di Mattia Petrosino - foto Valentina Rosati

La storia di Gaspare, 85enne falegname barese: «Continuo a lavorare il legno con le mie mani»
BARI – C’è stato un tempo in cui tutti i manufatti di legno venivano modellati e creati da falegnami che si avvalevano solo di attrezzi manuali. Naturalmente, come per quasi tutti i mestieri, a un certo punto le macchine hanno preso il sopravvento e ora sedie, armadi e infissi sono il frutto della produzione industriale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci sono aziende che si limitano a realizzare mobili in serie, uno uguale all’altro, altre invece che diversificano i loro prodotti in base alle richieste dei clienti. Ma alla fine il lavoro viene fatto sempre da macchine a controllo numerico come toupie, squadratrici e seghe a nastro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure a Bari sopravvive qualche anziano ebanista che continua imperterrito a usare le proprie mani per trasformare un tronco in un oggetto di arredamento. È il caso dell’85enne Gaspare Aldini, un signore barese che lavora dal lontano 1946.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a trovare questo “mastro geppetto” che resiste alla tecnologia. Lui, pur non avendo più una sua bottega, esercita il mestiere all’interno della “Legno Living Arredo”, l’azienda di due suoi allievi. (Vedi foto galleria)

Ci troviamo quindi all’interno del capannone situato in Traversa II Glomerelli, nel quartiere Stanic. Qui, tra pezzi di legno di ogni genere e lunghezza, veniamo accolti dal sorridente Gaspare che ha in testa il suo fedele cappellino rosso. È alla prese con un’asse di rovere: la sta lisciando con un vecchio pialletto dal quale fuoriescono sottili trucioli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Nonostante sia un lavoro che in tanti reputano faticoso, per me continua a rappresentare un gioco da ragazzi», esordisce l’artigiano, che comincia a parlarci della sua vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho iniziato all’età di 10 anni, grazie agli insegnamenti di mio padre Tommaso che dal 1929 aveva una bottega in via Brigata Bari - afferma mostrandoci una foto del laboratorio -. Ho solo magnifiche immagini impresse nella mente: passavamo intere giornate nell’ebanisteria sporcandoci le mani di polvere di legno e creando oggetti unici. Il momento più bello era a fine giornata, quando gustavamo cubetti di cioccolata serviti su una stecca di frassino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta morto il padre, fu Gaspare assieme ai suoi fratelli a portare avanti il negozio, che chiuse solo nel 2004, quando per problemi di salute andò in pensione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo cinque anni di inattività decise però con risolutezza di tornare “in campo”, per riprendere in mano i suoi arnesi. «Nel 2009 – spiega - i miei allievi Giuseppe Lomuscio e Francesco Mannese, che avevano aperto da poco la loro impresa di falegnameria, mi chiamarono: volevano che ricominciassi a lavorare. Avevo perso il sorriso da quando avevo smesso. Non ci pensai due volte e accettai».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E quindi il signore si trova in questo posto da 12 anni, divertendosi ogni giorno con i suoi “figli acquisiti”. «Rammento ancora quando il maestro mi fece piallare per la prima volta: avevo 15 anni – dichiara il 50enne Giuseppe –. Difficile dimenticare l’amore con cui mi mostrava le azioni da compiere. Devo tutto a lui».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre chiacchieriamo Gaspare si allontana per andare a prendere un pezzo di legno da segare. Notiamo così la sua “spalla del falegname”: quella destra è infatti più bassa rispetto all’altra a causa dell’incessante movimento di piallatura che gli ebanisti sono soliti adottare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo vediamo quindi posizionare il rovere su un banco e prenderne le misure sulla pialla a filo, uno strumento che serve per addrizzare la fetta di legno. «Nonostante abbia la possibilità di utilizzare macchine a controllo numerico che sveltiscono i tempi e non richiedono grande fatica – afferma –, preferisco continuare ad avvalermi degli stessi mezzi di cui ho sempre usufruito. Sega, pialletto, pialla a spessore: arnesi che necessitano della mano dell’uomo e che regalano all’oggetto che si va a creare la sua “unicità”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Veniamo ad esempio colpiti da un modellino creato da Aldini in una sola ora. Si tratta della gamba di un tavolino in mogano esposto nel capannone. «Questo supporto ha una forma che un macchinario industriale non riuscirebbe mai a replicare», sottolinea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ebanista si rimette all’opera, questa volta con delle assi di abete che gli serviranno per costruire una piccola finestra. Dopo aver bloccato sul banco il legno da piallare, osserviamo le sue rugose mani che lo limano, consumando la parte non perfetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Per me è un onore poter lavorare con il maestro – dice il 47enne Francesco –. Sorrido sempre quando lo vedo dirigersi a prendere una fetta pesante: la solleva tranquillamente dimenticandosi di avere 85 anni. E quando io e Giuseppe andiamo incontro per aiutarlo, lui si arrabbia perché dice che ce la può fare da solo. Ed è vero: è una forza della natura».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Io ho la necessità di sentire ogni giorno l’odore del legno e di trasmettere l’amore per quest’arte», conclude Gaspare mentre è alle prese con un crocifisso in rovere del 1980. Lo sta restaurando con le sue mani, perché lui le “fredde” macchine industriali le lascia volentieri agli altri. 

(Vedi galleria fotografica)


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  • Nicola Velluso171043 - Conosco gli Aldini dagli anni '70, ebanisti bravissimi e persone oneste ed educate. I mobili che hanno "creato" per casa mia, non ho mai dovuto sostituirli, sono al loro posto, perfetti, come il primo giorno. Passerò sicuramente a salutare Gaspare e Alberto, come due vecchi amici.
  • Massimo - In versione giovane, 45 anni, c'è a Gioia del Colle, peraltro un perfezionista... Bravi bravi....entrambi


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