le prime iniziative promosse furono l'istituzione di uno sportello di consulenza psicologica gratuita e l’introduzione del counseling telefonico per giovani in difficoltà. Nel 1993 inoltre Arcigay Bari partecipò ad alcune trasmissioni televisive e radiofoniche locali nelle quali raccontava al grande pubblico l'operato del comitato e discuteva di omosessualità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il passo successivo fu trovare dei luoghi di socializzazione dove rinsaldare il gruppo attraverso il divertimento. Centro nevralgico divenne la Taverna Vecchia del Maltese in via Netti, dove ogni venerdì venivano organizzate delle serate ludiche di vario genere vitali per l'autofinanziamento del circolo. «Erano molto frequentate, soprattutto dagli studenti universitari – ricorda oggi Lee –. Alla Taverna sono nati amori e amicizie di una vita intera».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altri locali di forte interesse erano il Kyb e il bar del teatro Kursaal, dove lavoravano diversi volontari del circolo e nei quali la comunità si riuniva prima di andare in discoteca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La movida notturna invece si concentrava in estate al Narciso, in zona Fiera del Levante, e al Why-Not? di Triggiano, con serate per sole donne ogni domenica. Mentre in inverno si spostava al Camelot di Mungivacca. Fra gli eventi degni di nota si distinse la prima festa dell'orgoglio omosessuale, che si tenne il 28 giugno 1993 a Ville Lumiere, in corso De Gasperi: una festa totalmente a spese del circolo, con cibo e decorazioni preparati a cura dei soci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un altro fronte d'impegno civile riguardò la prevenzione dell'infezione da Hiv. Nel dicembre 1992 Arcigay allestì assieme al Cama (Centro assistenza ai malati di Aids) degli infopoint che distribuivano opuscoli e preservativi gratuiti al Policlinico e nelle zone di maggiore affluenza della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il comitato si dimostrò attivo anche dal punto di vista culturale. Dal maggio 1993 curò la pubblicazione di un giornale mensile, "Rumori Molesti", prodotto “artigianalmente” e distribuito in tutta Italia: si occupava non solo di casi di cronaca rilevanti per la comunità ma anche di rubriche culturali e concorsi di scrittura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1994 inoltre il circolo portò per la prima volta al Sud il Torino LGBT Film Festival, allestendo una serie di appuntamenti al cinema Fantarca del quartiere San Paolo. Intensa fu anche la collaborazione con l'associazione Anarres con cui venivano organizzate feste di autofinanziamento, cineforum ed eventi informativi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grazie a tutti questi sforzi Bari divenne un punto di riferimento per buona parte del Sud Italia, dal quale altri centri pugliesi e non trassero ispirazione per fondare il proprio circolo. «Tutte le città volevano un comitato perché sapevano che noi esistevamo ed eravamo felici – conclude Lee –. E negli anni siamo riusciti a creare un luogo fisico ed emotivo dove tutti gli omosessuali possono sentirsi liberi di essere sè stessi».


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