di Pia Colucci

Dallo "slavo" Ladisa al "greco" Straziota: quando i cognomi provengono dai popoli stranieri
BARI – Spano e Calò? Hanno provenienza greca. Rossiello? Ebraica. Lopez ed Erriquez? Sono spagnoli. Gadaleta? È normanno. Sì perché i cognomi non derivano soltanto da appellativi, aggettivi e mestieri, ma nel caso di una città come Bari, che nei secoli è stata “aperta” a svariate dominazioni, traggono la loro origine anche dalla presenza in Puglia dei popoli stranieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per scoprire le radici di alcuni dei nomi familiari più diffusi nel capoluogo e in generale in Puglia, abbiamo chiesto aiuto a  Vito Ricci, statistico ed esperto di storia medievale, che nei suoi studi ha dedicato ampio spazio all’onomastica (dal greco onomastikḗ “arte del denominare”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi molti cognomi baresi derivano dai popoli giunti qui nel corso dei secoli…

Sì, sono tanti i cognomi che indicano una provenienza geografica specifica, soprattutto riguardante l’area del vicino Est Europa. Ad esempio Albanese trae chiaramente origine dal Paese che si trova di fronte alla Puglia e Ladisa ha radice slava (da ladisio, “signore armonioso”). Anche Corvasce, nome comune soprattutto a Barletta, arriva dai Balcani: hrvatski in lingua serbo-croata significa letteralmente “croato”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Popoli dell’Est che hanno portato in Puglia anche numerosi schiavi…

Infatti un cognome molto frequente è Schiavone, che veniva affibbiato ai servi o a gente che giungeva dai Balcani. Del resto l’antico nome di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, era San Vito degli Schiavoni e questo perché fu abitata da migranti dell’Est Europa che formarono una colonia nei pressi di un casale. Anche cognomi come Lomoro e Loschiavo (diffusi ad esempio nell’ex frazione barese di Carbonara) sono caratterizzati da uno status sociale ben definito, con particolare riguardo verso Lomoro, che sta ad indicare probabilmente schiavi di pelle scura provenienti dalla regione turca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E poi c’è la Grecia…


È un Paese che ha influenzato notevolmente la cultura pugliese in vari periodi della storia. Greco, Calò (da kalos, “buono”), Spano (da spanós, “glabro”, “sbarbato”) e Polito (da polis, “città”), sono lasciti evidenti delle dominazioni elleniche. Straziota invece, cognome specifico di Bari, è un termine proveniente da stratiótēs, che significa soldato. Gli stratioti erano artigiani e contadini chiamati alle armi dall’esercito bizantino. Bari infatti fu sede del Catepanato (massima rappresentanza politica dell’Impero) dall’876 al 1071, anno in cui i bizantini furono sconfitti dai Normanni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i cognomi “portati” dal popolo vincitore giunto dal Nord Europa ricordiamo Gadaleta. Gaida infatti in lingua longobarda significa “punta della freccia” e lait, in francese arcaico, “mortale”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Molto breve è stato invece il governo saraceno a Bari (dall’847 al 871). È vero che Morisco è un nome arabo?

Designa effettivamente un saraceno (da moresco, ovvero “moro”, di pelle scura), ma non deriva dalla dominazione araba bensì da quella spagnola: venivano infatti chiamati così i musulmani diventati sudditi della Spagna. Anche Lopez ed Erriquez sono cognomi collegati a quella penisola iberica che ha condizionato notevolmente la storia del Sud Italia a partire dal 500.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non solo egemonie però: anche l’oppresso popolo ebraico ha dato il suo contributo all’onomastica pugliese.    

Certo. A metà del 400 la Puglia è stata territorio d’insediamento da parte degli Ebrei Sefarditi in fuga dai territori spagnoli, a causa delle persecuzioni razziali perpetrate nei loro confronti. Trani ad esempio, con il suo grande "ghetto", ha rappresentato un importante fulcro della presenza giudaica. E cognomi come Rossiello (da Rossellus) e Mayr appartengono proprio a importanti famiglie bitontine di origine ebraica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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  • Francesco Quarto - La consulenza di Vito Ricci è indubbiamente peziosa, io mi permetto di suggerire altre fonti e autori dove il curioso ppotrà trovare elementi di antica "toponomastica" cittadina. Intanto i volumi del Codice Diplomatico Barese e Pugliese, poi con un salto di secoli i volumi di Vito Melchiorre dedicati al Libro Rosso e alle deliberazioni decurionali. Guarderei pure la rara opera di Scipione Cardassi dedicata alla carestia del 1607 e i manoscritti di Francesco Lombardi, tra cui il "Regimento" della città di Bari. Personalmente ho editato e pubblicato gli utimi due autori. Saluti!!! Francesco Quarto
  • Giuseppe C. - Bell'articolo che svela informazioni che difficilmente sarebbero reperibili. Mi ermetto di aggiungere che Lopez ed Erriquez oltre ad essere come avete scritto di origine spagnola, sono anche di derivazione ebraica. La verifica è facile da effettuarsi su un qualunque sito sul tema.
  • Vito Petino - A BARI E NEL RESTO D'ITALIA, CON QUALCHE PROPAGINE PLANETARIA, SIAMO IN POCHI MA BEN CONSERVATI. LE RADICI DEL CASATO SINO A OGGI RIVELATE, CHE PROVENGONO DALLA GENS FULVIA LATINA DEL TUSCULUM, RISALGONO A CIRCA 2400 ANNI ADDIETRO. Questa la Storia... PERCHÉ 2400 ANNI CAPITOLO PRIMO QUINTO E QUARTO SECOLO AC - Repubblica gio 25.6.2020 h 21.33 Il lavoro del mio studio professionale mi ha tenuto impegnato sino al 2009, anno della pensione. Anche se in maniera molto meno stressante, ho comunque continuato a espletare pratiche sino a 73 anni. Nella libreria di famiglia il “librone”, come l’ho chiamato sin da ragazzo, che poi mio nonno mi lasciò in punto di morte, ha sempre avuto il posto d’onore. Ma per mancanza di tempo non sono mai andato oltre la lettura della prima pagina. Nel dicembre del 2009 quelle poche righe che sapevo ormai a memoria m’han fatto nascere l’idea del gruppo su FB, che nominai con poca fantasia PETINO GROUP, con la concreta speranza, visti i tanti Petino che mi passavano sotto gli occhi sul social (addirittura facendo amicizia virtuale anche con Kadeem Petino, africano di colore con papà italiano, ma che da tempo non riesco più a rintracciare), con la speranza dicevo di raccogliere documentazione che dimostrasse le nostre origini. Così mi sono impegnato a iniziare quella raccolta con ricerche poco fruttuose sulle prime. Ogni documento lo postavo nel gruppo. Essendo però minima la documentazione, pian piano ho cominciato a disertare quel gruppo, sino a quando le ricerche si son fatte più intense e i ritrovamenti più sostanziosi. Ho attinto soprattutto da quella biblioteca di famiglia, nel frattempo divenuta più ricca, i cui libri, volumi e tomi, insieme a quelli di mio fratello Michele, oggi superano di gran lunga le 3000 unità, leggendo e prendendo appunti in maniera famelica da queste fonti: dodici volumi di Tito Livio sulla Storia di Roma, Tacito, Polibio, GDE dell’Utet, Rizzoli Larousse, Montanelli e Gervaso con la loro Italia dei secoli bui. Mio fratello ha reso più chiaro il medioevo dei Petino con ricerche araldiche certificate dalla Vallardi Editore, poi ratificate dai volumi di autori ottocenteschi rintracciati sul web, i quali nella storia di città marchigiane citano gli stessi Petino e le loro gesta. Notevoli quelle relative al Castrum Petino e proprietà circostanti, tra cui un Castello e piccoli borghi sulle falde del monte Petino; proprietà che Federico II tolse ai Petino, che ricorsero all’aiuto dell’esercito di papa Innocenzo IV. L’esercito papalino, sconfitto l’esercito imperiale, riconsegnò le proprietà ai Petino, che in pratica erano i fedeli feudatari dello Stato della Chiesa. Quando i documenti sono diventati abbastanza numerosi, ho deciso di pubblicarli e qui mi sono accorto che la vecchia pagina di FB non si apriva più, spingendomi di conseguenza ad aprire l’attuale gruppo, CASATO PETINO 2400 ANNI DI STORIA ITALICA dove tutta la documentazione storica rintracciata è stata depositata, nuovo gruppo in pochi giorni frequentato da parecchi iscritti, a cui dedico la documentazione in mio possesso. Ho da fare, anzitutto, alcuni chiarimenti iniziali per spiegare come si arriva alla storica cifra del nostro Casato. Intanto sapete che in latino il “cognomen” si declinava come fosse un aggettivo, pertanto avremo le quattro versioni, femminile, maschile, singolare, plurale. Nei libri di autori antichi da me analizzati ho, dunque, trovato Petina, Petino, Petine, Petini; situazione che è andata normalizzandosi con l’avvento della comune lingua italica, che ha reso unico il Casato sotto il cognome Petino. Errori anagrafici di qualche vocale o consonante sono stati trascurati, costatando nei periodi successivi che l’originale Petino è l’unico a contraddistinguere l’antico Casato. Ho preso in considerazione solo chi ha portato il cognome Petino, partendo dalla Gens Fulvia, che dal Tusculum, presumibilmente di epoca etrusco-latina con la leggendaria commistione di razze egee fuggite da Troia, si è poi espansa in ogni territorio circostante e col tempo, allontanandosi sempre più a raggiera, anche in altri paesi,. È interessante notare che il nostro DNA è composto da elementi greco-etrusco-latini. Quanto ai nomi, contrariamente all’uso borbonico di chiamare il primo figlio col nome del proprio padre, molto in uso al sud, almeno sino a qualche decennio fa, nell’antica Roma al primo figlio veniva dato lo stesso nome del padre, anticipando gli statunitensi di oltre duemila anni con i loro “senior” e “junior”. Mi sono imbattuto nel primo Petino scritto a chiare lettere, e precisamente Marco Curvo Petino 305 a.c., console della repubblica romana: guerre Sannitiche battaglia di Boviano, e partendo da lui ho calcolato l’anno sin dove, secondo le ricerche al momento possedute, s’insinuano le radici del Casato. Nell’allegato riquadro 5 è riportata la cronologia dei consoli Petino. Si premette che, a norma della legge romana sul consolato, l’età minima richiesta per la nomina era di 42 anni. Pertanto, Marco Curvo Petino nel 305 doveva avere almeno i 42 anni imposti; di conseguenza il suo anno di nascita presumibile è il 347. Ho anche considerato per l’epoca una differenza media di 20 anni tra una generazione e l’altra. Il primo personaggio col prenomen Curvo che si incontra risalendo è quel console del 322 Lucio Fulvio Curvo, presumibile padre del nostro Marco, che non porta lo stesso nome in quanto con tutta probabilità potrebbe essere un figlio successivo al primo. Dunque, Lucio Fulvio, che io nomino III per la presenza più in alto del padre, Lucio Fulvio II, e del nonno, Lucio Fulvio I, entrambi senza nessuna data di riferimento, potrebbe esser nato nel 369, considerando i 20 anni generazionali di differenza dal primogenito nato almeno 2 anni prima di Marco Curvo Petino. In questo caso Lucio Fulvio III sarebbe stato nominato console a 47 anni. Ripartendo dal 369, sempre anno di nascita per presunzione del Lucio Fulvio III, e sempre aggiungendo la differenza generazionale media dei 20 anni fra i Lucio Fulvio II e I, rispettivamente padre e nonno, tutti primogeniti per via dello stesso nome, si giunge all’anno 409 ac, e aggiungendo gli anni dell’era Cristiana siamo al fatidico numero 2429, corrispondente agli anni del nostro Casato. Ma se il calcolo vi sembra fumoso. Lo ripetiamo partendo dal console Marco Fulvio Petino del 299 ac, anche lui almeno secondogenito per via del nome diverso da padre, Gneo Fulvio II, e nonno, Gneo Fulvio I, entrambi elencati proprio sotto i due Lucio Fulvio, sempre nella tabella 5. Marco Fulvio entra in carica a 42 anni, di conseguenza è nato nel 341. Essendo presunto secondogenito e calcolando come nel caso precedente una differenza di 2 anni dall’eventuale fratello maggiore, il padre sarebbe nato nel 363 e il nonno nel 383, a cui aggiungiamo sempre i nostri 2020 anni, per giungere a una storia del Casato Petino antica di 2403 anni. Buona lettura e a risentirci (allegata documentazione storica) … CAPITOLO SECONDO TERZO SECOLO AC – Repubblica (pubblicazione precedente 25/6) mar 7.7.2020 h 19.35 Come già evidenziato nel capitolo precedente, il “cognomen” PETINO viene fuori da una serie dei tanti cognomen confluenti nella Gens Fulvia, una fattispecie di tribù delle tante che popolavano l’antica regione del Tusculum. In questo secolo, dopo il console del 299 ac già citato, Marco Fulvio Petino, si avrà una variazione del cognomen per scelta personale di Servio Fulvio Petino, console del 255 ac insieme al collega Marco Emilio Paolo, con cui condusse vittoriosamente la battaglia navale che concluse la prima guerra punica, con 350 navi in una famosa battaglia nella zona costiera compresa tra i golfi di Hammarmet e Gabes, nei pressi di Capo Ermeo vicino Aspide (cfr. Polibio, libro I, 36 – Storia della Marina di Roma di Domenico Carri 1992_2003 Testimonianze dell’Antichità Fasti navali Libro XII Tomo I). I fasti che seguirono al loro ritorno a Roma fecero inorgoglire tanto Servio Fulvio Petino, che aggiunse al Petino il titolo Nobiliore, forse per prendere definitivamente le distanze dai suoi antenati plebei originari dell’antico Tusculum. Nel tempo i suoi discendenti sostituirono il titolo al loro cognome originario, chiamandosi dopo i nomi propri Nobiliore. Ma il cognome Petino, non si estingue con loro che, comunque, sempre Petino rimangono. Non vi sono più consoli con il solo cognome Petino, sino all’avvento dell’impero. Ma notabili e altre famiglie facoltose romane hanno continuato a portarlo, sino a farlo riemergere solitario anche dopo la caduta dell’impero e, attraverso il medioevo, oltre i secoli successivi. Non sarebbe arrivato a noi, diffondendosi in altre regioni anche d’oltralpe, se così non fosse. E sino a fine secolo non compaiono altri consoli del nostro casato. Esamineremo il secondo secolo ac nel prossimo capitolo, vedendo come siano giunti al consolato i successivi (Petino) Nobiliore. Buona lettura, e se qualcuno rileva delle incongruenze con la documentazione allegata, le segnalasse per poterne discutere insieme (allegata documentazione storica) … CAPITOLO TERZO SECONDO E PRIMO SECOLO AC – Repubblica (pubblicazioni precedenti 25/6 e7/7) mar 21.7.2020 h 20.29 Come abbiam visto nel capitolo precedente il signor Servio Fulvio Petino, console nel 255 ac, per personali ambizioni, volle aggiungere al nostro casato il titolo Nobilior. E da quel momento, col trascorrere degli anni, il cognome Petino finì per essere messo in disparte, ma di riemergere di volta in volta nelle storie personali dei notabili romani, sino a tutto il primo secolo ac, caduta della repubblica romana. Come si evince dal primo quadro allegato, anche qualche Flacco potrebbe discendere dal Petino Marco Curvo, console nel 305 ac. Stessa cosa verificatasi con i Petino poi divenuti Centumali, vedere decimo quadro allegato nel capitolo secondo. Comunque, Petino, Nobiliore, Centumalo o Flacco, tutti alla gens Fulvia appartengono, fermo restando il primato dei Petino sugli altri tre cognomen. E seguendo l’ordine cronologico dei soli discendenti Nobilior, questi i notabili con cariche di rilievo. - Marco Fulvio, edile curule nel 195 ac, pretore nel 193 ac, console nel 189 ac e censore nel 179 ac; la sua storia è contenuta nei quadri secondo e terzo allegati; - Quinto Fulvio, triumviro nel 184 ac; - Marco Fulvio, tribuno militare 180 ac; - Marco Fulvio, console nel 159 ac; - Quinto Fulvio, console nel 153 ac, ma anche destinatario di altre cariche, come quella di censore nel 136 ac; la sua storia è contenuta nei quadri, dal quarto al decimo, allegati; - Marco Fulvio, implicato nelle cospirazioni catiliniane nel 54 ac, primo quadro allegato. E con questi nostri avi sembra chiudersi la parentesi repubblicana, iniziata nel 509 ac. Chiedo sempre la collaborazione di tutti i PETINO iscritti, per verifiche o nuova documentazione che ci segnalerete. Buona serata (allegata documentazione storica) … CAPITOLO QUARTO PRIMO E SECONDO SECOLO DC – Impero (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7 e 21/7) sab 1.8.2020 h 21.45 Il capitolo precedente ha concluso il periodo repubblicano di Roma antica, che in pratica chiude l’arco storico Ante Cristo. Nei primissimi anni dell’Era Cristiana si erge, addirittura a livelli imperiali, la prima delle donne Petino nella storia del Casato. Tantissime donne hanno certamente condiviso con forte personalità i ruoli dei propri padri, fratelli, mariti, figli e nipoti, pur non venendo mai menzionate in documenti storici, in quella società romana a forte impronta maschile. D’altronde più del consueto ruolo di degne compagne di cotali guerrieri non è stato loro consentito, in epoche caratterizzate dal preminente uso delle armi per espandere al massimo le conquiste territoriali di quella che rimane nella storia la più grande potenza di sempre. Dunque nel 4 dc, proprio agli albori dell’impero, Elia Petina (ricordo che il cognomen in latino assumeva le quattro condizioni della declinazione di un aggettivo) sposò Claudio che di lì a poco sarebbe divenuto imperatore, ebbero una figlia, Claudia Antonia. Ma prima che Claudio fosse acclamato imperatore al posto del fu Nerone, avevano già divorziato. Differenze impercettibili con i tempi nostri. Il salto di oltre un centinaio d’anni, senza altri Petino nei ruoli di primo piano, ci apre le porte del secondo secolo. L’ultimo Petino incontrato nel ruolo di console in età imperiale è Quinto Articuleio Petino 123 dell’era volgare, che con il collega Lucio Venuleio Aproniano Ottavio Prisco dettero inizio ai lavori di ricostruzione del Pantheon. Scavi condotti secoli dopo hanno riscontrato la nota bolla impressa sui mattoni refrattari delle fondazioni del Tempio fatto ricostruire da Adriano imperatore, che per legge imponeva alla fucina di produzione di apporre su ogni singolo mattone nome del console e anno di riferimento, la cosiddetta bolla. Altri monumenti avevano la bolla dei due consoli, oltre figuline (oggetti di terracotta) lungo la via Nomentana. Sembra inoltre che il Panvinio, storico del 500, abbia poi ritrovato altri manufatti con i nomi dei due consoli del 123, ma appena variati in Quinto Arrio Petino e Cassio Ventidio Aproniano. Un salto di sei secoli, in cui Petino notabili di un certo rilievo non ve ne sono, ma certamente il Casato non si estingue. Altrimenti oggi ognuno di noi avrebbe altro cognome e non il pregiato Petino, che tanto ci onora. Nel prossimo capitolo illustrerò le nostre vicissitudini dell’alto medioevo, qualche secolo dopo la caduta dell'impero di Roma antica. Correggetemi se trovate incongruenze. Buona serata (allegata documentazione storica) … CAPITOLO QUINTO SETTIMO QUATTORDICESIMO SECOLO – Medioevo (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7, 21/7, 1/8) sab 15.8.2020 h 23.09 La maggiore documentazione relativa al medioevo è stata fornita dalla Antonio Vallardi Editore, di cui si allegano gli attestati. Altri documenti sono tratti da vecchi tomi che fanno cenno al Casato. I Petino continuano a essere presenti e prosperare insieme alla storia d’Italia. Gli antichi centri interessati alla storia del Casato in questo capitolo sono: Novana (attuale Civitanova Marche), Cremona, Montecchio (l’antica Treja), Tolentino, Fermo, Camerino, Firenze, Senigallia, Civitanova, Matelica, Trevi, Spoleto, Foligno, Fabriano, Sanseverino Marche. Riepilogando, nel medioevo i Petino si sono messi in mostra in questo ordine. Le informazioni che seguono sono tratte da fonti araldiche e altro: AVI DEI PETINO - MEDIOEVO VII-XII sec • 750/800 circa, Petino, signori del feudo di Novana, l’attuale Civitanova Marche; • 1188, Homobonus de Petino da Cremona, citato nell’atto di pacificazione fra cremonesi, parmensi e piacentini; • 1192 Gentile Petino cede il Castello di Montecchio; • 1198 Gentile Petino cede il Castello di Isola Sant’Angelo di Montecchio; XIII sec • 30.4.1205, Gentile e Grimaldo de Petino, atto di acquisto del feudo di Tolentino; • 5.5.1225, Marcogualdo Petino, figlio di Gentile, riceve in eredità il Castello di Tolentino; • 1232, Matheo de Petino da Fermo; • 1239, Federico II s’impadronisce con la forza del Castello dei Petino a Tolentino; • 3.6.1243, lo stato della Chiesa riconquista il Castello dei Petino consegnandolo al Comune di Tolentino; • 3.6.1244, sotto Papa Innocenzo IV il Comune di Tolentino stipula atto di convenzione con i Comuni di Camerino e di Montecchio per la difesa del medesimo Castello riconsegnandolo a Jacopo de Petino da Tolentino; la stessa convenzione, ratificata sempre da Papa Innocenzo IV, delimita il Castrum Petini che comprende, oltre al Castello, anche Monte Petini; in seguito il comprensorio diviene Castrum e Curiam Petini a favore Hominibus Petini; • 14.12.1244, i sindaci di Camerino, Tolentino e Montecchio citavano Giacomo da Petino (probabilmente lo stesso Jacopo dell’atto del 3 giugno 1243) davanti al Rettore della Marca di Macerata per una controversia; • 1249 circa, Silvester Nicolaj Bucij de Petino, signore in Firenze, rione della Pigna con sepolcri nella Chiesa dei Santi Quaranta; • 1254, Marcubaldi de Petino da Tolentino; • 1256, atto notarile di Papa Alessandro IV a favore di Jacopo de Petino da Senigaglia; XIV sec • 1308, Malpelo de Petino da Civitanova, capitano sotto lo stendardo dello Stato della Chiesa; • 1334, Rainalduzio de Petino, podestà di Matelica; • 1356, alcuni eredi Petino con atto notarile vendono un terreno in San Severino Marche per pagare debiti. Quali altre scoperte sui Petino, oltre l'imminente scoperta dell'America, ci riserverà il futuro passato? (allegata documentazione storica) … CAPITOLO SESTO QUINDICESIMO E SEDICESIMO SECOLO – Rinascimento (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7, 21/7, 1/8, 15/8) sab 5.9.2020 h 21.47 Il Casato torna a riprendere le sue origini plebee. Le famiglie di notabili diminuiscono. Di contro son tante quelle di gente comune che comincia ad estendersi in ogni luogo della Penisola, soprattutto nel nord Italia. AVI DEI PETINO RINASCIMENTO XV sec • 1401, Paolo Petino; • 1445, Giovanni Andrea Petino, figlio di Paolo; • 1462, Antonio Petino, figlio di Paolo; • 1500, Lorenzo Petino, aromatario; XVI sec • 1502, Angelo Petino, figlio di Antonio; • 1513, Battista Petino, figlio di Antonio; • 1550 circa, fratelli Luca, Tullio, Antonio Petino, nobili; • 1572, Giulio Petino, notaio in Aversa; • 1575 circa, Antonio Petino, conte, la cui famiglia trae le seguenti origini: da Verzuolo, e via via, a Villafranca, Carmagnola, Montanaro, Chivasso, Saluzzo e Cherasco; • 1600 circa, Stefano Petino da Cherasco, figlio di Antonio, conte. Le successive vicende avvicinano i nostri avi sempre di più a noi. Sempre grati se fornirete ulteriori documenti o correzioni a quanto si va raccontando (allegata documentazione storica) ... CAPITOLO SETTIMO DICIASETTESIMO E DICIOTTESIMO SECOLO – Illuminismo (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7, 21/7, 1/8, 15/8, 5/9) gio 8.10.2020 h 20.18 Il cognome Petino, per la seconda volta in duemila anni, subisce una lieve modifica, però nel solo territorio di San Severino Marche e zone limitrofe. Nel primo caso ricordiamo che per volere del console Servio Fulvio Petino, 255 ac, fu aggiunto il titolo Nobiliore al cognome originario, titolo che col tempo dette altra ramificazione al Casato; questa variazione riguardò soltanto i discendenti di Servio Fulvio, gli altri Petino meno noti continuarono fra luci e ombre il loro lungo cammino nella Storia. Nel caso in esame invece tutto nasce da un errore grafico. Nel centro abitato di Sanseverino Marche e borghi limitrofi sorge la divergenza del nome, che in molti documenti viene erroneamente riportato in Pitino. Il documento da cui ha origine l’errore è la pergamena, che si allega, scritta a mano probabilmente da un frettoloso impiegato d’anagrafe, relativa a un censimento nel Comune di San Saverino sotto il pontificato di Papa Clemente X verso la fine del XVII secolo. Nel detto documento, alla voce con asterisco e numero abitanti 500, c’è un borgo che prende nome Petino dai signori del luogo. Ma come si evince dallo stesso documento la “e” viene scambiata per “i”. E da quel momento una parte di individui e dei luoghi dà origine al nome Pitino. In realtà la prima vocale del cognome Petino è inequivocabilmente una “e”. Basta ingrandire il documento per verificarlo. Mentre sulla “i”, seconda vocale, è evidentissimo il puntino, sulla “e” stretta in testa non vi è nessun puntino. Lo stesso nome del monte Petino, successivamente a quel documento, viene riportato sia con una che con l’altra vocale. La circostanza certa è che quell’errore abbia potuto cambiare il nome solo a un esiguo numero di persone e cose in quel territorio. Mentre il maggior numero dei discendenti del Casato originario, soprattutto non nativi in San Severino, ha proseguito autonomamente sulla propria strada, le cui origini rimangono per ora fissate a quel Tusculum ancestrale. Nel periodo dei lumi altri nomi famosi del Casato emersero da sud a nord, ma uno su tutti lasciò segno tangibile del suo passaggio terreno. Il napoletano dottor Niccolò Petino, canonico della Cattedrale di Castellaneta, che nel suo secolo, il XVIII, trattò di fede, superstizione e leggi, di cui ci è pervenuto un volume del 1774 (allegata documentazione storica) ... AVI DEI PETINO ILLUMINISMO XVII sec • 1619, Lelio Antonio Petino, figlio di Stefano, capitano e gentiluomo dell’esercito di Tomaso di Savoia; • 1619, Domenico Petino, fattore in Castellaneta; • 1650 circa, Filippo Petino, figlio di Lelio Antonio, capitano dell’esercito piemontese e tenente colonnello nelle milizie di Cherasco; • 1668, Giovanni Petino, pio canonico in Aversa; • 1691/92, Francesco Petino, consigliere comunale in Castellaneta; • 1696, Tommaso e Giuseppe Petino, capimastri in Castellaneta; XVIII sec • 1709/10, Antonio Oronzo Petino, consigliere in Castellaneta (rieletto nel 1734/35); • 1714, Antonio Petino, figlio di Filippo, prefetto referendario di Vercelli, prefetto di Pinerolo, intendente generale del Monferrato, della Savoia e dell’Alessandrino, nel 1733 consigliere generale delle Finanze, il 26.11.1735 infeudato di Roretto, il 16.12.1735 investito col titolo comitale, sposa Lucia Maria Blanchetti; • 8.9.1717, Nicola Domenico Petino, dottore in legge, canonico e teologo, nasce a Castellaneta, nel 1774 pubblica a Napoli “L’ordinato cammino delle leggi”, ristampato nel 1808, sempre a Napoli nel 1796 pubblica “Il Nobile creduto contadino da’ suoi compatriotti per la continuata dimora in campagna, illuminato dal filosofo, opera del Dottor dell’una e l’altra legge, Teologo di questa capitale e Canonico della Cattedrale di Castellaneta D. Nicola Petino”; • 15.8.1766, Michele Petino, eletto Rappresentante del Popolo nel Consiglio Comunale della città di Castellaneta; • 1770 circa, Giuseppe Antonio Petino, figlio di Antonio e Lucia Maria Blanchetti, ufficiale, capo del consiglio di Commercio, controllore generale, primo presidente, sposa Innocenza del conte Luigi Ferrero Ponsiglione di Borgo d’Ales; • 1800 circa, Ilarione Petino, figlio di Giuseppe Antonio e Innocenza del conte Luigi Ferrero Ponsiglione di Borgo d’Ales, vice intendente generale, intendente d’Asti, intendente generale di Cuneo, consigliere di Stato, economista e scrittore. CAPITOLO OTTAVO DICIANNOVESIMO SECOLO – Risorgimento (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7, 21/7, 1/8, 15/8, 5/9, 8/10) ven 18.12.2020 h 20.34 E si giunge con la lunghissima e storica vicenda del Casato a tempi più recenti che, almeno per sentito dire dai nostri nonni e genitori, ci avvicinano alle nostre vite attuali. I documenti da me rintracciati sono pochi, ma tanti altri se ne potrebbero trarre dagli archivi ormai alla portata di tutti. Io ho avuto la buona ventura di avere in mio nonno Vito uno scrittore rustico, con la sua terza elementare, ma in compenso mente lucida e carica di ricordi, che ha steso in un suo manoscritto gran parte della sua vita. I documenti allegati del ramo barese sono relativi al citato manoscritto; ai miei bisnonni Conforti Stella Celeste e Petino Francesco, sposati nel 1872, che dopo aver avuto una figlia, Olimpia, nel 1877, il 10 ottobre 1879 bisnonno Francesco dichiarava la nascita del suo secondo figlio, Vito Onofrio, di cui nulla cita mio nonno Vito del 1884, e né alcun altro membro della famiglia, di lui non sappiamo altro, a parte la dichiarazione di nascita, probabilmente è morto prematuramente; e un certificato storico della famiglia di mio nonno Vito. Nel prossimo capitolo concluderò la storia del ramo barese del Casato (allegata documentazione storica) ... AVI DEI PETINO RISORGIMENTO XIX sec • 1820, Niccolò Petino da Castellaneta, Terra d’Otranto. In Italia i Petino si stabiliscono dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte al Veneto; e tanti sono anche i componenti che espatriano in ogni angolo della Terra. Ma i veri Petino sono della classe sociale più popolare. E in loro riconosco le mie reali origini. • 1832, nasce a Bari Vecchia Petino Vito, marinaio, m. nel 1865, trisnonno; • 1853, nasce a Bari Vecchia Petino Francesco, bisnonno, marinaio, m. nel 1886, sposato con Stella Celeste Conforti nata nel 1853 m. nel 1952, da cui ha due figli Olimpia del 1877 e Vito del 1884; • 13.12.1884, nasce a Bari Vecchia Petino Vito, mio nonno, m. il 28.11.1977, pittore-decoratore che sposa prima Traversa Elvira mia nonna, nata a Bari il 1886 m. Bari 1918, di Nicola e Ferriello Concetta (napoletana); poi Bortolozzi Adele, e infine Cherubini Isabella; • Nel 1886 nasce mia nonna Elvira Traversa; • 1900, alcuni cugini di Petino Vito classe 1884 si trasferiscono a Locorotondo. CAPITOLO NONO VENTESIMO SECOLO – Era spaziale (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7, 21/7, 1/8, 15/8, 5/9, 8/10, 18/12) mar 2.3.2021 h 20.08 Siamo quasi alla fine. Nel secolo appena trascorso è il ramo siciliano del CASATO PETINO ad essersi messo in luce. E non dimentichiamo i tanti Petino all’estero, a cui facciamo giungere i segni della nostra stima per aver dato lustro al nostro nome anche in terre straniere, molte volte matrigne con noi italiani, soprattutto se in cerca di lavoro. Comunque anche da loro il sangue dell’antico romano s’è fatto valere. AVI DEI PETINO (ramo barese) ERA SPAZIALE XX sec • 28.2.1906, nasce a Bari in via Garruba Petino Celeste figlia di Vito e Traversa Elvira, m. a Brescia nel 1924; • 2.4.1910, sabato nasce a Bari in via Venezia 21 (sulla muraglia) Petino Francesco, mio padre, di Vito e Traversa Elvira, dipendente delle Ferrovie della Sud-Est (F.S.E.) dal 1943 al 1964, m. l’8.7.1964; • 1911, nasce a Bari Petino Nicola di Vito e Traversa Elvira, m. a Bari il 1916; • 8.1.1914, nasce a Bari Petino Immacolata figlia di Vito e Traversa Elvira, m. il 24.11.2001; • 18.7.1915, nasce a Bari Petino Alessandra figlia di Vito e Traversa Elvira, m. 1969; • 8.1.1921, nasce a Milano Petino Ferdinando figlio di Vito e Bortolozzi Adele, m. a Monza; • 5.3.1920, venerdì nasce a Bari in via Putignani Schena Rosa, figlia di un dipendente del vecchio Macello Comunale di corso Sonnino, m. l'8.5.1982, mia madre; • 2.7.1933, nasce a Taranto Cherubini Vito di Petino Vito del 1884 e Cherubini Isabella; • 27.1.1942, nasce a Taranto Cherubini Giovanni di Petino Vito del 1884 e Cherubini Isabella, m. 7.10.1951; • 19.10.1944, nasce a Bari Petino Vito di Francesco e Schena Rosa, nel 1981 eletto consigliere della V circoscrizione di Bari, Japigia-Torre a Mare, nel 2001 candidato al Senato della Repubblica collegio 1 di Bari Centro-Circoscrizione Puglia; geometra libero professionista, iscritto all’albo dei consulenti tecnici del Tribunale di Bari; • 24.12.1945, nasce a Bari Petino Michele di Francesco e Schena Rosa; • 15.8.1949, nasce a Bari Petino Elvira di Francesco e Schena Rosa; • 31.3.1952, nasce a Bari Petino Nicola di Francesco e Schena Rosa, m. 12.6.1953; • 23.12.1953, nasce a Bari Petino Antonio di Francesco e Schena Rosa. m. 14.1.2019; • 24.10.1956, nasce a Bari Petino Angelo di Francesco e Schena Rosa; • 27.11.1965, nasce a Bari Petino Rosa di Vito classe 1944; • 29.4.1968, nasce a Bari Petino Lucia di Vito classe 1944; • 21.1.1970, nasce a Bari Petino Francesca di Vito classe 1944, m. 18.2.1970; • 10.11.1970, nasce a Bari Petino Gabriella di Vito classe 1944; • 30.1.1972, nasce a Bari Petino Francesco di Vito classe 1944; • 10.5.1973, nasce a Bari Petino Francesco Fabio di Michele; • 5.5.1975, nasce a Bari Petino Francesco di Antonio; • 24.8.1975, nasce a Bari Petino Roberto Claudio di Michele; • 1.1.1977, nasce a Bari Petino Vito di Antonio; • 7.2.1977, nasce a Bari Petino Giuseppe di Vito classe 1944; • 4.9.1986, nasce a Bari Petino Francesca di Angelo; • 30.4.1987, nasce a Bari Petino Maria Antonella di Vito classe 1944; • 23.12.1987, nasce a Bari Petino Fabio di Angelo; • 17.4.1989, nasce a Bari Petino Pamela di Michele; • 21.12.1989, nasce a Bari Petino Samuela di Antonio; • 20.10.1994, nasce a Bari Petino Rossella di Antonio; • 25.2.1998, nasce a Castiglion delle Stiviere, Mantova, Petino Manuel di Vito classe 1977; • 13.11.1998, nasce a Castiglion delle Stiviere, Mantova, Petino Christian di Vito classe 1977; • 25.7.2000, nasce a Castiglion delle Stiviere, Mantova, Petino Denise di Vito classe 1977. A concludere, nel prossimo e ultimo capitolo, si parlerà di futuro del CASATO PETINO… CAPITOLO DECIMO VENTUNESIMO SECOLO – Il Futuro (pubblicazioni precedenti 25/6, 7/7, 21/7, 1/8, 15/8, 5/9, 8/10, 18/12, 2/3/2021) mar 3.3.2021 h 13.26 Ai nostri posteri affidiamo la fiaccola del CASATO PETINO, con la speranza certa che continui a illuminare i secoli venturi. AVI DEI PETINO (ramo siciliano) IL FUTURO XXI sec • Di tutto rispetto il Curriculum del dott. Gianni Petino di Catania. Curriculum vitae dott. Gianni Petino Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Catania Via Vittorio Emanuele II n. 8, 95131 Catania ANNO ACCADEMICO 2015/2016  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia - 1 anno MODELLI DI CITTA', POLITICHE TERRITORIALI E GEOGRAFIA ANNO ACCADEMICO 2016/2017  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia - 1 anno MODELLI DI CITTA', POLITICHE TERRITORIALI E GEOGRAFIA  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea in Storia, politica e relazioni internazionali - 2 anno GEOGRAFIA POLITICO-ECONOMICA ANNO ACCADEMICO 2017/2018  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia - 1 anno MODELLI DI CITTÀ: ANALISI SOCIO-TERRITORIALE E GEOGRAFIA SOCIALE  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea in Storia, politica e relazioni internazionali - 2 anno GEOGRAFIA POLITICO-ECONOMICA ANNO ACCADEMICO 2018/2019  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea in Storia, politica e relazioni internazionali - 2 anno GEOGRAFIA POLITICO ECONOMICA ANNO ACCADEMICO 2019/2020  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia delle reti, dell'informazione e dell'innovazione - 2 anno Geografia del sistema economico globale  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia delle reti, dell'informazione e dell'innovazione - 2 anno GEOGRAFIA E RICERCA VISUALE  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea in Storia, politica e relazioni internazionali - 2 anno GEOGRAFIA POLITICO ECONOMICA ANNO ACCADEMICO 2020/2021  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia delle reti, dell'informazione e dell'innovazione - 2 anno Geografia del sistema economico globale  DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Corso di laurea magistrale in Sociologia delle reti, dell'informazione e dell'innovazione - 2 anno GEOGRAFIA E RICERCA VISUALE AVI DEI PETINO (ramo barese) – IL FUTURO XXI sec • 6.9.2002, nasce a Olbia Petino Indra Michele di Roberto Claudio; Indra ha doppia nazionalità, italiana per via paterna e inglese per la madre; • 30.4.2009, nasce a Bari Petino Daniele di Giuseppe classe 1977; • 29.9.2017, nasce a Bari Petino Lara di Francesco classe 1973. E non vanno dimenticati figli e nipoti del ramo femminile dei Petino che, comunque, sempre sangue di quegli antichi guerrieri romani hanno. CONCLUSIONI E non termina qui la più che doppia millenaria storia del CASATO PETINO. Ai nostri posteri il giudizio. Per ora, dopo essersi elevati da Aspera ad Astra, non posso che augurare a noi tutti, e ai nostri posteri in primis, ad Maiora Semper. Arrivederci miei consanguinei, ovunque siate nel mondo immanente e, soprattutto, in quello trascendente, e ovunque capiterà di rivederci. Chiudo con una citazione di Platone, a cui ho fatto seguire un mio corollario. Dio è sempre geometra (PLATONE). in fondo, ma molto molto in fondo, la nostra opera è Opera Divina (vitopetino) …


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