di Salvatore Schirone - foto Antonio Caradonna

"Il Redentore": quella zona ai margini di Bari, lì dove le strade finiscono tra i binari
BARI -  Provate a chiedere a chi abita dalle parti di via Martiri d’Otranto o di via don Bosco in che zona risiede: pur essendo in pieno quartiere Libertà vi risponderà irrimediabilmente «al Redentore». Perché questo angolo di Bari che circonda e si identifica nella chiesa omonima si distingue da tutto il resto della città. Si tratta infatti di un’area “ai margini”, edificata praticamente accanto ai binari della ferrovia, dai quali è “separata” da muri, cancelli e sovrappassi. (Vedi foto galleria)

Un posto dimenticato, nascosto, dove le strade “finiscono” e la delinquenza ha preso il sopravvento. Anche se a cercare di dare una speranza ai residenti c’è da sempre la parrocchia dell’Istituto Salesiano Redentore, punto di riferimento di questo “rione nel rione”, che con il suo attivissimo oratorio accoglie i ragazzi della zona, cercando di strapparli alla strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è proprio da questa chiesa che iniziamo il nostro viaggio: siamo alla fine di via Crisanzio, di fronte alla sua facciata neoromanica realizzata nel 1935. L’edificio religioso è però solo una parte di tutto il complesso che comprende al suo interno anche una biblioteca, un cinema e un centro sportivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando entriamo nell’oratorio, sul quale si erge la rossa facciata della scuola San Giovanni Bosco-Melo da Bari, è in corso un torneo di pallavolo. Mentre sul campo da calcio due squadre stanno per iniziare una partita. Qui incontriamo il direttore del centro giovanile, padre Francesco Preite, che afferma soddisfatto: «Quest’anno abbiamo raccolto oltre duecento giovani, coinvolgendoli in diverse attività ludiche e culturali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma uscendo dalla chiesa incrociamo dei poliziotti che hanno appena finito di controllare uno dei numerosi "circoli ricreativi" presenti nei dintorni. Parliamo con uno di loro elogiando i bei progetti portati avanti dai salesiani, ma l’agente ci confessa: «Purtroppo per quanti oratori possano creare l’esperienza mi insegna che questi ragazzi, costretti a vivere in famiglie malavitose, alla fine ritornano a delinquere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Disillusi, non ci resta che continuare il nostro giro alla scoperta della zona. Costeggiamo il muro perimetrale del Redentore su via Martiri d’Otranto e arriviamo su corso Italia, lì dove si innalzano i piloni dei binari sopraelevati. Il capoluogo pugliese, l’abbiamo già raccontato, è attraversato e strozzato dalla rete ferroviaria, ma in quest’area i treni hanno fatto di più, andando a plasmare la geografia urbana, visto che da qui passano ben tre linee ferroviarie. Corso Italia ad esempio in questo punto cessa di esistere, davanti a un muro e a un cancello che segnano l’inizio del groviglio di binari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo quindi indietro. Superato sulla sinistra l’onnipresente Redentore, arriviamo all’incrocio con via don Bosco, dove si erge la monumentale “casa degli alluvionati”, che occupa tutto un isolato fino ad affacciarsi su via Libertà, davanti all’ex Manifattura dei tabacchi.


Si tratta di un edificio storico, costruito nel 1928 per dare un tetto a coloro che erano rimasti senza casa dopo la tragica alluvione che colpì Bari il 6 novembre 1926.  La voglia di riscatto e rinascita, espressa con inevitabile retorica di regime, è ancora evidente nel ferro del grande cancello del complesso residenziale, con il suo doppio enorme fascio littorio. Cancello ora arrugginito e quasi completamente occultato dai rifiuti accumulati attorno ai cassonetti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo ora su via don Bosco e svoltiamo subito a sinistra in via Monsignor Nitti Francesco. Sulla strada scorgiamo la facciata di quello che un tempo era il cinema Redentore, con ancora visibile la tipica pensilina sulle saracinesche, chiuse ormai dagli anni 80.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su questa via, anch’essa soffocata da un muro nel quale fa capolino una porticina arrugginita e chiusa, troviamo solo desolazione: asfalto dissestato, scritte, sporcizia. E mentre sopra le nostre teste passano i treni delle ferrovie appulo lucane, incrociamo alcuni uomini seduti davanti a una bottega. Ci presentiamo e uno di loro, Luigi, ci racconta che in questa via «portano le auto rubate, prima di chiedere il riscatto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facciamo allora dietrofront per imboccare la strada parallela, via Generale De Bernardis, lì dove all’altezza di via Bux sorge  il “palazzo dei ferrovieri”. Con i suoi cinque piani e sei scale dalla A alla F, fu predisposto negli anni 50 dalle Ferrovie dello Stato per i suoi dipendenti. Qui visse un grande poeta, considerato il “Trilussa barese”: Vito De Fano, scomparso nel 1989.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il complesso era anche dotato di un ampio giardino, rilevato nel 2007 dal Comune di Bari per farci il piccolo parco Mimmo Bucci, dove la presenza di giostrine non compensa il degrado circostante: basti vedere la fontanella rotta con l’acqua stagnante e la vasca piena di rifiuti di ogni tipo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In quest’area verde i salesiani recentemente hanno realizzato un progetto per inserire i giovani nel mondo del lavoro e dare una risposta a recenti fatti di criminalità. Lo scorso 29 maggio è stato infatti aperto il primo “social pub” della città: “Lupi & Agnelli”. Anche se pare che la convivenza tra i due “animali” non sia per niente facile. «Bisogna stare sempre a litigare con ragazzi incivili che lasciano bottiglie a terra e introducono cani senza guinzaglio – si lamenta Alessandro De Bari, gestore del locale -. E poi qui l’Amiu non viene mai a pulire, devo fare tutto io».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ancora una volta delusi ritorniamo su via De Bernardis, strada che a un certo punto svolta a gomito, diventa via Valdocchio e, costeggiando i sovrappassi della ferrovia, va a incrociare via Brigata Bari. Sulla nostra destra possiamo “ammirare” dall’alto il sottopasso che collega il quartiere Libertà a viale Pasteur. Di fronte a noi invece una porta indica l’accesso alla stazione ferroviaria “Brigata Bari” delle Ferrovie del nord barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accediamo così ai binari concludendo il nostro viaggio, mentre in alto, su un ponte, due treni quasi si sfiorano tra un groviglio di tralicci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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