di Rachele Vaccaro

Incontro con il rettore Uricchio: «La formazione non termina con la laurea»

BARI – Essere costretti a percorrere chilometri per prenotare un esame universitario, andare in bagno tra una lezione e l'altra e trovarlo inagibile, richiedere un attestato che si è conseguito in Erasmus e ottenerlo solo dopo mesi. Questi sono solo alcuni dei problemi che gli studenti dell'Università di Bari devono affrontare quotidianamente. Abbiamo quindi chiesto ad Antonio Felice Uricchio (nella foto), neoeletto rettore dell’UniBa, come (e se) intenderà affrontare le questioni che stanno più a cuore agli universitari. Eletto lo scorso 4 luglio, Uricchio diverrà ufficialmente “Magnifico” solo il primo di novembre, quando scadrà il mandato dell'attuale rettore Corrado Petrocelli.

Tra meno di due mesi lei diventerà rettore: che tipo di Università ha in mente, quali saranno le priorità del suo mandato?

Bisogna innanzitutto dare centralità territoriale all’Ateneo, trasformarlo in un polo di opportunità per i giovani, stimolante ed energico. In secondo luogo, sarà poi necessario sviluppare un'ottica di rete riguardo alla ricerca: non si può affidare un compito come questo alle singole facoltà. Ancora, dovremo dotarci di una serie di strumenti e tutorati sia per gli studenti, sia per gli ex studenti. La formazione non termina con la laurea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E con la mancanza di fondi come si fa? Il bilancio dell’Uniba è in rosso da anni.

Il risanamento finanziario UniBa è sicuramente una priorità, ma è un tema distinto da quello agli incentivi agli studenti. Con il nuovo piano di rientro, che metteremo in discussione non appena comincerà il mandato, progetteremo l'acquisizione di nuove entrate e la netta riduzione delle spese. Ma gli sportelli di orientamento per il post lauream e le politiche per il placement sono risorse a cui non possiamo rinunciare oggi. Abbiamo pensato di attivarci non solo con i fondi propri dell'Ateneo, ma creando un raccordo forte con le Agenzie sul territorio e usufruendo della favorevole normativa europea, che incentiva e promuove le iniziative di orientamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo ai problemi quotidiani degli studenti. La piena informatizzazione dei servizi universitari è ancora un miraggio….

Al momento vi è una forte frammentazione e diversità tra le varie facoltà, ma ci attiveremo per rendere possibile agli studenti l'espletamento di ogni procedura tramite il web. Oggi ci si iscrive online all'anno accademico in corso, ma ci sono facoltà in cui gli studenti ancora imbucano lo statino a mano. Da ottobre, partirà una sperimentazione dello statino online da parte di alcuni docenti della facoltà di Giurisprudenza. La procedura diverrà definitiva da dicembre se risulterà efficace. Poi ci aspettiamo che anche le altre facoltà seguano l’esempio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tra le “opportunità” che gli studenti hanno c’è anche l’Erasmus, che però anche qui devono scontrarsi con le lentezze della burocrazia.

Anche da questo punto di vista, dobbiamo informatizzarci. Solo se operiamo attraverso le nuove tecnologie potremo facilitare lo scambio di dati tra la nostra università e quelle estere (nel caso Erasmus) e tra i nostri uffici e gli studenti iscritti fuorisede. Da poco sono stati rinnovati i siti web di alcune facoltà ed è stata anche attivata una versione più evoluta del portale di navigazione Esse3. Per la creazione di un database telematico perfettamente funzionante, la strada da percorrere è ancora lunga ma siamo propositivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si sente parlare sempre più spesso di “green university”: ci sono facoltà che stanno puntando ad esempio sulla “tesi ecologica”. Ma sono solo rari esempi. A livello centrale cosa si può fare in merito?

Sono venuto a conoscenza di questa iniziativa, lodevole nel suo piccolo. Purtroppo però un singolo episodio non può di certo costituire l'asse portante di una vera e propria “rivoluzione ecologica”. Bisogna cominciare dall'adottare delle politiche di ecosostenibilità generalizzate. Mi viene in mente l'enorme spreco di carta negli uffici delle facoltà o tutti quei libri di testo che potrebbero essere acquistati e utilizzati direttamente in formato telematico. Perchè no, l'idea delle tesi di tela potrebbe fungere da punto di partenza e da stimolo: l'università può e deve dare l'esempio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ultima domanda: è possibile che ogni anno gli studenti debbano scontrarsi con il problema della sporcizia dei bagni?

Quello delle toilettes è stato e rappresenta ancora un problema per la nostra università. Per quanto riguarda la causa, non si può certamente puntare il dito contro gli studenti. Certo, un minimo di accuratezza e attenzione in più non guasterebbe, ma il problema della pulizia non è legato solo all'utilizzo frequente dei bagni, né alla fruizione “estesa” al di fuori degli iscritti all'università. Lo scorso anno, in alcune facoltà l'accesso è stato limitato in alcune fasce orarie, dato gli studenti segnalavano la presenza di clochard ed estranei nella struttura. Manterremo questa abitudine, così come quella di dotarci di personale a guardia degli ingressi. Tuttavia, la vera radice del problema sta nel contenimento dei costi che è stato imposto dalla spending review nazionale. Personalmente, credo che i bagni siano il biglietto da visita di un qualsiasi luogo pubblico.



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