di Gaia Agnelli

Poggiofranco, quella "cappella" nascosta dietro a un portone: «È curata da noi residenti»
BARI – Da lontano pare un normale ingresso a un condominio, in realtà nasconde una piccola cappella votiva curata da quarant’anni dai residenti del quartiere Poggiofranco di Bari. È questa la storia dell’edicola di Santa Fara: una stanza colma di statue e oggetti religiosi che si affaccia su viale Concilio Vaticano II, tra i civici 71 e 73. (Vedi foto galleria)

Siamo nella parte “bassa” di Poggiofranco, la prima del rione a essere costruita tra gli anni 60 e 70. Qui, nei pressi della piazzetta dei Papi (detta “della Sprite” per la presenza di numerose enoteche), ai piedi di una palazzina di viale Concilio Vaticano II, si trova un portone nero con vetrate dietro al quale si cela un angolo di devozione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un ambiente dove è conservato di tutto: fiori, altarini, volti di Gesù, foto del Papa, statue di San Nicola, Sant’Antonio, dell’Arcangelo Michele e della Madonna del Rosario. A dominare la scena ci sono poi due busti di Santa Fara, alla quale la cappella è dedicata: in uno la badessa regge un crocifisso, nell’altro (posto in alto) un pastorale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma qual è la storia di quest’inedito angolo sacro? Bari è infatti piena di edicole votive, se ne contano 240 sparse per tutta la città, ma di solito si tratta di piccoli altarini con solo un quadro o una statua. Qui invece è stata creata una vera e propria cappella che si arricchisce continuamente di nuovi oggetti religiosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il suo creatore è stato Rocco Petrelli, residente al civico 73 di via Concilio Vaticano II: un signore che negli anni 80 decise di donare nuova vita a questo locale di servizio inutilizzato che all’epoca contava solo sulla presenza di una statua di Santa Fara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mio padre è morto da quattro anni e per tutta la vita si è dedicato alla cura di questa edicola», ci dice la 60enne figlia Gaetana, colei che sta continuando l’opera iniziata da suo papà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Io sono cresciuta a stretto contatto con questa stanza – continua la donna – che però per anni è stata spoglia e abbandonata. Mio padre, molto credente, decise così di donare al quartiere un luogo di culto e si adoperò allora per arricchire l’ambiente con fiori e oggetti sacri di ogni tipo. Icone che sono andate aumentando sempre più grazie al contributo dei residenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Molte delle statue, dei rosari e dei crocifissi che vedete lì sono infatti omaggio di noi fedeli che abitiamo in zona – commenta la 67enne Francesca, titolare dell’enoteca Valerio fondata nel 1983 in viale Concilio Vaticano II –. Siamo stati sempre affezionati a questa cappella, così lo come eravamo di Rocco. Lo chiamavamo tutti “nonno”, perché non si poteva non volergli bene, visto l’amore che ci metteva nella cura del luogo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’edicola è infatti divenuta nel tempo un punto di riferimento per chi abita a Poggiofranco: in molti vi si recano quotidianamente per pregare e lasciarvi biglietti e lettere di ringraziamento.  

«È da quando ero ragazzino che ogni giorno passo davanti al locale sacro e mi fermo a osservarlo – commenta il 63enne Vito, proprietario della latteria fondata nel 1968 in via Concilio Vaticano II –. A nonno Rocco regalai anche un presepe che lui decise di porre qui ogni Natale: durante le festività l’edicola si “veste” sempre di stalla e mangiatoia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre parliamo vediamo un’anziana signora portare a Santa Fara un mazzolino di rose che incastra tra la porta e la maniglia. «Da quando mi sono trasferita nel portone qui accanto, una trentina di anni fa, mi sono subito innamorata di questa cappella – dichiara l’81enne Rita –. Senza di essa quest' isolato non sarebbe lo stesso. Così quando posso mi fermo, faccio una preghiera e lascio in dono qualcosa. C’è anche chi fa passare da sotto la porta delle monetine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E con l’arrivo della sera ecco che si accende la luce che illumina tutta la stanza, rendendola così sempre visibile all’esterno. «Non sono religioso - conclude il 56enne Antonio, che sta passando da qui con il suo cane -, posso però affermare che se questo luogo non ci fosse più ne sentirei la mancanza. Durante le mie passeggiate mi trasmette infatti una bella sensazione: quella di vivere in un posto sicuro e sereno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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