di Salvatore Schirone

I colorati bus a 2 piani: «Dominavano su Bari, ora marciscono in deposito»
BARI – Erano "bisonti" della strada e a Bari ce n'erano almeno una dozzina: prestarono il loro onorevole servizio tra la fine degli anni 60 fino agli inizi degli 80 per finire poi distrutti o abbandonati a marcire in deposito. Questa è la storia dei “bus a due piani” colorati mezzi pubblici che attraversavano maestosi le vie cittadine, dall’alto della loro altezza.  

Il numero 3 collegava la Stazione Centrale con il quartiere San Paolo, il numero 5 univa invece il centro cittadino alla periferia di Fesca e San Girolamo, mentre a settembre, in occasione della Fiera del Levante, corse speciali li vedevano più numerosi percorrere la strada assolata del lungomare nord.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nella galleria fotografica è possibile ammirare una delle poche foto d’epoca (datata 1980) del bus. Il bianconero dell’immagine non rende però giustizia ai ricordi. Il bipiano aveva infatti colori inconfondibili: verde quasi militare e giallo. E il guidatore sedeva su un sedile di cavi di plastica, più simile a una sdraio da mare che una poltrona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Si faceva a botte per raggiungere il piano superiore, dove si stava stretti ma si dominava la strada», racconta il 56enne artista barese Sergio Scarcelli, figlio di uno degli autisti di quegli autobus: il signor Vittorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non c’erano macchinette per timbrare i ticket allora: un signore all'interno strappava dal blocchetto inconfondibili bigliettini, anch'essi verdi e gialli (intero o ridotto) e li distribuiva a coloro che appena saltati a bordo si accalcavano stipati all'entrata. Tutti passavano davanti a lui e dovevano pagare. Anche se a volte saliva chi era davvero bisognoso. «E in quel caso mio padre apriva la portiera davanti e lo faceva entrare: nessuno osava lamentarsi, perché era giusto», ci svela Sergio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Un giorno del 2008 - racconta Scarcelli- ho visto per caso uno di questi vecchi bus attraversare la città, e lì mi è nata l'idea». Probabilmente si trattava di uno degli ultimi veicoli a due piani che veniva spostato nel deposito Amtab di via Stefano Jacini per congiungersi ai restanti esemplari in fase di dismissione. Pende così corpo un progetto di venti pagine, "Prossima fermata", che viene finanziato per circa 8.300 euro dall'amministrazione comunale. Si trattava di ristrutturare un vecchio bus a due piani per riutilizzarlo in manifestazioni artistiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel deposito Scarcelli (artista specializzato nel “riutilizzo creativo”)  trova due vecchie macchine, una già riutilizzata per un altro progetto, completamente dipinta di blu e un unico esemplare, numero 2015, ancora con i suoi colori originali. Seguirono lavori febbrili. «Ci misi dei mesi solo per ripulirlo dagli escrementi dei piccioni che l'avevano completamente ricoperto – ricorda l’artista -. Il mio intento era quello di riuscire a farlo camminare di nuovo per portarlo in giro per la città. Chiesi anche ad alcuni miei amici rom di aiutarmi con il motore: solo loro erano in grado di metterci le mani». Ma non ci fu niente da fare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E così per la sua prima uscita pubblica, il 26 novembre 2010 in piazza del Ferrarese, il veicolo fu trainato da un trattore dell'Amtab, seguito da un altro mezzo in grado di fermarne la corsa in discesa nel caso si fosse spezzato il gancio di trazione. Il bisonte di ferro alle due di notte uscì dal cimitero delle auto in cui era stato relegato come capolinea finale della sua vita e attraversò il buio per rinascere in città. «Fu una grande emozione - confida Scarcelli - quel giorno ho pianto pensando al mio papà».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le tappe previste dal progetto dovevano essere almeno dieci. Se ne fecero solo cinque, due in piazza del Ferrarese, un altro paio in viale Einaudi presso il parco Due Giugno e una nella scuola "Anna Frank" che vide la partecipazione entusiasta di oltre 400 alunni (qui il bus rimase un mese). Il “2015” comunque ospitò nell’arco di tre anni mostre e diffuse cultura, arte ed educazione al riuso. Fu utilizzato anche per produrre il video musicale dei vincitori del Rec'n'Play Contest 2011. Ma poi tutto finì prematuramente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Per portare avanti le iniziative nei tre anni successivi ci rimisi personalmente 4mila euro solo per l’acquisto del generatore – si lamenta sconsolato Scarcelli -. E per non dover pagare un custode per le notti durante le quali il mezzo è stato esposto, ci ho dormito io, anche al freddo. Poi l'Amtab non ha potuto sostenere nemmeno le spese per il trasporto. E da allora il bus non so che fine abbia fatto: spero sia ancora in deposito e non sia stato rottamato come gli altri. Perché i rifiuti non esistono: siamo noi che diamo questo nome alle cose che non capiamo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi foto galleria)

La prima uscita del bus bipiano per l'iniziativa "Prossima fermata", nel novembre 2010:



© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Scritto da

Lascia un commento


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)