di Annarita Correra

Bari, viaggio all'interno dell'ex lido della Polizia: gioiello abbandonato senza un perché
BARI – Degli ombrelloni sono rimaste solamente le basi, le sedie della mensa sono ammassate le une sulle altre a formare una spettrale montagna, le cabine e i muri colorati sono stati danneggiati dalla salsedine e dalle scritte dei writers e non c’è nessun bagnino a sorvegliare la spiaggia in cui il silenzio la fa ormai da padrone. Questo è l’inquietante scenario del desolato ex lido della Polizia, situato alle porte di Torre a Mare. (Vedi foto galleria)

Dopo una gloriosa storia iniziata una quarantina di anni fa, nel 2014 per ragioni che non è stato facile chiarire lo stabilimento ha infatti chiuso i battenti. C’è chi parla di dissesti dovuti a una costa fragile (tesi però non confermata dai nostri esperti geologi), chi dà la colpa alla perenne mancanza di fondi da parte della Polizia di Stato e chi punta il dito su una presunta cattiva amministrazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quel che è certo è che da tre anni la struttura vive in uno stato di totale abbandono e trascuratezza, in balìa di agenti atmosferici, vandali e topi. Siamo andati a visitarla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il lido prende il nome dalla località in cui si trova: Scizze, ovvero quel tratto di costa che si trova tra la fine di San Giorgio e l’inizio di Torre a Mare e caratterizzato da una grotta abitata sin dal Neolitico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Percorrendo il lungomare in direzione sud lo stabilimento appare sulla sinistra, protetto da un lungo muro di cinta sul quale è fissato un cartello giallo con su scritto: “Polizia di Stato. Limite invalicabile. Vigilanza armata”. In realtà non c’è nessun agente a controllare e accedere all'edificio è facilissimo, basta passare da una recinzione ormai divelta che si trova al lato della facciata bianco-azzurro-rosa. 

Quando entriamo davanti ai nostri occhi si presenta una struttura fatiscente: porte sfondate, vetri e rifiuti ovunque, muri scrostati e “decorati” da writers. Se da un lato un terrazzino ci permette di ammirare il mare sottostante, dall’altro distolgono l’attenzione piccoli magazzini diventati ora depositi di bottiglie vuote di birra e di vino.  Sembra infatti che il lido sia molto frequentato di notte, utilizzato da giovani per feste improvvisate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Continuiamo a camminare e ci ritroviamo sotto un porticato dove è situato ancora un lungo tavolo in legno con delle sedie. Introduce a un grande ambiente chiuso: l’ex mensa e bar. Qui lo scenario è davvero raccapricciante: sedie e tavoli ammassati gli uni sugli altri, estintori lasciati a terra, vetri, cartacce e persino un moscone che da tre anni non vede più il mare. L’unica nota positiva sono le pareti colorate arancio e viola, meno rovinate di quelle esterne, completamente ricoperte da graffiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo dalla sala, che un tempo veniva utilizzata anche per “serate danzanti” e scendiamo giù al mare attraverso una scaletta. Siamo su una piattoforma di cemento affacciata sull’acqua e sulla quale si trova una cavità naturale che ospita un ombrellone, un tavolino in plastica e delle sedie. Probabilmente si trattava della postazione del bagnino o di un angolo riservato alla docce. Non entriamo perché proprio in quel momento vediamo un grosso topo passeggiare all’interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Risaliamo e continuiamo la nostra passeggiata. Sulla sinistra uno scivolo per le barche porta nuovamente sul mare. Qui il contrasto tra l’azzurro dell’acqua e i resti arrugginiti di vari oggetti è impietoso. Sulla destra si apre anche un passaggio naturale tra le rocce che permette l’accesso a una spiaggetta completamente ricoperta di alghe. 

Risalendo riusciamo a fotografare la spiaggia dall’alto, con le sue scalette che portano su, in quella che era la zona cabine, leggermente sopraelevata rispetto al resto del lido. Ci avviciniamo ritrovandoci di fronte a una serie di box colorati senza porte e con i muri irrimediabilmente rovinati, all’interno dei quali fino a poco tempo fa ci si cambiava il costume per andarsi poi a tuffare in mare.  

Da qui possiamo avere una visione d’insieme dello stabilimento, arrampicato su un’alta costa rocciosa fatta di insenature e grotte: un piccolo gioiello che è stato fatto morire, senza un perché.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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  • Vito Fracchiolla - Sarebbe opportuno che ora venga negata la concessione affidando ad altri il compito di salvare quel lido.
  • roberto dammicco - Il perimetro del lido, come quello quasi contiguo riservato all'aereonautica è limitato da muri che si protendono in area demaniale sin quasi alla linea di costa. E' così impedito non solo l'accesso ma anche il semplice cammino lungo la battigia al resto della popolazione in cerca di zone libere per la balneazione. mamme con i loro piccoli che devono superare altri ostacoli quali enormi blocchi di cemento messi di proposito per dissuadere e impedire la fruizione della costa, bene comune. Complimenti ai responsabili delle forze dell'ordine che si sono resi responsabili di questa iniziativa.
  • Michele Rubino - Ero piccolo e venivo qui al mare prima che La polizia di stato la facesse sua. Notte la chiamavamo la cala di scizz. Oggi approfittando del varco nella recinzione sono tornato a fare il bagno. E' il miglior mare da Bari aTorre a Mare grazie anche al distaccamento marino della Polizia che lo ha protetto dagli assalti dei barbari bagnanti. La Polizia prima di abbandonarlo poteva affidarlo magari ad una cooperativa o ad altra arma...come la forestale. Ma oggi che fare? Darlo in gestione per attività turistiche e ricreative, salvando le strutture ancora recuperabili, ma bisogna affrettarsi prima che il mare e i vandali finiscano l'opera.


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