di Gabriella Mola - foto Antonio Caradonna

La storia di Tommaso, il "biciclettaio" che ripara da 53 anni le due ruote dei baresi
BARI – «Ormai lo faccio solo per passione: mi basta recuperare le spese e avere la sicurezza ogni giorno di poter maneggiare le mie “due ruote”». Parole del 79enne barese Tommaso De Carne, che da 53 anni gestisce una bottega in cui ripara ogni tipo di bicicletta. Un mestiere in disuso. Del resto oggi con qualche euro è possibile comprarsi un mezzo nuovo: sono quindi in pochi coloro che decidono di “perdere tempo” a farsi aggiustare il proprio veicolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma Tommaso resiste, perché quello con le bici è un legame unico, che dura da una vita. Tra l’altro lui è stato anche ciclista: seppur amatoriale è riuscito a conquistare numerosi trofei che espone nel suo laboratorio di via Gorizia 18, al quartiere Madonnella.

Ed è proprio lì che lo andiamo a trovare, in questa stradina che unisce via Dalmazia a corso Sonnino, quasi all’altezza della chiesa di San Giuseppe. Lui ci aspetta fuori, davanti una porta a vetri senza insegna, davanti alla quale sono parcheggiate alcune due ruote di colore azzurro e rosso. (Vedi foto galleria)

Il signore ci porta all’interno. Ci ritroviamo così in piccolo locale dove uno strettissimo corridoio è stato ricavato tra un’enorme quantità di materiale: nella stanza sono infatti accatastati scheletri di veicoli, pezzi di ricambio, cerchioni e manubri. «Spesso mi lasciano i mezzi per ripararli ma poi non vengono più a riprenderseli», ci spiega Tommaso, che comincia a parlarci della sua vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho iniziato ad aggiustare bici alla fine degli anni 40, all’età di 9 anni - ci racconta -. All’epoca lavoravo dai Di Gregorio, in via De Rossi, lì dove conobbi il maestro Tasselli che mi insegnò tutti i segreti del mestiere».   

Poi a 21 anni lascia Bari per svolgere il servizio militare a Chiavari, in Liguria, regione in cui conosce Anna, la sua futura moglie. «Per incontrarla percorrevo 40 km pedalando fino ai colli di Rapallo, a 600 metri di altitudine», ci dice il meccanico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tommaso trova lavoro a Genova, in un’officina che ripara (guarda caso) biciclette. Si sposa, ha il primo dei suoi quattro figli, ma nel 1966 decide di ritornare a Bari per aprire una bottega tutta sua in via De Rossi, la stessa strada in cui anni prima aveva imparato questo lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E nel 1981 decide di trasferirsi a Madonnella, nello stesso laboratorio in cui ci troviamo noi ora, lì dove da 38 anni trascorre le sue giornate, tra l'odore del grasso e della gomma, discorrendo di ciclismo con i tanti amici che vanno a fargli visita.  

Perché lui nel quartiere è “un’istituzione”, lo conoscono tutti: un po’ come gli Aceto, che per decenni hanno rappresentato un simbolo di Carrassi. «Tutte le bici della mia famiglia sono state riparate da Tommaso – sottolinea la 35enne Valeria che abita da sempre in via Gorizia -. E adesso anche quella di mio figlio Nicolò sta passando dalle sue mani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre stiamo parlando, buttando ogni tanto l’occhio al Giro d’Italia seguito da Tommaso grazie a una piccolissima televisione, ecco entrare uno dei suoi compagni. Si tratta del coetaneo signor Lovino: dopo aver appreso chi siamo ci svela che Tommaso in passato è stato un campione delle due ruote.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così al meccanico non resta che mostrarci i suoi trofei. Sono allineati su una mensola, affiancati alle foto scattate con i suoi amici ciclisti, a ritagli di giornale e alle immagini dei suoi idoli: Moser e Pantani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«A casa ne ho altre 100 di quelle coppe», afferma a quel punto con orgoglio, raccontandoci di aver vinto importanti gare, come quella di Canosa nel 1976. Oggi lui non corre più, ma ogni domenica si incontra con altri appassionati per compiere lunghi percorsi di un centinaio di chilometri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci presenta anche la sua bici, una Bianchi in carbonio: la stessa che utilizza ogni giorno per venire a Madonnella dal quartiere Picone, lì dove vive solo da quando è morta sua moglie 5 anni fa. Pure d’inverno, con la pioggia e il freddo, si mette in sella per arrivare puntuale al lavoro alle 8 di mattina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma quello tra Tommaso e il ciclismo è vero amore: una passione che è riuscito a trasmettere a intere generazioni di baresi, per i quali rimarrà sempre “il biciclettaio di via Gorizia”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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