di Mina Barcone - foto Francesco De Leo

Bari, la gloriosa storia dell'Arx: il gruppo che per 56 anni tenne alto il nome dello sport cittadino
BARI – A ricordarlo resta solo una targa solitaria affissa sulla parete di un edificio, ai piedi del Faro San Cataldo. È questo ciò che rimane del “mitico” Arx, un gruppo sportivo che fu attivo a Bari dal 1955 sino al 2011 e che per decenni diede la possibilità a centinaia di persone di intraprendere sport quali pallacanestro, pallavolo, atletica leggera e pattinaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Della desolazione in cui versa la sua sede di via Tripoli ve ne abbiamo già parlato in un precedente articolo, oggi vogliamo invece ripercorrere la storia di questa gloriosa associazione. Per farlo abbiamo incontrato alcuni ex atleti, coloro che hanno vestito con orgoglio la maglia bianco-azzurra dell’Arx. (Vedi foto galleria)

Ad aprirci le porte dei ricordi è la 74enne Rosa, vedova del professor Giuseppe Giannoccaro: scomparso nel marzo 2021 fu colui che fondò il gruppo sportivo diventandone presidente per 56 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta entrati nell’abitazione della donna, nel centro storico cittadino, veniamo accolti da vecchie immagini, cartoline, ritagli di giornale e libri, tutti riversati sul grande tavolo del salone. C’è anche una foto di Giannoccaro e soprattutto numerose medaglie. Su una di queste, arricchita da uno stemma giallo e verde con i cerchi olimpici, una scritta recita: “Unione nazionale dei veterani dello sport”.  «Fu conferita dal Coni a mio marito per le sua attività all’interno dell’Arx – sottolinea la signora -: e consegnata dal presidente della Repubblica in persona».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Peppino Giannoccaro, insegnante di inglese alle scuole medie, iniziò a gareggiare sui campi dell’Angiulli, che negli anni 50 aveva sede in un rettangolo situato tra via Fieramosca e corso Mazzini. «Lui giocava a basket – interviene l’83enne Benedetto, fratello del fondatore  -: nonostante fosse bassino aveva una grinta e una tenacia che gli permettevano di distinguersi in ogni partita. Nel 1955 decidemmo di dare origine a un nuovo gruppo sportivo che chiamammo in latino Arx, ovvero “roccaforte inespugnabile”. L’idea era quella di creare un qualcosa aperto a tutti e non, come avveniva per altre realtà, solo agli atleti già avviati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Così l’associazione iniziò ad attirare a sé giovani appassionati desiderosi di cimentarsi nella pallacanestro e nell’atletica leggera. Certo, soldi non ce n’erano tanti e quindi bisognava arrangiarsi giocando e correndo all’aperto oppure chiedendo in prestito agli edifici scolastici le loro palestre. 

Nei primi anni 60 iniziarono ad arrivare soddisfazioni nel campo dell’atletica, grazie al fuoriclasse Alberto Sofia che nel 1962 ricevette la medaglia al merito per le ottime prestazioni in specialità quali lungo, triplo, disco e giavellotto. Di Alberto ve ne abbiamo già parlato: continua a gareggiare (e vincere) alla veneranda età di 81 anni. 

E mentre Nicola, il primogenito di Giannoccaro, ci mostra una delle più antiche divise bianco-azzurre dell’Arx, ecco che sentiamo il telefono squillare. È proprio Sofia, che ci racconta di come custodisca gelosamente la sua primissima medaglietta in bronzo vinta a fine anni 50 con il gruppo sportivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma le sorprese non finiscono qui. Rosa ci passa al cellulare un altro ex atleta, conosciuto in tutta Italia per il suo mestiere di attore: il grande Maurizio Micheli.    

«Non sono mai stato un campione - ci confida il comico, oggi 75enne - ma il presidente riusciva a farti sentire tale e quindi, lusingato, cercavi di dare sempre di più. Ricordo una gara di atletica del 1964, precisamente un campionato italiano di corsa a Teramo. I premi in palio erano per i primi 15 podisti e io ero parecchio lontano dal traguardo, ma lui iniziò a fare un tifo smisurato e all’ultimo riuscii anche io a portare a casa un piccolo trofeo. Avevo 17 anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non c’era solo l’atletica però. Nello stesso periodo anche il basket registrava successi non indifferenti. Tra l’altro nel 1963 la squadra si fuse con quella del “Redentore Bari”. «Inizialmente il “super team” sarebbe dovuto essere sovvenzionato dalla Officine Calabrese, che però venne meno al suo impegno - racconta il 75enne Giacinto Lomoro, prima giocatore e in seguito allenatore in seconda dell’Arx Basket -. Fortunatamente il presidente riuscì a trovare i fondi e si formò così un’unica grande squadra con la quale vincemmo nel 1964 il torneo di serie B»


L’allenatore di quella compagine era il compianto Pietro Di Turi. Il 50enne nipote Ninni ci mostra con orgoglio le foto dei cestisti dell’epoca, sfogliando i due libri attraverso i quali lo zio ha raccontato decenni di pallacanestro barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’Arx negli anni 70 e 80 si distinse poi per l’organizzazione di importanti manifestazioni nazionali, quali la 42 km del “Gran Premio Giosuè Poli” o i campionati italiani di corsa su strada km 30, meglio conosciuta come “maratonina”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Forte quindi degli obiettivi raggiunti e stanco di vedere i suoi atleti girovagare tra vari impianti sportivi quali il Campo Rossani, la palestra ex Gil o la pista di atletica dello Stadio della Vittoria, Peppino nel 1988 chiese e ottenne in concessione un suolo pubblico in zona San Cataldo, ai piedi del Faro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«All’epoca quell’area era contraddistinta da degrado e prostituzione - sottolinea Rosa -. La realizzazione degli impianti contribuì quindi alla riqualificazione dell’intera zona. E si realizzò il sogno di mio marito: quello di metter su una vera e propria cittadella dello sport che diventasse un punto di riferimento per i giovani di qualsiasi strato sociale». 

Negli anni 90 l’associazione incrementò le attività con nuove discipline, tra cui il tennis e il pattinaggio. «Era il 1996 e avevo bisogno di una pista per far allenare i miei ragazzi - ricorda Martina Cassandra Ugenti, insegnante di pattinaggio artistico -. Il presidente mi accolse mettendo a disposizione la struttura (una delle più grandi del Sud) senza chiedermi una lira. Stavamo all’aperto e per questo fece costruire un piccolo gazebo per proteggerci dal freddo e dalle onde del mare in inverno. Rimanemmo lì sino al 2006, sfornando talenti quali Annalisa Spadavecchia, più volte campionessa italiana di pattinaggio artistico in tornei nazionali e internazionali. Ma vorrei ricordare anche i fratelli Simone e Danilo Gelao, entrambi vincitori di una medaglia al trofeo internazionale Pieris a Roma».

Purtroppo però nonostante i successi le spese di gestione dell’Arx stavano raggiungendo livelli molto alti. Giannoccaro si trovò costretto a subaffittare i campi di calcetto a dei privati. «Questa decisione fece storcere il naso a molti – ci confida Rosa –: mio marito fu accusato di speculare su una proprietà pubblica. Le cose non si misero bene e nel 2011 il Comune decise anche di aumentare il canone per l’utilizzo dell’area, condannando così a morte la società».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I costi crebbero – incalza il 40enne Gianvito, secondogenito di Peppino – e così papà, abbandonato dalle istituzioni e deluso per esser stato indegnamente accusato di speculazione, decise di lasciar perdere, per sempre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il gruppo è però rimasto nei cuori di coloro che ne hanno vestito la maglia. «Una storia così non può essere dimenticata -  affermano all’unisono i presenti -. E noi abbiamo una speranza: che venga riconosciuto il grande apporto dato da Peppino alla città di Bari. Sarebbe bello se il nuovo “Parco del Faro”, che nascerà nell’area ormai dismessa dell’Arx, fosse dedicato al nome di Giuseppe Giannoccaro: colui che per 56 lunghi anni ha tenuto alto il nome dello sport barese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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Mina Barcone
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Francesco De Leo
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  • Antonio - E che vuoi commentare? La storia, e la fine, dell'Arx Bari è la stessa di altre gloriose società e uomini di sport lasciati soli.... Ricordo le partite di basket contro l'arx nella palestra ex GIL di via Napoli, e lo stesso Pierino Di Turi, la nascente N.P. Bari,... Certamente intitolate il parco al Presidente Gianni caro a parziale risarcimento di ciò che ha fatto veramente e non a chiacchiere per i ragazzi baresi.


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