di Salvatore Schirone

Bari, scoperto insediamento neolitico vicino allo stadio: ma tutto tace
BARI - Che Bari affondi le sue radici storiche all'Età della Pietra, è un dato acquisito da tempo alla storiografia ufficiale. Incontrovertibili prove sono le scoperte di alcuni insediamenti risalenti al neolitico (VI - IV millennio a.C.), come quelli presenti nelle grotte di Torre a Mare o a Palese tra via Vittorio Veneto e il lungomare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure ogni volta che ci si imbatte in queste sorprendenti scoperte, associazioni e liberi cittadini sono costretti a scendere in campo per strappare con i denti e con le unghie dalle ruspe dei costruttori il nostro patrimonio storico-archeologico. Spesso si arriva quando è troppo tardi, ma qualche volta le segnalazioni arrivano in tempo per intervenire adeguatamente e tempestivamente. È questo il caso del nuovo presunto insediamento neolitico che sorgerebbe nei pressi dello Stadio di San Nicola di Bari. (Vedi foto galleria)

In una zona fortemente interessata da una vasta lottizzazione, sorgeranno nei prossimi anni diverse aree destinate ad abitazione civile. I lavori fremono. I costruttori stanno cominciando a valutare tutte le situazioni di rischi geologico e archeologico, prima dell'approvazione dei progetti edilizi. Siamo in un'area ricca di storia, di ipogei, masserie e chiese rupestri e caratterizzata dalla presenza del torrente Picone, una lama dove 6-7mila anni fa scorreva un fiume proveniente dalla Murgia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Imboccando la strada comunale Canastrelle-Tresca, superiamo la masseria Alberotanza e arriviamo all'inizio di strada Torrebella. Poco prima di immetterci nel grande Raccordo Giuseppe Rossi, comunemente noto come la rotatoria di Carbonara, lasciamo l'auto su una rientranza della strada in prossimità di un podere abbandonato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per raggiungere il posto segnalato, dobbiamo percorrere circa 100 metri seguendo in senso contrario di marcia il marciapiede che costeggia il raccordo stradale. Tra rifiuti di ogni genere e sterpaglie, giungiamo, nelle prime ore del pomeriggio, in un uliveto abbandonato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Entriamo e tra gli ulivi scorgiamo i primi scavi (vedi video). Aree quadrate di 4-5 metri per lato e circa mezzo metro di profondità. Le zone sono segnalate da un semplice nastro biancorosso. Nella nostra passeggiata contiamo ben sei di questi saggi archeologici. Alcuni scavi mostrano chiaramente fossati di tipo sepolcrale. In particolare ci colpisce uno sepolcro, opportunamente puntellato da travi di legno, il cui terreno interno è accumulato fuori dallo scavo. Gli archeologi che ci hanno trovato: resti umani? Non lo sappiamo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di certo in questi giorni, stando a quanto ci dicono le nostre fonti, durante le ore mattutine una èquipe di archeologi, presumibilmente della Soprintendenza, ci starebbe lavorando. Si scava, si ripulisce, si fanno rilievi, disegni, foto e si scheda tutto quello che viene alla luce. E non manca chi dice di aver visto anche ossa umane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Restiamo però sorpresi del fatto che non ci sia nessun cartello che segnali i lavori in corso, che interdica l'accesso ai visitatori e tuteli la sicurezza di terzi. Inoltre, lasciando alle spalle l'uliveto, ci si inoltra in un'altra zona completamente spoglia di alberi. Anche qui troviamo altri saggi archeologici in un'area che mostra chiaramente lo sbancamento del suolo fatto dalle ruspe, oltre lo strato del terreno agricolo, in vista dei lavori preliminari di costruzione. Lo scorticamento del suolo ha spazzato via buona parte delle tracce di eventuali insediamenti. Qua e là troviamo ancora cocci di resti di vasellame di ceramica tipiche dell'era neolitica e ai margini dell'appezzamento montagne di detriti e rami che ostruiscono le entrate di ipogei ancora da censire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Speriamo che presto gli esperti ci possano dire se si tratta davvero di un insediamento preistorico e se addirittura ci troviamo davanti a una necropoli neolitica. Molto avrebbero da raccontarci questi resti, se solo riuscissimo a farli parlare, non soffocando la loro voce sotto le migliaia di tonnellate di cemento che sono pronte per essere riversate sopra. Nel frattempo però, mentre qui tutto tace, le betoniere stanno già rullando.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Il video del nostro sopralluogo nell'area degli scavi archeologici: 


 


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  • Fabio - In zona Poggiofranco c'erano tanti ipogei che sono stati egli anni prontamente occultati per non fermare le edificazioni di palazzi e dello Stadio San Nicola. Questo si salva solo perchè non è zona edificabile.


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