di Giovanni Cugliari

Professione "car designer": «Le auto? Tutte uguali. Il computer ha sostituito il talento»
Le automobili non sono solo ruote e motori, ma anche e forse soprattutto carrozzerie, ideate dai “car designer”, veri e propri artisti che donano alle macchine le forme più disparate. Nomi come Pininfarina, Bertone, Ghia, Giugiaro, sono entrati nella storia per aver creato veicoli dalle linee rivoluzionarie che hanno incantato generazioni di automobilisti. Il tutto con un occhio sempre alla mobilità, all’abitabilità e alla sicurezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel nuovo millennio però si sta assistendo a una sorta di “omologazione” dell’aerodinamica, con le case produttrici che si limitano sempre più a percorrere un sentiero già tracciato, senza rischiare e sperimentare dal punto di vista stilistico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo parlato di questo e altro con uno storico car designer: il 74enne belga Paul Breuer, che nella sua carriera ha lavorato per famosi centri stile quali Osi, Ghia, Fiat, Centro Design Ford Europe e Open Design. (Vedi foto galleria)

Paul, partiamo dalle basi: come si fa a diventare car designer?

Un tempo non si poteva prescindere da una preparazione artistica: dovevi trasmettere un’idea, un concetto e per farlo avevi bisogno di talento nel disegno. E ovviamente dovevi partire da studi adeguati. Io ad esempio ho iniziato il mio percorso all’istituto superiore di Belle Arti, dove sono stato introdotto alla grafica, alla pittura e all’architettura. Solo con questo bagaglio sono stato in grado di presentarmi e di essere assunto alla carrozzeria Osi (Officine stampaggi industriali), dove ho cominciato a muovere i primi passi come car designer.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi che cosa è cambiato?

Sono nate scuole di car design come lo Ied o lo Iaad, ma dall’inizio del nuovo millennio ci si sta allontando dall’idea di “creazione artistica”. Viene fatto tutto al computer, ma disegnare a mano e disegnare al pc sono due concetti di lavoro molto distanti da loro. Una volta il designer proponeva il proprio stile. Adesso è diventato un mestiere come gli altri, tra l’altro dettato e legiferato dagli uffici marketing, i quali impongono il proprio pensiero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E il risultato qual è?


Le aziende automobilistiche non rischiano più e le forme e i concetti rimangono sempre più o meno gli stessi. Vedi i Suv. Tutti ora fanno i Suv: tutti uguali tra loro, con linee che assumono tratti tondi nelle sezioni, ma con cofani, fianchi e fanali spigolosi e calandre sempre più grandi. Un inutile spreco di spazio e metallo, che asseconda la voglia di potenza e aggressività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo lei invece quale strada dovrebbe intraprendere il mondo dell’automobile?

Bisognerebbe puntare praticità, interni più spaziosi e grandi finestrini che possano permettere a guidatore e passeggeri di godersi il paesaggio. È da tempo che credo in questo nuovo modo di interpretare il rapporto tra conducente e automobile. Nel 1976  disegnai per la Ford un prototipo che si impegnava verso questa direzione. Il mio direttore lo chiamò “Ford Megastar”. Un altro progetto al quale ho lavorato per conto mio è un taxi con il lato guida al centro dell’abitacolo. Dietro si trovavano quattro posti per i passeggeri, ognuno distante dall’altro per permettere un viaggio confortevole e panoramico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un’automobile quindi che si pone come una “finestra sul mondo”…

Sì, perché la macchina non è solo un mezzo per spostarsi, ma serve anche per interfacciarsi con quello che ci circonda. Con l’utilizzo di ampi finestrini non sarà difficile potersi girare e ammirare il paesaggio nella sua interezza, cogliendo tutte le sfumature dei colori dell’ambiente. Potremmo connetterci con le città in modo visivo elaborando un pensiero più preciso su quello che ci circonda, come l’architettura delle case, i parchi o le insegne dei negozi. Non si cercherà più solo di arrivare alla meta, ma di intraprendere un “viaggio” il più possibile comodo e costruttivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Guardando invece al passato: qual è stata la macchina più rivoluzionaria della storia?

Senza ombra di dubbio la Citroen DS “Pallas”, disegnata da Flaminio Bertoni negli anni 50. Tutto in quella vettura era speciale, a partire dalla sua aerodinamica a forma di “balena”. Niente di ciò che si vede oggi in giro può essere paragonabile a quel modo creativo e geniale di intendere un’auto.   

(Vedi galleria fotografica)


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