ĢIn aria ritrovo me stessoģ: gli sport estremi spiegati da un campione
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mercoledė 10 ottobre 2012
di Maria Matteacci
MOLA DI BARI - C'è chi nella vita ha bisogno di emozioni forti e chi di emozioni estreme, come lanciarsi da 200 metri di altezza con un cappuccio in testa a coprirti gli occhi e stando legato solo a un elastico. Nico Donno, nato a Mola di Bari, è un insegnante di educazione fisica che in passato è stato campione mondiale di bungee jumping, conosciuto come "Ice" per la freddezza con cui ha affrontato le sue sfide sportive. Ha praticato anche B.A.S.E. jumping, kayak, torrentismo e free climbing ed è stato tra i primi a effettuare salti a cavallo di moto, bici, kayak, sci, snowboard e hydrospeed. Attualmente si dedica perlopiù al paracadutismo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nico, raccontaci del tuo titolo mondiale.
Lo ottenni nel 1998 presso Sion, in Svizzera, lanciandomi dal "Ponte del Ragno", il ponte sospeso più alto del mondo: una passerella di legno posta a 196 metri di altezza e larga solo 70 cm, una sorta di ponte tibetano sostenuto da enormi cavi d'acciaio che domina una strettissima gola dalle pareti a strapiombo. Le gare di bungee jumping acrobatico si basano su una serie di salti, di vario coefficiente di difficoltà e, per ognuno di essi, una giuria di esperti assegna un punteggio. Io mi guadagnai la vittoria facendo un totale di 17 rotazioni nel penultimo salto e 8 avvitamenti in quello finale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qual è la cosa più estrema che un jumper possa fare?
Sicuramente il B.A.S.E. jumping. B.A.S.E. è un acronimo che sta per Buildings, Antennas, Span e Earth, ovvero gli edifici, le antenne, i ponti e gli strapiombi che costituiscono i "trampolini di lancio" per i paracadutisti. Nel B.A.S.E. le capacità di reazione del jumper devono essere sempre al massimo. I tempi e gli spazi in cui si svolge l'azione sono molto ridotti rispetto a un lancio normale da aereo o elicottero: la quota è più bassa, l'apertura del paracadute avviene più in prossimità del suolo e lo spazio in cui manovrare l'attrezzatura per predisporsi all'atterraggio è drasticamente ridotto. Non a caso il B.A.S.E. fa inorridire i puristi del paracadutismo , che lo considerano una pericolosissima "degenerazione" del loro sport.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i giovani di oggi è invece diffuso il parkour, in cui si salta a corpo libero fra tetti e muretti: che ne pensi?
E' una cosa completamente diversa e molto pericolosa. La differenza tra attività come il bungee jumping e queste nuove "discipline metropolitane" è che in queste ultime non ci sono sistemi di sicurezza. Gli atleti rischiano parecchio ma si allenano anche tantissimo, sono dei veri e propri ginnasti. Anche il bungee jumping può sembrare uno sport "incosciente" ma un elastico resiste a una trazione di 4mila chili e inoltre viene distrutto dopo 150 salti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché si decide di intraprendere uno sport estremo?
L'aspetto psicologico di questi sport è quello che da sempre mi ha più affascinato. Non a caso la mia tesi di laurea in Scienze motorie si intitolava "aspetti della personalità negli sport estremi in caduta libera". Ho sempre pensato che discipline come il bungee jumping richiedessero capacità più mentali che fisiche e un'assoluta padronanza di sè stessi. Quello che più apprezzo di questi sport è per così dire la supremazia dello spirito sulla materia, che li eleva ad attività "nobili". Quando volteggio nel cielo prima di aprire il paracadute o quando mi butto giù da un centinaio di metri prima del rimbalzo, in aria ritrovo me stesso e le faccende terrene non diventano altro che un punto lontano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un mix delle performance di Nico Donno:
Maria Matteacci