Il mondo degli "abiti biologici": «Rispettosi della natura, dei lavoratori e della nostra pelle»
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venerdì 6 giugno 2025
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di Isabella Dentamaro - foto Federico Buongiorno
Questi vestiti hanno generalmente un prezzo più elevato rispetto a quelli convenzionali. Questo è dovuto al costo delle materie prime (in quanto le coltivazioni biologiche hanno rese più basse), al rispetto del lavoro etico (i salari equi sono naturalmente più alti), alla garanzia delle certificazioni (che si pagano) e infine dalla produzione che è in scala notevolmente ridotta.
Tutti motivi per cui, attualmente, sono pochi i negozi che vendono questi capi, prodotti tra l’altro perlopiù da aziende dei Paesi nord europei più attenti alla sostenibilità ambientale rispetto all’Italia. Non è quindi facile, per chi veste in maniera "etica" ma anche per chi ha problemi di pelle (visto che si tratta di indumenti privi di sostanze chimiche irritanti), trovare esercizi commerciali che offrano abiti biologici.
A Bari ad esempio ce ne sono un paio (“Biomore” in via Calefati e “32 Kids” in via Melo) che affiancano alla vendita di oggetti e giocattoli alcuni vestiti bio. Ma in realtà l’unico e solo negozio dedicato all’abbigliamento biologico è “Lagraste”, in via Giuseppe Palmieri.
Siamo così andati a visitarlo per conoscere più da vicino questo mondo “sostenibile”. (Vedi foto galleria)
Siamo quindi in via Palmieri, al numero civico 49/D, nelle vicinanze del Parco 2 Giugno. Ci troviamo davanti alla vetrina di Lagraste la cui insegna riporta il nome e dall’immagine di forma di foglia stilizzata che ricorda la canapa. All'interno, tra la coloratissima collezione primavera-estate esposta sugli appendiabiti, facciamo la conoscenza della 45enne Sabina, proprietaria dell’esercizio commerciale assieme al 58enne compagno Francesco.
«Abbiamo avviato quest'attività nel 2022 - esordisce Sabina -. Tutto è iniziato da un esigenza di Francesco che stava avendo problemi di allergia cutanea dovuta agli indumenti sintetici o misti che indossava. Quindi ha cercato negozi specializzati nella vendita di abiti bio, ma in Italia e soprattutto nel Meridione ha trovato pochissima offerta. Questo tipo di abbigliamento è infatti ancora poco diffuso a causa della scarsa informazione, dei costi troppo elevati e della difficoltà a reperirlo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così i due, vista l’assenza di negozi del genere a Bari, hanno deciso di aprire un punto vendita dedicato ai prodotti bio. «Ci siamo resi conto che altre persone allergiche potevano avere questa esigenza - spiega Sabina –. Ma poi questa era anche l’occasione per mettere in pratica il rispetto per l’ambiente e l’impegno sociale che ci hanno sempre contraddistinto. Con Lagraste promuoviamo un consumo più consapevole: facciamo qualcosa per la natura, per gli esseri umani, ma anche per la nostra salute».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sabina ci parla prima di tutto del rispetto degli animali. «Ad esempio noi trattiamo capi in lana Merino che provengono da allevamenti etici, dove la tosatura avviene senza crudeltà e nel rispetto dei ritmi naturali degli animali», spiega la donna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi c’è l’aspetto etico-sociale. «Per contenere i costi sempre più aziende tessili dei Paesi occidentali spostano la loro produzione in luoghi come Cina, India e Bangladesh - avverte la 45enne -. Questo comporta spesso sfruttamento dei terreni, scarsa sicurezza nelle fabbriche, manodopera sottopagata. Al contrario i brand bio aderiscono a standard etici rigorosi, garantendo condizioni di lavoro sicure e salari dignitosi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E poi la salute. «Anche se vogliamo solo pensare a noi stessi, va detto che i materiali bio sono più sicuri per la pelle, più traspiranti e delicati e riducono il rischio di allergie o dermatiti», sottolinea Sabina prima di portarci in giro per il negozio per mostrarci alcuni abiti qui venduti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Provengono tutti da aziende di Paesi come la Germania e la Danimarca - sottolinea la donna -: lì si riesce a produrre più facilmente mantenendo i prezzi competitivi perchè da sempre nel Nord Europa si è più attenti alla sostenibilità ambientale. Offriamo maggiormente capi femminili perché c’è molta più richiesta da parte delle donne».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La proprietaria ci mostra una maglia bianca e nera fatta con cotone biologico. «Si tratta di una delle fibre più diffuse e apprezzate - spiega -. È simile a quello tradizionale, ma più morbida al tatto, più resistente, più traspirante e delicata sulla pelle».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Passiamo poi a visionare dei pantaloni a palazzo dalla colorazione vivace sul fondo bianco e un abito azzurro con piccole fantasie gialle. «Questi sono stati tutti creati con la nuova viscosa EcoVero – sottolinea Sabina -. É una morbida fibra ricavata da una polpa di legno dall'aspetto lucido e molto confortevole sulla pelle. Realizzata oltretutto a “ciclo chiuso”, ossia senza rilasciare sostanze nell'ambiente ma solo energia».
E poi abbiamo la fibra di bambù. «Di cui è composto questo abito nero dalla linea pulita – afferma la padrona di casa –. Usato per la sua morbidezza e le proprietà traspiranti, il bambù è ottimo per contrastare il sudore ed è perfetto anche nell'uso dell'abbigliamento intimo in quanto antibatterico naturale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di lino è fatta infine una camicia a strisce verticali bianche e gialle. «Richiede meno acqua di lavorazione rispetto al cotone – avverte Sabina –, ma offre ugualmente comfort e durata ed è spesso preferibile alla canapa, che pur essendo resistente e antibatterica è poco diffusa e quindi molto costosa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutti i capi possiedono un’etichetta che attesta la certificazione rilasciata da organismi accreditati che verificano l'intera filiera produttiva. Le certificazioni più note sono l’Ocs (Organic content standard), la Gots (Global organic textile standard) e la Oeko-Tex che garantisce l’assenza di sostanze nocive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di salutarci chiediamo però a Sabina il significato del nome “Lagraste”. «Evoca un forte legame con il nostro territorio - risponde la negoziante -: la graste in dialetto barese è proprio la pianta ospitata in un vaso. Così noi ci sentiamo come un contenitore che accoglie non solo abbigliamento ma anche idee, valori e scelte responsabili».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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