di Bepi De Mario

"La via del blues", il gruppo più longevo di Bari: «Suoniamo solo pezzi nostri, dal 1969»
BARI – E’ il gruppo barese più longevo: attivo dal lontano 1969, continua dopo quasi 50 anni a proporre solo ed esclusivamente musica “nera”. Il loro nome infatti non si presta a equivoci: “La via del blues”, ovvero il genere che ha reso grandi John Lee Hooker, Eric Clapton, Jimi Hendrix e Rolling Stones. Anche se la band non si è mai limitata a eseguire delle semplici cover, suonando al contrario tiratissimi brani inediti. (Vedi video)

Li abbiamo incontrati nel loro “covo”: una villa di via Bruno Buozzi, dove due volte a settimana si riuniscono per provare. Tra bandiere americane, colorati poster e un’infinità di strumenti, abbiamo chiacchierato con i due fondatori: il 69enne vigile urbano in pensione Gino Giangregorio (chitarra) e il 65enne ex informatico Dino Panza (armonica), ai quali si aggiungono nel gruppo il 55enne bassista Luigi Catella, il 45enne cantante Gaetano Quarta, e il 45enne batterista Marco Barile. (Vedi foto galleria)

Partiamo dalle origini…

La band è stato formata nel 1969 da noi due assieme al bassista Tonio Manzari, che però non suona da svariati anni. Tutti e tre ci riconoscevamo nel blues, quella musica che partendo dagli Stati Uniti aveva invaso alla fine degli anni 60 l’Inghilterra e il resto d’Europa. Abbiamo iniziato suonando pezzi famosi, per poi cominciare a comporre brani nostri, inserendo anche altri strumenti. Il nostro obiettivo è stato sempre quello di far emergere l’emotività del “sud del Delta”, ma anche del nostro Sud.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Puglia come il Mississipi?

Sì, perché nel canto blues persistono la tristezza e il dolore quotidiano, che aiutano però l’anima e il corpo a vivere la speranza di migliorare la propria condizione. La musica "nera" parla a chiunque. Una volta a Gravina, nei primi anni 70, eravamo in piazza per un concerto organizzato nell’ambito della festa patronale e chiaramente i contadini del posto erano il nostro pubblico. Non capivano le parole delle nostre canzoni in inglese ma il senso del ritmo sì. Sembrava parlare a loro, scandendo la routine del lavoro dei campi. Restarono fino alla fine del concerto e ci chiesero anche il bis. Questo è il nostro “sud in blues”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il blues è ancora un genere che riesce ad attirare pubblico?

Diciamo che dopo anni di appannamento, si avverte di nuovo un ritorno di fiamma per questo tipo di musica. Anche in Puglia ultimamente sono nate molte band di blues e sono sorti  diversi festival come quelli di Accadia, Bitonto e  Brindisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Voi d’altronde non vi siete mai persi d’animo: ma dopo tanti anni di carriera e a quasi 70 anni di età non cominciate ad avvertire un po’ di stanchezza?
 

No, perché la musica per noi è vita: ci carica, permettendoci di rimanere “giovani dentro”. Il nostro spirito è rimasto lo stesso di quando eravamo ragazzini, l’importante è continuare a suonare, suonare e suonare.  

Non c’è il rischio di essere considerati un po’ “anziani”?

La musica non ha età. Quando avevamo 17 anni e sentivamo Sonny Boy Williamson o Muddy Waters, non sapevamo neanche che questi "mostri" avessero superato la sessantina. Ascoltavamo solo la carica e la vitalità che traspariva dalla loro voce, dall’armonica, dalla chitarra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Avendo vissuto la scena barese degli ultimi cinquant’anni, come giudicate l’attuale panorama musicale della città?

Oggi si fa ancora musica per passione ma a differenza del passato la maggior parte dei cantanti e strumentisti tende a suonare in mille realtà diverse, senza concentrarsi su un unico e costruttivo progetto originale. In più il trend è quello di inseguire e fotocopiare i brani dei gruppi affermati. Anche se bisogna ammettere che i vari locali e pub, per non rischiare, tendono a ingaggiare proprio le cover band. 

Per concludere: qual è il consiglio che vi sentite di dare a un giovane che decide di cominciare a suonare?

Ne basta uno: quello di creare musica “personale”. Solo così si sarà in grado di rimanere sulla scena per tanto tempo. Come noi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Carlo Gelardi e Gianni de Bartolo) il nostro incontro con “La via del blues”:



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  • Francesco Quarto - che bello leggere l'articolo sulla Via del Blues. Io e Dino siamo stati anche compagni di studi universitari filosofici (insieme a Eugenia Vantaggiato mia moglie) e con lui e Gino amicizia 50ennale. Quindi con grandissimo piacere leggo la loro celebrazione. DON'T FORGET TO BOOGIE. Saluti da Francesco Quarto (aka Cavallo Pazzo ... e scusate se è poco ... per quelli che ci conoscono!!!) ... e continui complimenti per i servizi di barinedita


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