di Eva Signorile

Santa Maria del Buonconsiglio, simbolo dell'orgoglio barese sfigurato da scritte e rifiuti
BARI – Otto colonne, un pavimento musivo e un’epigrafe su un muro: è ciò che resta della medievale Santa Maria del Buonconsiglio, uno “speciale” edificio religioso di Bari vecchia. Speciale perché a differenza delle altre 25 chiese del borgo antico spesso chiuse al pubblico, questa è completamente aperta: non presenta né muri perimetrali, né tetto, né portone, ma solo ciò che è sopravvissuto alla distruzione avvenuta nel 1938. (Vedi foto galleria)

Si tratta quindi di un museo a cielo aperto, con tanto di mosaici e capitelli, che però paga questa sua estrema fruibilità con la quotidiana esposizione al vandalismo e all’incuria: la chiesa è di fatto utilizzata come discarica, campo di calcetto e “tela” su cui disegnare e scrivere frasi d’amore e parolacce. Insomma la decisione di non proteggere Santa Maria, da una parte ha donato ai baresi un particolare monumento visitabile a ogni ora del giorno, ma dall’altra ha reso vulnerabile questo pezzo di storia della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Databile tra il IX e il X secolo, l’edificio originariamente prendeva il nome di “Santa Maria del Popolo”, ma nel 946 cambiò il titolo a seguito di un grave fatto di sangue. Nel mese di dicembre di quell’anno i cittadini baresi si riunirono infatti in questa chiesa per un “consiglio”: l’obiettivo era quello di mettere fine al sopruso dei nobili bizantini che si erano attribuiti il diritto di accompagnare le novelle spose all’altare. Ne seguì un conflitto armato durante il quale morirono tante persone, sia ricchi signori che poveri cittadini. Da allora l’edificio assunse così il nome di “Maliconsilii”, cioè del “Malconsiglio”, titolo che nel corso dei secoli si tramutò poi in “Buonconsiglio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Affianco alla chiesa si trovava anche un monastero di agostiniane (chiamate “rocchettine” dalla gente del posto) che si prendevano cura delle orfanelle. Le monache rimasero fino al 1824, quando vendettero il complesso alle religiose del vicino convento dell'Annunziata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest'ultime abbandonarono però il luogo nel 1899, che così cadde in uno stato di degrado, tanto che nel 1938 fu deciso di abbatterlo, lasciando in piedi le sole colonne e i pilastri. Nel 1982 però il sito fu “risistemato”, un’opera di restauro fece riemergere i mosaici e al luogo fu donata una nuova vita. 


La chiesa si trova in strada Santa Scolastica, la via che costeggia la chiesa omonima adagiata sulla Muraglia: siamo nella parte più antica di Bari, quella zona San Pietro dove 4mila anni fa si insediarono i primi baresi. Santa Maria sorprende i visitatori con le colonne in marmo che si innalzano al centro della strada, circondate da basse palazzine a due piani, anche se purtroppo la loro vista è offuscata da una serie di auto poste in parcheggio proprio davanti ai resti dell’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal punto di vista architettonico si presenta come un edificio monoabsidato e a tre navate, tutt’ora visibili perché ben separate dalle colonne rimaste: due serie da quattro, interrotte da due pilastri in pietra con due semicolonne addossate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la parte più affascinante è senza dubbio la pavimentazione, caratterizzata da un insieme di mosaici. Lungo i lati si alternano tasselli ottagonali in marmo colorato e cotto, mentre nella navata centrale si trova un mosaico realizzato con blocchetti di calcare e marmo policromo, risalente all’XI-XII secolo. Qui le tessere si dispongono in 14 riquadri che racchiudono motivi geometrici o vegetali. La chiesa è poi affiancata da una parete di pietra su cui è posta un’epigrafe in latino sormontata da una testa di leone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La discesa nelle navate è possibile grazie a una scala in metallo su cui ci dà il benvenuto la lattina di una coca cola da cui spuntano due cannucce “romanticamente” attaccate. Proviamo a raccogliere la bevanda per buttarla in qualche cestino ma ci accorgiamo che in questa zona non ci sono bidoni della spazzatura, un particolare che certo non favorisce la pulizia del luogo. Sul bel pavimento colorato (dove spesso si svolgono partite di calcetto) poi fanno a pugni altre lattine vuote, cicche di sigarette, contenitori, buste delle merendine e persino i frantumi di una bottiglia di spumante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E poi ci sono le scritte, alcune anche molto volgari, che sfigurano sia le colonne che i muri che cingono i lati. Su uno di essi una pietosa mano di pittura seppur malamente ha cercato di coprire lo sfregio, ma altrove non c’è stata la stessa cura e le lettere dei graffitari campeggiano vittoriose. Insomma il luogo che più di mille anni fa fece emergere in tutta la sua forza “l’orgoglio barese” oggi appare un posto di cui i cittadini dovrebbero solo vergognarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Eva Signorile
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  • Matteo - L'abbattimento dei muri perimetrali ormai diroccati avvenne nel corso degli anni trenta del novecento. Negli anni bellici e post bellici giocavamo fra le colonne usando una palla di pezza o con improvvisate palle di gomma tutt'altro che sferiche ricavate dai pneumatici. Nella piazzetta bambini e ragazzi giocavano anche a "pisticchio" usando grezzi pezzi di legno, o ad altri semplici giochi quali il rincorrersi fra le strade o altri , divertendosi molto e facendo di necessità virtù, non disponendo di veri giocattoli. Negli anni cinquanta i residenti in quel vicinato autotassandosi organizzavano annualmente una piccola festa rionale in onore della Madonna del Buon Consiglio addobbando le colonne con festoni e luminarie, gli immancabili venditori di "cicr e smind" ed altra frutta secca, impegnando una piccola banda musicale itinerante che girava per il rione proveniente dalla provincia (la band de le chiacùn), il che indispettì le autorità parrocchiali di competenza, con il terribile don Crudo, in quanto organizzata da laici. I benvenuti ed attenti restauri, i graffiti, le lattine e i sacchetti di patatine vennero dopo.
  • Angela Sciannimanico - Buonasera, avreste delle foto della chiesa prima del suo abbattimento? Sono una guida turistica e l'argomento mi interessa molto. Grazie. Angela Sciannimanico


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