di Mina Barcone

Lavorare in Russia in un impianto per la produzione di gas: l'esperienza del barese Donato
BARI – Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina dando il via al conflitto che da fine febbraio ha messo in allerta tutto il mondo, non si fa altro che parlare dei rincari dei beni di prima necessità come pane e pasta ma soprattutto dell’aumento che ha subito il costo del gas. Tra tagli alle forniture, sanzioni economiche, chiusura di importanti impianti e grosse speculazioni, il prezzo del combustibile è salito vertiginosamente, andando a colpire paesi come l’Italia che importano la maggior parte del gas proprio da Mosca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche i collegamenti tra città europee e russe si sono complicati, creando notevoli disagi agli italiani che lavorano nell’ex Unione Sovietica. Tra questi c’è il 42enne ingegnere barese Donato D’Ambruoso, che dirige un dipartimento dell’enorme impianto di produzione di gas naturale liquefatto di Sabetta, nella penisola di Jamal, in Siberia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Approfittando di un suo momentaneo ritorno nel capoluogo pugliese, abbiamo intervistato Donato sia per capire  come i nostri connazionali stiano vivendo la situazione bellica, sia per farci spiegare le dinamiche che ruotano attorno allo strategico mondo del gas. (Vedi foto galleria)

Risulta difficile lavorare in Russia in questo periodo?

Inizialmente c’è stato un “fuggi fuggi” generale. Eravamo tutti un po’ in ansia vista l’incertezza che si stava creando e così molti miei colleghi, spaventati, hanno preferito tornare a casa. Io sono rimasto, anche perché onestamente in Siberia, dove lavoro, avvertiamo pochissimo l’aria del conflitto. Siamo infatti molto lontani dall’Ucraina e anche parecchio isolati: la vita sociale è praticamente inesistente. Certo, nel momento in cui dobbiamo tornare in Italia (io ad esempio per accordi contrattuali faccio un mese in Russia e uno a casa), subiamo dei disagi. Prima per arrivare a Bari bastava un volo diretto di tre ore da Mosca, ora invece è necessario fare tutto il giro passando da Istanbul. Tra tratte più lunghe e scali se ne vanno anche 15 ore di viaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tu esattamente dove lavori e di cosa ti occupi?

Lavoro nell’impianto di liquefazione di gas naturale della penisola di Jamal: una terra ricca di combustibile. Nello specifico io sono capo del dipartimento di ingegneria per le macchine rotanti, turbine, compressori centrifughi, pompe standard e pompe criogeniche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Come avviene il processo di liquefazione?

Il processo che porta alla liquefazione non è altro che l’equivalente di una distillazione. Il gas entra nei compressori trainato dalle turbine e attraverso vari cicli di incremento pressione ed abbassamento temperatura diventa liquido. Si ha così il combustibile liquefatto che viene poi stoccato nei serbatoi dai quali, tramite pompe di alluminio criogeniche (che lavorano a meno 165 gradi centigradi), viene inviato sulle navi che lo trasportano via mare in tutto il mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché liquefare il gas?

Serve a ridurre il volume del combustibile anche di 600 volte rispetto allo standard, consentendo così di trasportarlo in spazi ridotti a costi più competitivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In Italia arriva così?

No, perché in Italia sono presenti solo tre impianti di rigassificazione (a La Spezia, Livorno e Rovigo). Si tratta di strutture che si occupano di riportare il gas dallo stato liquido a quello gassoso per il consumo finale. Essendo così poche nel Belpaese arriva solo una piccola quantità di combustibile liquefatto  (circa il 10% dell’importazione totale) e quasi esclusivamente dal Qatar. Tutto il resto (se si esclude la piccola produzione interna) proviene in forma “classica” attraverso i gasdotti da Paesi come Algeria, Libia, Azerbaijan e soprattutto dalla Russia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra tagli alle forniture, sanzioni economiche, chiusura di importanti impianti e grosse speculazioni, dalla Russia però ora il gas sta arrivando in quantità notevolmente ridotte…

Attualmente Mosca sta esportando la metà del gas che fino a qualche mese fa inviava nel mondo. Ma non è a rischio collasso, almeno non nell’immediato. Il costo del combustibile continua infatti a mantenersi basso, rimanendo quindi appetibile per i mercati. Ciò è possibile sia grazie alle enormi riserve detenute dalla Russia, ma anche perché lì si riesce ad ottimizzare al meglio la produzione. Nella struttura in cui sono occupato io ad esempio, a causa delle sanzioni, non stanno arrivando i pezzi di ricambio per le turbine e per i compressori. Questo rischierebbe di far lievitare i costi o addirittura di interrompere la catena, ma in realtà, grazie all’ingegneria inversa, stiamo riuscendo a costruire localmente i pezzi di cui abbiamo bisogno. Smontiamo i macchinari, capiamo la loro architettura e poi ne realizziamo una copia. E così la Russia va avanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Mina Barcone
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  • Antonio De Simone - Articolo molto interessante ed istruttivo. Ma non penso che la sua naturalew collocazione sia tra le pagine di questa rubrica che, come noto, ha ben altri fini. Confesso, ho malignato. MI è sembrato tanto sia stato prodotto unicamente per una sorta di pubblicità personale (ne ignoro completamente i fini) ed estremamente gratuita .
  • antonio colavitti - Russia è anche Europa, basta con le continue facezie per isolarla, oltre l'atlantico c'è un'altra Cultura: Coca-Cola.
  • BARINEDITA - Salve Antonio, come da lei scritto l'articolo è interessante e istruttivo e per questo merita uno spazio tra le pagine di Barinedita. Il nostro unico fine è infatti quello di pubblicare pezzi interessanti, non abbiamo "ben altri fini". Così come non capiamo a chi potrebbe interessare dal punto di vista pubblicitario un articolo del genere. Cordiali saluti
  • Antonio De Simone - Doverosa precisazione su quanto detto nel mio commento al Vs. articolo "Lavorare in Russia ............ " e precisamente parlando di "ben altri fini". Mi riferivo unicamente a quelli che, da sempre, hanno caratterizzato la Testata Giornalistica "Barinedita" : mantenere vivo, possibilmente in eterno, il ricordo delle vestigia, della cultura e delle tradizioni della Nostra Città. Ben lungi dalle mie intenzioni, quindi, il voler collegare quelle tre parole ad un ​inverosimile ​​Vostro ​modus operandi​. Sarei stato oltremodo irriverente ed altamente stigmatizzabile nei confronti di tutta la Redazione.


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