di Mina Barcone

Monopoli, quando lo zoo si trova in un'azienda che produce tubi di plastica
MONOPOLI – Uno zoo privato in una fabbrica che produce tubi di plastica. Un binomio quantomeno bizzarro messo in piedi a Monopoli, in provincia di Bari, dove il proprietario della “Plastic Puglia”, il 70enne Vitantonio Colucci, ha voluto così coronare il suo amore per gli animali, portandoseli direttamente in azienda. (Vedi foto galleria)

Colucci non si è limitato a piantare qualche albero e magari a dar da mangiare a cani e gatti, ma ha creato a partire dal 1985 un’area di circa 9.000 metri quadri all’interno della quale vivono cigni, gru, struzzi, pellicani, daini pomellati, lama e lepri della Patagonia, per un totale di ben 60 specie di animali. Il tutto circondato dal verde: nello zoo vi sono trecento diversi esemplari di piante tra i quali chamaerops, oleandri, magnolie, cipressi e ulivi secolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
L’azienda si trova all’ingresso di Monopoli nord. E’ facile notarla perché su una alta colonna in marmo si trova un’immagine della Madonna della Madia su cui campeggia la scritta “Plastic-Puglia” e sotto “in Dio noi crediamo”. Lo zoo non è visibile dall’esterno, per vederlo bisogna attraversare i cancelli dell’impresa, che spesso vengono aperti per scolaresche e visite guidate, come avvenuto proprio ieri, 25 aprile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi abbiamo appuntamento con Colucci, che incontriamo nel suo studio. Si tratta di un robusto signore con un grande barbone che ci accoglie in una stanza dove sono presenti oltre a diverse fotografie di famiglia, anche un busto in oro che lo raffigura. Gli chiediamo come abbia fatto a creare il suo zoo. «Sono un grande amante degli animali – ci risponde –. Avendo girato il mondo per motivi di lavoro ho avuto la possibilità di vedere splendide specie che ho voluto portare con me, per dare la possibilità anche ad altri di poter apprezzare le bellezze della fauna con cui sono entrato in contatto. Ho quindi cominciato a creare qualcosa che potesse servire ai bambini, non solo ai miei figli ma anche ai figli degli altri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

D’accordo, ma perché inserire il tutto nello “strano” contesto di un’azienda? «Si lavora meglio se si è a contatto con la natura – ci risponde il proprietario –. Il giardino faunistico permette a me e ai miei operai di essere stimolati mentre svolgiamo i nostri compiti quotidiani».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Nello zoo sono presenti per lo più volatili e infatti, con molta fierezza, Colucci ci confida di aver fatto costruire nel 2014 una delle voliere più grandi d’Italia. «Non sono animali cresciuti in cattività e catturati – rassicura - ma allevati da sempre. Il fatto poi che riescano a riprodursi dimostra il loro perfetto stato di salute».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci congediamo dal patron che ci consegna un opuscolo nel quale oltre a essere descritto il giardino sono raccolte immagini della sua famiglia e una poesia scritta da un suo caro amico dedicata proprio alle bellezze racchiuse nella sua oasi privata. Accompagnati dalla figlia 25enne Miriam, non ci resta che visitare il giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’ingresso sono situate due statue bianche che rappresentano un grande falco dalle ali spiegate e un falco più piccolo in posizione di riposo. Qui si trova anche una casetta in legno, all’interno della quale viene conservato il cibo per gli animali. «Trattandosi di diverse specie – spiega Miriam – c’è bisogno di una grande varietà di mangimi, oltre a carne e pesce che conserviamo all’interno di frigoriferi. Sfamare gli animali comporta una spesa cospicua che può variare dai 4mila ai 5mila euro al mese». 


Accediamo quindi all’interno del giardino e sulla sinistra notiamo una grande edicola con una statua in marmo che “rappresenta, esalta e celebra la donna nella vita dell’uomo” (questa la descrizione riportata sull’opuscolo), dietro la quale spunta la testolina di uno struzzo che ci osserva incuriosito. Il percorso infatti inizia proprio dalla grande area nella quale si trovano i volatili dal lungo collo. Da questo punto in poi le gabbie sono sistemate una accanto all’altra sia sul lato destro che sul lato sinistro di un vialetto. Mentre lo attraversiamo incontriamo delle caprette dalle corna un po’ strambe, a forma di spirale. Una di esse si avvicina sporgendo il musetto dal recinto in cui si trova: si tratta di una “girgentana” tipica della provincia di Agrigento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sul lato sinistro si trovano diversi volatili: colombe, fagiani dai colori vivaci e diversi esemplari di tacchini che al nostro passaggio iniziano a dimenarsi e a gloglottare rumorosamente. Accanto ad essi, sistemati in diverse gabbiette, notiamo corvi neri e allocchi di Lapponia, provenienti dall’Asia. Spostiamo lo sguardo e  intenta ad osservarci con i suoi piccoli occhi dal giallo intenso vi è una civetta delle nevi dal manto bianco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo la nostra passeggiata all’interno del giardino e incontriamo l’asinello Flavio che incuriosito dall’obiettivo della macchina fotografica decide di mettersi in posa per farsi fotografare. Accanto a lui in altri recinti posizionati uno accanto all’altro vi sono anche delle piccole e graziose caprette tibetane. La più piccolina prova ad avvicinarsi verso di noi, fermata prontamente dal  “papà”. «L’ultima arrivata è molto curiosa – sottolinea Miriam – è nata circa sei mesi fa. E’ comprensibile che il genitore cerchi di proteggerla. La salute di questi animali viene comunque monitorata da un nostro amico veterinario, che di tanto in tanto effettua dei controlli per assicurarsi che stiano bene».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sopra le nostre teste intanto svolazzano liberamente diversi pappagallini colorati che vengono lasciati liberi e rientrano nelle proprie gabbiette solo per cibarsi. Il tutto mentre una statua della dea Minerva si staglia a seno nudo tra gli alberi. Giungiamo a questo punto finalmente davanti alla grande voliera alta 15 metri. Al suo interno si trova anche un alberello e un piccolo laghetto che ospita diverse specie di animali, tra cui spiccano gli esemplari di gru, alcune provenienti dal Sudafrica, altre dalle steppe russe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraversiamo a questo punto un piccolo ponticello di legno che ci permette di superare un fiumiciattolo artificiale, proprio mentre due cigni neri avvicinando i becchi e i lunghi colli l’uno all’altro formano la figura di un cuore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il nostro viaggio all’interno del parco sta per finire, anche se c’è ancora spazio per un esemplare di pellicano bianco proveniente dal Sud America, per daini pomellati dalle lunghe corna, per una famiglia di lama e per delle simpatiche lepri della Patagonia occupate a rincorrersi tra di loro in un grande recinto, ignare di trovarsi a Monopoli, in un’azienda che produce plastica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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